Roma-Feyenoord, meraviglia Abraham: manca la ciliegina nell'anno da record

L’inglese a caccia del trofeo a Tirana

Roma-Feyenoord, meraviglia Abraham: manca la ciliegina nell'anno da record
di Alessandro Angeloni
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Domenica 22 Maggio 2022, 09:42 - Ultimo aggiornamento: 17:30

ROMA Sono 27, non 26, anche i siti specializzati sulle statistiche, a volte, sbagliano. Dare ad Abraham quel che è di Abraham. Che non è nemmeno poco, poi. I gol sono importanti, lui vive di questo e la Roma, per questo, è felice: ha un attaccante che si sbatte per la squadra e fa il suo dovere, segnare. E ora vale cifre da capogiro. La sfida con Dessers, bomber del Feyenoord, è nei suoi pensieri, ma ora il rivale è avanti di un gol, con solo una partita - e che partita - a disposizione per il controsorpasso. Ma a questo punto, che vuoi che sia un gol. Come dice Mou, conta la finale, non bisogna guardare la storia della Roma.

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Tammy deve pensare ad alzare la coppa, anche da vice-capocannoniere.

Questo, l'inglese lo sa, i suoi numeri sono già da record. Sei doppiette (4 in campionato); dieci volte ha firmato la rete dell'1-0; soltanto Rodolfo Volk (con 21, nel 1929/30) ha realizzato più reti di lui (21 contro 17) con la maglia della Roma in Serie A; è il calciatore inglese ad aver marcato di più in un campionato, superando di un gol Gerry Hitchens, fermo a 16. E fermiamoci qui. Lui non vuole fermarsi, Tammy osserva il futuro e, come ha spesso detto, sarà in Premier, cioè a casa sua. Non ora, a meno che non arrivi un'offerta indecente alla Roma. Si è innamorato della città e della squadra, oltreché dei suoi tifosi. Un gigante gentile a disposizione di chi lo incontra per strada: vive Roma come un turista qualsiasi, si cala tra la gente, si lascia abbracciare e ora si può. «Amo questo club dal primo giorno. Ho sempre cercato di aiutare la squadra con gol e assist. È stato un anno positivo per me. Spero sia un trampolino di lancio per la prossima stagione, ora vogliamo giocarci la finale».

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Finale, una parola che ha sapore agro-dolce per Tammy. Ha vinto la Champions lo scorso anno, ma da attore non protagonista: perché contro il City di Guardiola, Tuchel non lo aveva nemmeno convocato. Tammy, quella Champions, l'ha vista spesso dalla panchina. Gli rimane il trofeo addosso ma senza troppi sorrisi, tanto che alla fine è scappato da Londra, con l'idea di tornare per prendersi qualche rivincita. Quella con la Roma, che giocherà mercoledì, la sente molto più sua, e non solo per i nove gol segnati in Conference. Sua perché Roma è un po' sua, lo sarà anche quando deciderà di fare altre esperienze e di vincere veramente una Champions tutta sua. Farlo con la maglia giallorossa e con Mourinho, che lo ha voluto fortemente qui, sarebbe il suo sogno. E davanti ai sogni, mai chiudere la porta. Ma la strada è lunga, ci vuole pazienza.
 

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