Roma-Milan, De Rossi: «Non penso al rinnovo. Bove gioca, dovremo segnare subito»

La conferenza stampa dell'allenatore giallorosso alla vigilia del ritorno di Europa League

Roma-Milan, De Rossi: «Non penso al rinnovo. Bove gioca, dovremo segnare subito»
di Gianluca Lengua
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Mercoledì 17 Aprile 2024, 14:03 - Ultimo aggiornamento: 14:05

Daniele De Rossi vuole la semifinale di Europa League, per arrivarci non dovrà solo accontentarsi del risultato dell’andata ottenuto contro il Milan, proverà a rilanciare: «È una partita come le altre. Discorsi sulla gestione del risultato, sull’essere intelligenti, sull’essere non troppo sbilanciati, sono discorsi che si possono fare sempre. Se al 90’ saremo 0-0 non giocheremo per fare l’1-0. Cercheremo di vincere e fare un gol che sarebbe una mazzata per loro, ma non la fine».

Sul futuro spiega: «Sono tante le giornate in cui siamo stati felici, sono felice di essere allenatore della Roma e di essere un allenatore. Non penso alle possibilità di rinnovo in base al risultato di domani». Ecco la conferenza stampa integrale. 

Come sta Ndicka? 

«Sta bene ed è la cosa più importante per quanto possa stare bene un ragazzo che ha subito questo trauma toracico che è fastidioso ma non è come quello che ci ha spaventato sul campo. Penso che ognuno ne tragga l’insegnamento che vuole. Abbiamo ricevuto complimenti per una cosa che è normale. Abbiamo gestito insieme io i giocatori e lo staff quello che ci sembrava sensato fare. Se qualcuno ne vuole trarre un insegnamento significa che stiamo messi male come mondo e come società. Qualcuno ci ha visto del marcio che fa capire come siamo messi. Penso e spero che qualsiasi allenatore avrebbe reagito come me. Qualsiasi giocatore si sarebbe irrigidito all’idea di giocare senza sapere se un tuo compagno ha preso una botta o come ci ha detto il ragazzo dell’ECG ha avuto un infarto.

C’è quel dubbio che non ti permette, per rispetto di tutti, di continuare. Non ci sono insegnamenti. Bisogna fare quello che uno si sente. Nessuno voleva continuare, la decisone non l’ho presa io ma tutti noi sostenuti dalla società a bordo campo. Bello vedere che siamo famiglia anche in questi momenti».

La situazione di Pioli avrà un’incidenza sul ritorno? 

«Quando si parla di situazione si parla della percezione di quello che si legge sui giornali. Non commento non per marcare di rispetto ma perché a volte non sono cose vere. Il Milan è secondo e le ha vinte tutto e la squadra gioca bene, da quel punto di vista non c’è problema. Si giocheranno un crocevia stagionale perché l’Europa League è un obiettivo per una squadra costruita per essere protagonista in Champions. Sanno che devono vincere perché altrimenti andranno fuori, è un’ultima spiaggia e dovranno ribaltare il risultato».

In campionato si sta spingendo per giocare il 25 aprile, cosa ne pensate?

«Se ne stanno occupando i dirigenti, sappiamo che ci sono diverse opzioni e date. Non molte. È difficoltoso anche per chi organizza e le decide, penso sia un bene che non si trovino date perché vuol dire che siamo andati avanti in Europa e il calcio italiano deve tutelare le squadre che sono andate avanti. Ma deve anche tutelare le altre squadre e la regolarità del campionato. Non può giocare una partita con il campionato finito e spero si trovi una soluzione logica o qualcosa che non si sia mai visto nel calcio italiano». 

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Replicherà la partita d’andata a livello tattico?

«Trovo la domanda molto interessante in cui c’è l’essenza di questo lavoro. Alla ricerca che qualcosa possa funzionare, ma anche il rischio di fare troppo. Le caratteristiche della squadra avversaria vanno rispettate. Bisogna capire quanto l’allenatore avversario sia disposto a cambiare. Noi abbiamo fatto una grande partite, forse meritavamo qualche gol in più. Non penso che lui stravolga la squadra, ma magari cambierà qualcosina, magari come interpreti o atteggiamento. Era Liedholm che diceva sempre: “Io li ho messi in campo benissimo, poi loro si sono mossi ed è cambiato tutto”. Stiamo pensando a qualche cambiamento, ma non ci stiamo snaturando».

