Serie A, aumentano i gol da fuori area: oltre 30 dalla ripresa del torneo, la rete ora viene da lontano

Serie A, aumentano i gol da fuori area: oltre 30 dalla ripresa del torneo, la rete ora viene da lontano
di Benedetto Saccà
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Mercoledì 15 Luglio 2020, 06:00

Già, tornando dopo un lungo girovagare ad accostarsi al campionato di Serie A, non è sembrato insolito essere stati colpiti da una sensazione affiorata subito sulla superficie dell’attualità. Così, nelle notti di calcio estivo, come fuochi solitari, brillano ora qua e là splendori vivi di una luce spettacolare: i gol dalla distanza o, meglio, tanto per dettare un perimetro, i gol da fuori area.

Belli, bellissimi, ancora emozionano, perfino nel vacuo andare del calcio ammutolito dal coronavirus. Impressionano talmente la pellicola del ricordo da rimanere a lungo nella memoria, e addirittura moltiplicarsi, aumentare, dilatarsi nell’immaginazione, scandendo quasi il passo di una tendenza. Insomma, tanto per capirsi, da quando il virus ha permesso al pallone di riprendere a rotolare nel silenzio, si ha la sensazione di vedere – e spesso ammirare – un’infinità di gol da lontano. Dev’essere una questione di appariscenza, come accade per quelle farfalle dalle tinte sgargianti o, più prosaicamente, per i giocatori mancini e biondi nei settori giovanili: spiccano su tutti, e sembrano i migliori. Va così, in genere.

Per cui, analogamente, i gol da lontano rubano l’attenzione e l’emozione degli appassionati, e ne spalancano gli occhi, strappandogli perfino un applauso, magari in silenzio – un omaggio quieto e garbato. Sembrano tanti, ma in realtà sono una minoranza, eppure incantano. Nelle 64 partite che si sono celebrate dal 20 giugno, ne sono stati firmati 34, fino al chiudersi del 32esimo turno, per l’esattezza. Uno ogni due gare. Agli amanti delle statistiche piacerà sapere che si tratta di una quota pari a circa il 16% del totale.

Il gran ballo lo ha aperto Di Carmine in Verona-Cagliari. Poi si sono inventati magìe da remoto Muriel addirittura per tre volte, Bourabia, Milinkovic, Malinovskyi, quindi Dybala e Cristiano Ronaldo per due volte ciascuno. E ancora. Alla danza si sono aggiunti Nandez, Nainggolan, Lazovic, Rogerio, Luis Alberto in Lazio-Fiorentina, Zaccagni, Floccari, Candreva, Parolo in Torino-Lazio, e Diego Costa, Linetty, Gabbiadini, Pandev, Mkhitaryan in Napoli-Roma, Calhanoglu, Veretout in Roma-Parma, Mertens, Rabiot, De Paul e Lautaro. E Lasagna, Soriano, Schone.

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Di ogni bellezza si sono colorati gli stadi, a comporre un catalogo di prodigi. Tiri di potenza, punizioni pennellate, meraviglie disegnate con il compasso, arcobaleni di destro, fantasie di sinistro. In corsa, da fermi, di precisione, d’astuzia, di pura fortuna. Chissà che notti da incubo, per i portieri. Sul piano estetico, per sfoggio di talento, tecnica e grazia, hanno deliziato su tutti la punizione all’incrocio e il destro terra-aria di Muriel in Udinese-Atalanta, le cannonate di Milinkovic e di Malinovskyi durante Atalanta-Lazio, il sinistro a giro di Dybala a Bologna. Elegante. Certo, è logico che ogni classifica risenta del vizio del gusto personale e finisca per essere genuina ma ingiusta.

Può essere allora curioso azzardare le ragioni intrecciate al proliferare dei gol segnati da fuori. Intanto va detto che tirare dalla distanza è un gesto in fondo egoistico, perché riverbera una certa volontà di compiere un’impresa personale e di riscuoterne il merito. Alle volte, però, si può arrivare a battere a rete da lontano per disperazione tattica, specie se la difesa avversaria blinda ogni centimetro di campo. E bisogna anche aggiungere che serve molto coraggio, considerando che calciare alto o largo espone in genere a figuracce, insulti, accuse di arroganza e improperi dell’allenatore, dei compagni di squadra e dei tifosi. Per diversi anni, comunque, soprattutto durante il dominio del Barcellona di Guardiola, si preferiva provare a imitare il tiki-taka, dipingendo ragnatele infinite di passaggi e movimenti, che recavano in sé l’ambizione (nascosta) di consentire ai giocatori di entrare in porta con il pallone al piede. C’è da dire che quasi nessuno ci riusciva. A parte il Barça.

Così la conclusione da lontano scolorava a tentativo volgare, prerogativa di squadre poco evolute tatticamente. Secondo una classifica dell’agenzia Opta, tra le stagioni 2006/07 e 2018/19, il giocatore che in Europa ha più segnato da fuori area è stato James Rodriguez con 17 gol su 164 tiri.

Nel nostro campionato, oggi, il tiro dalla distanza è un espediente utile per scardinare le difese, magari in momenti di stanchezza fisica o di appannamenti di idee. Tanto che, dalla ripresa del torneo dopo il lockdown, ben 17 delle 64 partite disputate (il 26,6%) hanno cambiato di segno grazie ai gol segnati negli ultimi 10 minuti. A comandare è però sempre l’estro del giocatore: che, del resto, in tre secondi, può far felice tanti e guadagnarsi un bel titolone, e almeno un sette in pagella. Perché un gran gol rimane. E può far svoltare le partite e, a volte, pure le stagioni.

 

 

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