Roma, finalmente Gerson: due gol e tanta sostanza

Roma, finalmente Gerson: due gol e tanta sostanza
di Alessandro Angeloni
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Domenica 5 Novembre 2017, 17:24 - Ultimo aggiornamento: 19:36
dal nostro inviato
FIRENZE A distanza di un paio di anni, diciamolo, anzi ribadiamolo: quella maglia in regalo, con la 10 sulle spalle e con la scritta Gerson sopra, gli ha tolto tanto e gli ha dato pochissimo, solo problemi. Solo noie, un regalo fatto con mille buone intenzioni, ma servito a niente. Un'etichetta gratuita. Se lo si voleva caricare, lusingare, fomentare, si è ottenuto l'effetto contrario. Perché non si fa, non si mette addosso una responsabilità del genere a quello che era, ed è ancora, un ragazzino. Con Totti ancora calciatore della Roma e "proprietario" di quella numero 10, poi. 

Gerson si è sentito sulle stelle: e il Frosinone no, e il Lille no, e intanto nella Roma non c'era spazio alcuno. Zero, anche meno. Qualche ripiccuccia alla fine l'ha pure vissuta sulla propria pelle e quindi, tradotto: quasi due anni buttati, con tutti i soldi spesi per lui. Spalletti non lo ha praticamente mai calcolato, non lo ha aiutato a fare il suo percorso naturale e a gennaio scorso era stato praticamente venduto, solo che il ragazzo alla fine ha deciso di non firmare per il Lille, ha preso il primo aereo e si è ripresentato a Roma, dove da gennaio a giugno non ha praticamente più visto il campo Gerson era un calciatore da coltivare, non da accogliere come il Messia. Quest'anno Di Francesco ha deciso di lavorarci sù, lo ha inserito piano piano, gli ha fatto giocare partite importati, vedi quella allo Stamford Bridge, da titolare. E a Firenze si è chiuso il cerchio, sono arrivati due gol, tecnicamente impeccabili, così come tutta la sua prestazione, colorata anche di buona sostanza: il primo gol con un diagonale di sinistro all'angolo opposto di tiro, il secondo dalla stessa posizione, vertice dell'area, con la palla messa nel palo del portiere. La corsa verso la famiglia brasiliana in panchina, Emerson, Juan Jesus e Castan è la cornice dei sorrisi. Adesso Gerson si sente a casa, grazie anche a Eusebio. Senza sentirsi un fenomeno. Né qualcuno che ce lo fa sentire prima del tempo. In attesa che lo diventi davvero.   
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