Russia 2018, il mondo cala il poker finale

Russia 2018, il mondo cala il poker finale
di Ugo Trani
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Lunedì 9 Luglio 2018, 09:30
Resta l’Europa e non è certo la novità di questo mondiale. Nelle ultime 3 edizioni, il titolo l’hanno vinto l’Italia a Berlino, la Spagna a Johannesburg e la Germania a Rio.

 

E il 15 luglio a Mosca festeggerà ancora una nazionale del Vecchio Continente. E la Fifa sarà anche fiera di arricchire la storia del torneo con una finale mai vista. Solo la Francia e l’Inghilterra, tra le 4 rimaste in corsa, sono arrivate in passato fino in fondo (e conquistando il trofeo), senza però affrontarsi nella sfida decisiva per la coppa. Le altre 2, invece, farebbero la prima esperienza. Chi è ancora in ballo, comunque, ha già ribaltato il pronostico. Perché, con il traguardo ancora lontano, sono cadute le big: l’Italia e l’Olanda non hanno nemmeno partecipato, anticipando quello che sarebbe stato il destino della Germania, fuori dopo 3 match. I campioni in carica hanno fatto da apripista all’Argentina, alla Spagna, all’Uruguay e al Brasile.

SAPORE DI FINALE 
La bandiera dell’Europa, dunque, sventola in Russia. Con 14 iscritte su 32, il Vecchio Continente ha conquistato di nuovo il pianeta. La Fifa dovrebbe tener conto di questo dominio ormai certificato e ridisegnare il futuro del mondiale: nel 2022 in Qatar, le “nostre” scenderanno addirittura a 13 e, nel 2026 per l’edizione allargata a 48 nazionali, saliranno solo a 16. Il presente, intanto, se lo godono loro. E la prima semifinale, domani sera a San Pietroburgo, è la più robusta. La Zenit Arena potrebbe incoronare i nuovi campioni: il Belgio e la Francia sono le più quotate in questo sprint affascinante e inedito. Lo annuncia, per quanto possa poi valere sul campo, il ranking: la nazionale di Martinez e al 3° posto (si presentò a Euro 2016 al 1°: quindi non c’è da sorprendersi del suo rendimento), quella di Deschamps al 7°. I colleghi Southgate e Dalic si devono accontentare rispettivamente del 12° e del 20°. La Francia ha la rosa più ricca: qualità, fisicità e sfacciataggine. Numericamente è superiore alle rivali. I giovani si vedono e si sentono. Non dà spettacolo, ma passa in scioltezza dal 4-3-3 al 4-2-3-1 e difende sempre di squadra per agevolare lo scattista Mbappé e dietro di lui gli altri, pure i terzini Pavard ed Hernandez. Martinez, invece, cambia solo se serve, come contro il Brasile, con la difesa a 4 per bloccare il tridente di Tite. Il Belgio, più della Francia, sa chiudersi per affidarsi poi al genio di Hazard, alla personalità di De Bruyne e alla fisicità di Lukaku. Le ripartenze, per entrambe, faranno ancora la differenza. Mercoledì, a Mosca, l’altra semifinale. L’Inghilterra sta meglio, la Croazia è più tecnica e più completa. Soutghate, con il 3-5-2, va di corsa. E conta sugli inserimenti e sulle palle inattive: le mezzali Alli e Lingard e gli esterni Trippier e Young sempre all’attacco, i difensori Maguire e Stones a saltare in alto. Dalic guarda alla stanchezza dei suoi interpreti. Più che il sistema di gioco, il 4-3-2-1 o il 4-2-3-1, sarà la condizione fisica a incidere sulla prestazione. L’esperienza di Modric e Mandzukic potrebbe non bastare.
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