Roma-Milan, Dybala cerca un altro show: dal Feyenoord al Brighton è sempre Paulo ad accendere la Roma. Servono le sue magie

Domani sera il ritorno dei quarti di Europa League

Roma-Milan, Dybala cerca un altro show: dal Feyenoord al Brighton è sempre Paulo ad accendere la Roma. Servono le sue magie
di Stefano Carina
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Mercoledì 17 Aprile 2024, 07:14 - Ultimo aggiornamento: 18 Aprile, 09:35

ROMA Quella di domani sarà la notte della Roma e dei suoi sogni. Che in Europa, almeno nell'ultimo biennio, hanno sempre fatto rima con Dybala. Si accende Paulo, la magia è assicurata. Nessuno si offenda, ma è un po' il discorso del Marchese del Grillo all'ebanista Aronne Piperno. «Bella la boiserie, belle le cassapanche, bello l'armadio», ma se non gira Dybala c'è poco da fare. Non è un caso che le quattro perle europee della Roma in questi due anni portino la firma dell'argentino. Tre hanno lasciato il sorriso, la gioia di esserci, di aver vissuto quel momento, di poter dire un giorno «Io c'ero». Quella di Budapest, invece, l'amaro in bocca per un finale capovolto, indigesto, immeritato che ha visto la Roma ad un fischio (quello mancato di Taylor sul rigore non assegnato per il mani di Fernando) dal secondo trofeo europeo in due anni. Ma Paulo, nel bene e nel male, c'è sempre stato. Ha preso per mano la squadra, l'ha salvata dall'eliminazione con il Feyenoord all'ultimo minuto regalandole i supplementari, poi vinti con il gol più bello della sua esperienza in giallorosso: El Shaarawy per Pellegrini, tocco per la Joya che di destro addomestica accarezzando la palla con una veronica a tagliare fuori la marcatura di Trauner per poi in scivolata, di sinistro, far esplodere l'Olimpico. Magia pura. Come quando aveva ribaltato nel turno precedente - al di là del gol del 2-0 - lo spauracchio del Salisburgo visto come modello societario dall'ex gm Pinto. Ha poi disegnato calcio e andato nuovamente a segno contro il Brighton, nei 90 minuti più belli della Roma targata De Rossi, e poi sì, anche in quella notte maledetta di Budapest, ha regalato una speranza. Non doveva giocare, in dubbio fino all'ultimo minuto, senza allenamenti, eppure eccolo lì. Nel momento che conta, c'è sempre. Quella corsa sfrenata verso la porta del Siviglia, il diagonale a superare Bounou, lo sguardo sfigurato dalla gioia. O dalla Joya, fate voi. È la dote dei campioni, dei calciatori con il quid in più, che sanno sempre incidere nel momento giusto. E questo si ripresenta domani sera.

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TOCCA A LUI

Roma-Milan è il pass-partout per le semifinali di Europa League, che proietterebbero i giallorossi a due passi dalla finale di Dublino, a due partite dalla rivincita, quella con la R maiuscola che tutti sognano ma che al massimo sussurrano.
Quella che cercano i tifosi, alla quale ambisce il club - che potrebbe centrare il traguardo per la quinta volta nelle ultime sette stagioni (una in Champions, tre in Europa League e una in Conference League) - ma che anche l'argentino brama per cancellare quella casella zero, quando si parla di trofei europei vinti, con squadre di club. E questo sogno collettivo passa proprio dai piedi del ragazzo di Laguna Larga, 30 anni compiuti a novembre ma volto perennemente da bravo ragazzo che quando meno te l'aspetti tira fuori la garra argentina e va faccia a faccia con Guendouzi nel derby, mostrandogli i parastinchi con il simbolo di campione del mondo. È il capocannoniere della Roma in campionato (12). In A in carriera registra una media reti-minuti giocati, pari a un gol ogni 180'. In Europa League, è leggermente superiore (190'). Considerando però che l'ultimo sigillo (al Brighton) è stato segnato al 13', al ritorno in Inghilterra non ha giocato e nell'andata con il Milan negli 80 minuti nei quali è rimasto in campo non ha segnato, siamo arrivati in zona Paulo. De Rossi lo spera, l'Olimpico lo sogna.

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