Nonostante la carta d'idendità (classe 1987), Pedro corre ancora come un ragazzino in campo e alla Lazio ha ritrovato la serenità per fare bene: «In Italia sto molto bene. È un Paese simile alla Spagna - ha rivelato l'esterno a Cadena SER - e mi sono trovato bene dal primo momento. I compagni sono stati incredibili, così come i tifosi. Il calcio si vive con moltissima passione. Sono contento di giocare in una squadra come la Lazio, rappresenta i valori che sono legati anche alla mia persona». Un uomo capace di vincere 26 trofei lavorando duramente: «L'umiltà, il sacrificio, l’armonia, il rispetto, l’allegria: tutto questo c'è nello spogliatoio. Sono felice, è un’esperienza diversa che ho fatto nella mia vita, ho imparato anche un’altra lingua».
Le parole di Pedro
Il numero 9 biancoceleste è tornato anche indietro di tanti anni: «Quando mi ha chiamato il Barcellona, ero un bambino, Giocavo con il San Isidro.
Infine Pedro ha detto la sua sulle convocazioni di Luis Enrique: «Mi sarebbe piaciuto vedere convocati alcuni compagni con cui ho avuto modo di lavorare. Tipo Sergio Ramos, Thiago Alcantara, Silva, Kepa. Essere ct è molto complicato, ha chiamato chi pensava stesse meglio in questo momento. Bisogna rispettare la sua decisione. È difficile, bisogna scegliere tra tanti giocatori. Spero che la Spagna possa vincere il Mondiale». Nel frattempo il presidente Lotito è sempre più stregato dall'attitudine dello spagnolo, tanto lo tratterrebbe molto volentieri a Formello, ma lo spagnolo ha rimandato i discorsi per lo scatto annuale di contratto a fine stagione, quando si avvicinerà la scadenza.