Mourinho, l'uomo dei sogni: organizzazione e creazione di una famiglia. Tutti i segreti del tecnico della Roma

Dopo la vittoria dello scorso anno, lo Special punta al bis il 31 maggio a Budapest contro il Siviglia

Mourinho, l'uomo dei sogni: organizzazione e creazione di una famiglia. Tutti i segreti del tecnico della Roma
di Stefano Carina
4 Minuti di Lettura
Sabato 20 Maggio 2023, 08:18 - Ultimo aggiornamento: 21 Maggio, 16:29

ROMA La gara è finita da poco. Xabi Alonso entra in sala stampa. Mastica amaro. La delusione sul suo volto è evidente. All'improvviso arriva la domanda che non si aspetta: «Mister, a Budapest va la squadra migliore?». La risposta è di getto. Accantona il tedesco e la consueta aplomb per rifugiarsi in uno spagnolo aggressivo: «Qué piensas, no dime que piensas?» rivolto all'interlocutore. È un attimo. La responsabile della comunicazione del Leverkusen si allarma. Probabilmente non lo aveva mai visto così nervoso. Ma Xabi come si è acceso, si spegne: «Non voglio comunque piangere, ho la mia idea e penso di no. Ma adesso posso soltanto fare un grande in bocca al lupo a Mourinho». A pensarci bene, se il discorso si allarga alle partecipanti dell'Europa League, ha ragione. Senza che nessuno si offenda, ai nastri di partenza la Roma non era accreditata come la formazione più forte. Lo sta però diventando. Partita dopo partita, turno dopo turno, avversario dopo avversario e il 31 maggio si giocherà la palma della migliore con il Siviglia. Il merito? Di un signore nato a Setubal che troppo presto in molti avevano dato per superato, finito, pronto per la pensione. Se già nel 1935 il regista George Marshall aveva diretto un film "La vita inizia a 40 anni", quella di Mourinho è ripartita alla soglia dei 60. Ditegli quello che volete, schernitelo con i pullman di azulgrana memoria, accusatelo di un catenaccio anni 60': non fate altro che nutrirlo della vostra invidia. Non c'è nulla di casuale in quello che mostra José. Se in quasi due anni a Trigoria sono 43 le gare nelle quali non ha subito reti (22+21), additarlo di un calcio fuori moda non regge.

Roma-Siviglia, sold out i biglietti per la finale di Budapest: ​50mila richieste per 15 mila posti

La forza della Roma è proprio nell'organizzazione.

Difensiva, ok, ma sempre di organizzazione si tratta. Dopo la nefasta notte di Bodö (21 ottobre 2021), quella dello Special è stata una scelta perché «non avendo Haaland» ma nemmeno una rosa che in passato gli ha permesso «un giorno di giocare con Benzema e un'altra con Higuain, una volta con Drogba e quella dopo con Crespo», si è dovuto adattare. E con Dybala che in 51 gare stagionali ne ha disputate soltanto 8 per 90 minuti (15,6%), la decisione è stata semplice. Anche perché poi, sono i risultati a fare la differenza: ad oggi due finali europee in due anni e già un trofeo in bacheca. Se l'equazione dei zeru tituli tiene, passare altrove. La forza di Mou è quella di non porsi mai limiti. E ripetere quanto già accaduto con il Porto (in un biennio due trofei europei, Coppa Uefa e Champions) è un'idea che gli frulla in testa da tempo: «La nostra famiglia ci ha creduto anche quando il romanista più romanista poteva avere delle perplessità, vedendo tutto quello che ci stava accadendo».

Roma in finale di Europa League, capolavoro tattico di Mourinho e una grande prova di sacrificio a Leverkusen (0-0)

NONOSTANTE TUTTO

Già, perché qualcuno magari se lo è dimenticato o fa finta di non essersene accorto. Ma giovedì José ha staccato il biglietto per Budapest senza Dybala, con Smalling in campo nell'ultimo quarto d'ora e soltanto perché Celik si era fatto male, dopo Spinazzola, costringendo Bove, che come ricorda lo Special «quando sono arrivato giocava con la Primavera sui campi di plastica», a fare il quinto a destra. Scusate se è poco. Il portoghese - intanto deferito dalla Procura Figc per le accuse all'arbitro Chiffi dopo Monza-Roma - è però abituato ad alzare l'asticella. Così se grazie al successo contro il Leverkusen disputerà la terza finale di Europa League della sua carriera (en plein con Porto e Manchester United) potendo vantare due Champions (con Porto e Inter) e la Conference della passata stagione con la Roma, la prossima sfida è quella che conta. La più importante, da non fallire. Poi dopo Budapest si aprirà un altro capitolo. Forse più doloroso che in molti hanno già intuito ma che tutti fanno finta di non conoscere. Ma oggi è ancora un giorno di festa. Da domani, testa alla Salernitana, poi Firenze. Due gare volte a preparare la grande notte. Quella di Budapest, quella dell'all-in stagionale, quella di un fenomeno senza tempo.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA