Terni, il regista Luca Manfredi: «Sogno di portare in scena al Verdi i miei spettacoli»

Terni, il regista Luca Manfredi: «Sogno di portare in scena al Verdi i miei spettacoli»
di Alberto Favilla
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Venerdì 2 Febbraio 2024, 08:56

Uno sguardo a Roma ma l'altro verso l'Umbria, e, soprattutto, verso Terni, una città che sia lui sia il padre Nino hanno sempre amato e in cui si sono sempre trovati a casa. Luca Manfredi, 65 anni, romano, è un regista e sceneggiatore italiano. In questo momento uno dei migliori nel panorama nazionale. Figlio d'arte, è ormai da considerare un ternano di adozione. «Anche perché sono 24 anni che ho casa a Collicello, vicino ad Amelia dice, con orgoglio, il regista e quando sono in Umbria mi sento bene, respiro proprio l'aria di casa mia. A Terni vengo spesso anche perché conosco tanta gente». Manfredi, sua mamma è l'ex modella Erminia Ferrari, ama l'Umbria e Terni in particolare, ma ha un cruccio. «Sotto il profilo culturale Terni potrebbe fare molto di più. Le iniziative sono rare e poi c'è il problema che andrebbe risolto, e mi riferisco al Verdi, il teatro cittadino ormai chiuso da oltre un decennio. Un peccato veramente, anche perché ho appena portato in scena una storica commedia di mio padre Nino, datata 1988, "Gente di facili costumi" con Flavio Insinna e Giulia Fiume. Proprio nei giorni scorsi al teatro Argentina di Roma la commedia ha ricevuto grandi consensi e non nascondo, dato il mio legame affettivo con Terni, il piacere di rappresentarla nella città dell'acciaio. Ci ho pensato a lungo, ero intenzionato a proporla, ma poi mi sono posto una domanda, dove?». Insomma, un'opportunità mancata, anche perché il rapporto della famiglia Manfredi con la città di Terni, e il suo comprensorio, è datata.

«Ero bambino, era il 1970, e ricordo bene quando mio padre venne a girare a Narni e a Todi per "Grazia ricevuta". Fu un grande successo, tanto che papà Nino nel 71' ha ricevuto la Palma d'oro a Cannes per la regia di quel film, quindi si tratta di un territorio che ha tutte le potenzialità per essere valorizzato. E vorrei anche ricordare che a Terni nel 2005 ho girato il film "Matilde" con la Ferilli e Panariello e nel 2016 "In arte Nino" con il bravissimo Elio Germano e Miriam Leone». E a proposto di Elio Germano c'è un aneddoto, durante le riprese del film, a Terni, da ricordare. «Stavamo girando il film che narra la storia di mio padre quando una sera Germano mi invitò in centro a Terni, in un pub, a prendere una birra racconta Luca Manfredi appena entrai nel locale fui riconosciuto e il barista e tutti i presenti su misero a cantare la canzone "Me pizzica me mozzica", quella cantata da mio padre. Venni a sapere che quella canzone per anni è stato l'inno della Ternana calcio, l'ingresso in campo della squadra rossoverde al Liberati». Si potrebbe fare di più. Anche perché l'Umbria è attualmente nell'associazione delle "Film commission" che ha tra i suoi obiettivi quelli di invogliare i produttori a realizzare i loro progetti nel territorio umbro.
«E questa è un'altra opportunità da sfruttare, anche perché il presidente attuale è Paolo Genovese, regista ed esperto del nostro settore: e allora se vuoi avere quel giusto sostegno economico devi offrire qualcosa. Ad esempio, mi viene da pensare, insieme al teatro Verdi, al centro multimediale che andrebbe sfruttato meglio perché ha delle potenzialità. Al recupero degli studios di Papigno, dove Benigni girò "La vita è bella"». Attualmente Luca Manfredi è impegnato a girare un altro film biografico che racconta la vera storia di Paolo Villaggio dal '59, quando era uno studente fuori corso di Giurisprudenza, al 75 quando raggiunge il successo con il primo Fantozzi. Il titolo del film, che richiama e gioca su una battuta del succube impiegato Giandomenico Fracchia, è "Come è umano lui". «E'la storia di un giovane che smette di studiare perché non ne ha voglia ed è costretto dal padre ingegnere a trovare un impiego alla Cosider di Genova. E' lì, in quella azienda, che nasce il ragioniere Fantozzi, una parodia impietosa dell'impiegato: possiamo dire l'ultima maschera vera della nostra commedia. Un uomo che accetta sconfitte ed umiliazioni pur di vivere un'esistenza senza grossi patemi e responsabilità».

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