La partita col Milan è un crocevia?

«Tutte le partite lo sono. Domani è importante perché non voglio uscire dall'Europa League. Pellegrini ha detto che è un percorso per arrivare ed essere felici e cosa c'è di più importante? Perdere significherebbe non fare la semifinale, ecco il mio crocevia. Più importante della nostra gioia, del nostro orgoglio o della nostra gloria che c'è? Non sappiamo quanto durerà questo percorso, ma se pensiamo a quanto sono a rischio in base al risultato non ci godiamo quello che stiamo facendo. Da quando sono arrivato sono state tante le giornate felici, sono felice di essere l'allenatore della Roma. Penso a quello, non alle possibilità di rinnovo in base al risultato di domani».

In questi 100 giorni questa è la prima vera partita di gestione, come differisce la preparazione rispetto alle altre?

«È una partita come le altre. Discorsi sulla gestione del risultato, sull’essere intelligenti, sull’essere non troppo sbilanciati, sono discorsi che si possono fare sempre. Se al 90’ saremo 0-0 non giocheremo per fare l’1-0. Cercheremo di vincere e fare un gol che sarebbe una mazzata per loro, ma non la fine. Se ce li portiamo dentro l’area il loro gol arriverà prima o poi. Ne avremmo potuti fare altri anche noi. L’aspetto emotivo, le seconde palle e le palle sporche, ma non snatureremo la nostra voglia di fare gol». 

Ci crede quando si dice che in certe partite conta il blasone dell’avversario?

«Conta quello che metteremo in campo noi come giocatori, all’andata abbiamo dimostrato che non c’è questa differenza enorme. Siamo stati eliminati a Roma da squadre meno blasonate del Milan, ma ne abbiamo eliminate altre come il Barcellona e il Real Madrid. Loro vincono perché possono comprarsi i giocatori più forti sul mercato. La partita di andata ci ha detto che non c’è un divario gigante. La Roma ha fatto quattro semifinali in sei anni a livello europeo, significa che stiamo andando nella direzione giusta e c’è una continuità importante». 

La versione di fascia di El Shaarawy è giustificata dall’assenza di Cristante?

«Al posto di Cristante giocherà Bove e non cambia nulla. Ho spostato Stephan quando c’era Bryan, ma non cambia il modo di giocare. Giocherà un calciatore su cui riponiamo aspettativa e fiducia. Uscirà con la maglietta zuppa, farà un’ottima partita perché è un grande giocatore e se lo merita». 

Avete ascoltato la testimonianza del tifoso che vorrebbe la coppa prima di sottoporsi a eutanasia?

«Al di là delle banalità che vinceremo per lui, possiamo promettere l’impegno. La società sta trovando la maniera per rintracciare questo ragazzo, stiamo cercando di parlare anche con l’emittente radio per fare qualcosa. Se possiamo fare un appello, non riusciamo a rintracciarlo, ma se lui vuole siamo qui. Mi hanno scritto colleghi da tutta l’Italia, tra cui Viviamo in lacrime. Più di cercarlo non possiamo fare e rispettiamo la voglia di restare dietro le quinte, ma se avesse voglia di venire qui ci siamo». 

Quanto conterà l’aspetto emotivo?

«È parte del gioco e del calcio che resta viva all’interno della partita. Puoi analizzare tutto a livello tattico. Un giocatore cercherà la giocata o altro, molte cose influiranno. Ieri Barcellona-Psg sembrava una cosa, poi l’espulsione ha cambiato tutto. Può influire l’umore sul gioco, sicuramente la parte emotiva avrà un suo ruolo ma non determinante. Sono giocatori abituati a giocare queste Coppe, saremo bravi a mantenere l’ansia e l’agitazione. A volte i cambiamenti posso portarti sulle stelle nel giro di cinque minuti».

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