SUL TRONO
Sorpassare Djokovic sembrava impossibile. Invece la vetta della classifica mondiale cambia padrone dopo 2 anni e 4 mesi (122 settimane di fila al vertice, 223 in totale): era il 7 luglio 2014 e il serbo grazie al secondo successo a Wimbledon si era definitivamente lasciato alle spalle Nadal. Ora è il turno di Murray, reduce da 76 settimane consecutive al n.2, posizione raggiunta per la prima volta il 17 agosto 2009. E' il 26esimo n.1 nella storia dell'Atp da quando nel 1973 un computer grosso quanto una stanza decretò il primo ranking eleggendo Nastase. Il britannico con i suoi 29 anni, 5 mesi e 23 giorni è il più anziano a raggiungere il vertice dai tempi di Newcombe, che nel 1974 ne aveva già compiuti 30. E' pure il tennista ad aver impiegato più tempo a passare da n.2 a n.1: oltre 7 anni.
LA REAZIONE
Avrebbe preferito festeggiare l'evento in campo, ma i numeri sono dalla sua parte: 45 match vinti sugli ultimi 48 disputati, 18 consecutivi con la serie tuttora aperta. «E' un po' strano il modo in cui c'è stato il sorpasso - ha sottolineato - e mi spiace per Raonic. Per arrivare a questo traguardo sono stati necessari quasi 12 mesi di tornei, gli ultimi sono stati i migliori della mia carriera. Da ragazzino sognavo di vincere uno Slam, ma con il passare degli anni diventare il n.1 era un obiettivo che inseguivo. Dovevo migliorare nella solidità e ci sono riuscito». Merito di Ivan Lendl, tornato a seguire Murray lo scorso giugno dopo la parentesi Mauresmo. Guarda caso l'ex n.1 che aveva portato lo scozzese alla conquista di due Slam (US Open 2012 e Wimbledon 2013) e dell'oro ai Giochi di Londra 2012.
NOLE SI E' SMARRITO
Da quando nel giugno scorso ha trionfato al Roland Garros, unico Major che mancava alla sua collezione, non è più lo stesso. Negli ultimi 2 anni aveva tenuto una marcia tale da farlo sembrare disumano. Invece il fortino si è sbriciolato apparentemente senza un vero perché. Falloso, lento, senza quel sacro furore che prima di Wimbledon aveva reso credibile l'impresa Grande Slam. Djokovic si è spento di colpo: l'imbattibile è diventato vulnerabile. E confuso: si è presentato a Parigi, per un appuntamento così importante, senza il fido Vajda, coach storico, e senza Becker. La collaborazione con il tedesco è al capolinea, ma è quanto meno bizzarro affidarsi all'eccentrico Pepe Imaz, spagnolo n. 146 Atp nel 1998, che predica una filosofia denominata Amor y Paz (Amore e Pace). Anche se Nole si arrabbia se lo definiscono un guru.