Lazio, le cinque ragioni per cui ora è da scudetto

Lazio, le cinque ragioni per cui ora è da scudetto
di Alvaro Moretti
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Lunedì 17 Febbraio 2020, 10:50 - Ultimo aggiornamento: 14:10

Lazio da scudetto, dopo la vittoria sull’Inter e i due successi contro la Juve in campionato e Supercoppa è ormai certificato: la classifica lo dice, i segnali tecnici anche. Ma perché la Lazio è esplosa in questo modo? Come si spiega che una società dal budget molto ridotto rispetto a Inter e Juventus possa contendere loro il titolo?

1 - UNA SQUADRA COSTRUITA CON IL TEMPO
Il presidente Claudio Lotito e il ds Igli Tare hanno selto una costruzione dal basso della squadra: inserire pochi elementi ogni anno, dare fiducia alle scelte fatte, non mettere i giocatori migliori sul mercato a rischio anche di perderli a parametro zero o in fase di svincolo come successo con De Vrji o in anni passati con Hernanes o Keita (i due praticamente scomparsi lontano dall’Olimpico). Milinkovic Savic e Luis Alberto sono le perle del diadema di Re Inzaghi e del principe Immobile: i due sono stati comprati con pochi soldi, gli si è data fiducia e costruita per loro una carriera da centrocampisti puri (uno era considerato un trequartista, l’altro un esterno offensivo). Pur appetiti da squadre di tutto il mondo (alla Lazio gli ingaggi sono bassi per i top player, anche il 75% in meno rispetto ai club più importanti d’Europa), i due hanno dovuto accettare il diktat di Lotito: non si vendono i migliori. L’esatto contrario di quanto spesso accade nei club competitor. La continuità è anche sulla scelta del tecnico: momenti di altissima tensione con Simone Inzaghi (nato come allenatore dalle giovanili laziali) ce ne sono stati, ma si è puntato molto anche sulla crescita del tecnico. Puntualmente avvenuta: un ciclo di quattro anni è rarissimo in Italia, con Allegri la Juve ha ottenuto anche per quello grandi risultati. E proprio Inzaghi è stato l’obiettivo della Juve negli anni passati (e forse anche adesso). I modelli attuali vanno in una direzione opposta (a parte la Juve e l’Atalanta).

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2 - STAGIONE PROGRAMMATA COME UNA VOLTA
La Lazio non fa tournée estive, la Lazio sceglie il buon vecchio ritiro lungo in montagna, i ritmi di preparazione lenti: con metodi di lavoro all’avanguardia, la predominanza è all’aspetto sportivo e non a quello commerciale. Meno soldi incassati, più salute dei calciatori (pochi gli infortunati in stagione), maggiore possibilità di lavorare anche sul piano umano sui rapporti relazionali, che Simone Inzaghi come il maestro Maestrelli (allenatore dello scudetto del 1974) mette al centro.

3 - ROSA CORTA
Negli anni in cui si predica l’allungamento della rosa giocatori fino a livelli parossistici, la Lazio non compra tanto per comprare. Lotito è un amministratore oculato, ma Tare e Inzaghi tengono moltissimo agli equilibri del gruppo. Inserire tre o quattro giocatori importanti come ha fatto l’Inter per inseguire lo scudetto avrebbe alterato la chimica interna ad un gruppo dove si è preferito far crescere (anche come convinzione nei propri mezzi) le riserve già presenti e che hanno un ruolo ben definito nel gruppo. Ruolo accettato.

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4 - LA SUPREMAZIA TECNICA
Simone Inzaghi non è un tatticista, un allenatore da lavagnetta e sta tenendo un po’ in disparte una certa cocciutagine che gli veniva imputata qualche stagione fa: ha fatto la sua rivoluzione quest’anno dopo Spal-Lazio, puntando forte sul poker di calciatori super tecnici e sulla carta m molto offensivo Immobile-Correa-Luis Alberto-Milinkovic Savic. Con Leiva Luis e Sergej formano il centrocampo più tecnico e completo della serie A. E proprio grazie al centrocampo e alla sua capacità di gestione della palla e dal sacrificio dei suoi trequartisti trasformati in tuttocampisti  la Lazio ha trasformato il suo punto debole, la difesa incompleta, nel miglior reparto della serie A. Se la palla ce l’hai tu e riesci a chiudere le linee di passaggio, ti difendi meglio.
 
5 - LA GESTIONE SOCIETARIA
Alla Lazio, diversamente da quanto succede in altri club di vertice, il nucleo di comando societario è ridotto all’osso. Comanda Lotito, che guarda al bilancio come gli altri guardano a Messi e Ronaldo: per Lotito il bilancio, la crescita graduale di costi e ricavi è il TOP PLAYER da inseguire sul mercato. L’altro top player è un ds come Tare, carattere ruvido, ma tante lingue parlate e una capacità di scouting come pochi (Luis Alberto e Milinkovic sono costati come 6 mesi di ingaggio di Ronaldo) o anche il tempismo: puntare su Immobile dopo la prima stagione deludente e portarlo a Roma con meno di 10 milioni è da premio Nobel dell’Economia. I giocatori, i procuratori sanno sempre – nel bene e nel male – che cosa si possono e devono aspettare dalla Lazio e sanno che devono fare i conti con Lotito. Lui era convinto di aver messo nelle mani di Inzaghi una Ferrari, alla fine oggi devono credere tutti che le cose stiano proprio così anche se la Ferrari biancoceleste costa un quarto della Juve e la metà dell’Inter ma corre per lo stesso obiettivo, lo scudetto.
 

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