Dirigente della Regione a processo per stalking, la difesa: «In aula la vera natura dei rapporti tra i due ex»

Dirigente della Regione a processo per stalking, la difesa: «In aula la vera natura dei rapporti tra i due ex»
di Egle Priolo
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Mercoledì 13 Settembre 2023, 09:00

PERUGIA - Nessuna persecuzione e, anzi, testimoni pronti a escludere le ipotesi di stalking. Il dirigente della Regione Umbria a processo per la contestazione di presunti atti persecutori non ci sta e passa al contrattacco. Una 53enne di Trevi lo accusa di averla perseguitata per oltre due mesi tra telefonate, messaggi e visite a sorpresa sotto casa, ma l'avvocato Nicola Di Mario rivendica con forza l'innocenza del suo assistito. Il dirigente regionale di 60 anni è stato infatti raggiunto a luglio da un decreto di giudizio immediato, disposto dal giudice Federica Fortunato: il processo inizierà il prossimo 28 settembre, ma il suo legale ribatte le accuse e rilancia. «Ferma la totale estraneità della parte da me rappresentata alle contestazioni formulate a suo carico – spiega Di Mario - preciso che, nel corso della istruttoria dibattimentale, verrà dimostrata, nell'esercizio del diritto di prova, l'innocenza attraverso la escussione dei testimoni indicati dalla difesa e mediante la produzione di elementi documentali rappresentativi della autentica natura del rapporto intrattenuto dall'imputato con la persona offesa».

In base alle accuse del pubblico ministero di Spoleto Elisa Iacone, come riportato su queste colonne nei mesi scorsi, l’uomo avrebbe minacciato e molestato la sua ex tra marzo e maggio scorsi, con condotte reiterate anche successivamente nonostante il divieto di avvicinamento emesso dopo le denunce della donna con cui appunto aveva avuto una relazione. Una storia finita male, tra tira e molla magari tipici di un rapporto altalenante, di quelli sospesi e ripresi in base all’umore, ma certamente i racconti che la ex ha fatto agli investigatori sono diventati due pagine di capo di imputazione, con una ventina di episodi persecutori da cui l’imputato dovrà adesso difendersi davanti al giudice Festa.
In base alle accuse della 53enne, assistita dall’avvocato Franco Libori, il dirigente regionale, dopo la fine della relazione, l’avrebbe insultata, minacciata e chiamata «insistentemente a tutte le ore del giorno e della notte, tanto da indurla a bloccare i suoi contatti». Il 60enne sarebbe arrivato a chiamare anche i parenti della ex, pur di aver un contatto con la donna, e a inviarle foto via mail per farle capire l’avesse seguita. Avrebbe anche organizzato un finto colloquio di lavoro con un amico solo per incontrarla e girato un video in un uliveto di proprietà della donna. Episodi che, secondo le accuse, le hanno cagionato un «fondato timore per l’incolumità propria e dei prossimi congiunti» e l’hanno costretta a «mutare abitudini di vita».
Una versione, però, che l'uomo e l'avvocato Di Mario contestano, certi di un'altra verità da dimostrare in aula. «Il rilievo – chiude infatti il legale - è stato imposto dalla necessità di garantire un legittimo spazio di intervento che bilanciasse i riferimenti al contenuto della accusa con la presunzione costituzionale di innocenza che accompagna ogni accertamento processuale».

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