Serie A: Il governo prende altro tempo, tensione sul protocollo

Serie A: Il governo prende altro tempo, tensione sul protocollo
di Emiliano Bernardini
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Martedì 5 Maggio 2020, 07:30

A scendere in campo ora è solo la politica. Una “campagna elettorale” con il pallone sullo sfondo. Mettere il cappello su questa decisione regalerà comunque consensi. Ecco allora la corsa alla dichiarazione. Armi sfoderate da una parte e dell’altra. Eh già perché anche il calcio la usa come sponda contro il muro alzato dal governo. O da una parte di questo. Il Ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora è stato categorico nel suo decisionismo. Per ora di riaprire non se ne parla. E allora ecco la serie A prova a scendere sullo stesso terreno di gioco per provare a forzare la mano. E puntuali sono circolate le voci di possibili dimissioni di Spadafora. «Non metto bocca su una questione politica. Il calcio ha il diritto e il dovere di provare finire il campionato ma che è indispensabile avere un’alternativa» il pensiero del numero uno del Coni, Giovanni Malagò al Tg Sport di Raidue. Nessuna decisione è ancora stata presa. Domani se ne saprà di più. Già, solo per il fatto che anche la Bundesliga tedesca è chiamata a decidere se chiudere definitivamente o se riaprire. Ma non sarà l’unica condizione per decidere. Il premier Giuseppe Conte vorrebbe prendere altro tempo.

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NUOVE LINEE GUIDA
Il Ministro dello sport dopo l’uscita di domenica che ha scatenato una miriade di polemiche, ieri è tornato a parlare: «Stiamo lavorando per le linee guida per gli sport di squadra». Con tanto di hashtag #losportriparte. «Nessuno ci ha chiamato. Restiamo in attesa» ripete il presidente della Federcalcio, Gabriele Gravina che aspetta un segnale per il confronto con il Cts sul protocollo. Anche se in ambienti del ministero sembra non lo considerino più così urgente. Altro punto di scontro totale. La serie A ha stilato il suo, il Governo voleva farne uno valido per tutti. I nodi restano sempre gli stessi: i positivi e i tamponi. Nel primo caso la commissione medica della Figc intende trattarli come infortunati 5-7 giorni di isolamento. Nessun nome verrà fatto. L’esecutivo spinge, invece, per la quarantena. L’altra questione è di natura etica: i test molecolari. «Non si trovano per i cittadini perché i calciatori dovrebbero avere il via prima?» si domandano a Palazzo Chigi. «Siamo disposti a discutere e a modificare ma deve esserci un confronto» dice il presidente della Figc, Gravina (venerdì consiglio federale). I tecnici di via Allegri per non farsi trovare impreparati hanno già messo mano al protocollo modificandone già alcuni punti. 

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LE MODIFICHE
La novità più grande riguarda i test sierologici. Saranno preferite ai tamponi. Dalle Immunoglobuline G e da quelle M si può avere maggiore chiarezza sullo stato del contagio. Il tampone sarà fatto sono nei casi sospetti. Di fatto ci si sottoporrà al test molecolare solo in presenza di anticorpi (quindi persone che hanno già contratto il virus). E lo si farà per capire se sono ancora positivi perché gli anticorpi che vengono sviluppati sono un sinonimo di guarigione ma non danno una certezza matematica. Quindi si potrebbero avere anticorpi ma essere ancora positivi. Inoltre quando i giocatori arriveranno nei vari centri per le visite dovranno essere muniti di una autocertificazione dove specificano se hanno avuto sintomi o se sono stati a contatto con persone che li hanno avuti.

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IL DECRETO DI MAGGIO
Intanto una bozza del nuovo decreto è già pronta. Chiaro potrebbero esserci modifiche ma Spadafora ha puntato ancora sullo sport di base. Compare di nuovo il bonus dei 600 euro per i collaboratori sportivi. Cambiano le risorse che da 50 milioni passano addirittura a 270. Inoltre la bozza prevede l’estensione del contributo anche ai dipendenti fino a 50mila euro. Insomma stavolta ce n’è per tutti. Tranne il calcio.

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