Lazio al bivio, Champions da conquistare e futuro da costruire

Lazio al bivio, Champions da conquistare e futuro da costruire
di Alberto Abbate
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Sabato 24 Aprile 2021, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 25 Aprile, 11:27

È tornato il mal di big. La Lazio cade al Maradona contro il Napoli e rischia di dire addio alla Champions anche per propri demeriti. Al netto degli ultimi errori (rigore generoso e mano di Mertens sul secondo gol) arbitrali, cinque reti subite invertono pure l’ordine degli scontri diretti (all’andata avevano vinto 2 a 0, i biancocelesti) contro i partenopei, oltre quelli con le altre concorrenti. In questa stagione appena 8 punti conquistati contro le prime cinque in classifica sui 27 punti in palio. Dopodomani all’Olimpico arriverà il Milan per restare aggrappati alla Champions. La matematica ancora non condanna la banda d’Inzaghi, ma per sognare servono tre punti.
RECUPERO COL TORINO
La Lazio è a 58 lunghezze. Virtualmente a 61, addirittura ad appena meno -5 dai rossoneri secondi, ma con ben 4 squadre in lotta davanti. Fissata al 13 maggio alle 14 l’udienza di fronte al Collegio di Garanzia per ottenere il 3 a 0 col Toro. Ieri durante l’assemblea di Lega il numero uno Dal Pino ha sottolineato la necessità di fissare il recupero: vuole rigiocarla il prima possibile. Gli uffici competenti sono già al lavoro per capire se con un ricorso pendente si possa fare o no. La risposta è attesa a giorni. Tutto è possibile, ma ciò che ora più preoccupa sono le continue distrazioni, il solito calo e gli acciacchi di uomini chiave e i rincalzi inadeguati. Inzaghi era riuscito a invertire la marcia con le big, ma l’età media avanzata di una squadra di 29,4 anni, senza un mercato di sostituti veri, ha fatto fare solo salti all’indietro mortali. Comunque vada, è arrivato il momento d’ammettere che è finito il ciclo di alcuni giocatori. Massima riconoscenza a capitan Lulic, ma non si può restare in quel modo pietrificati al tacco di Zielinski. E lo strapagato erede Fares è ancora lontanissimo dai livelli spallini. 
MANCA LA DIGA
Due difensori seri in più servivano come il pane. Il jolly Marusic comincia a mostrare i suoi limiti da centrale, scalpita per anticipare il rientro Luiz Felipe. Adesso sono 46 le reti subite in 31 giornate, dati non da vertice. La Lazio ha l’ottava miglior difesa del torneo, meglio di lei hanno fatto tutte le prime cinque, ma anche Verona e Udinese. Stessi gol incassati dalla Sampdoria e due in meno della Roma, ma con una gara ancora da recuperare. Al Maradona riecco un Leiva improponibile, con un polpaccio dolorante: quando manca la sua interdizione, la retroguardia si scioglie. In più Reina stavolta c’ha messo del suo. È vero che Pepe è diventato fondamentale con la sua regia dalle retrovie, ma il suo compito principale resta quello di parare. Siamo così sicuri che sia stata la scelta giusta accantonare Strakosha, ora con le valigie?
TANTO FUMO
La mancanza di cattiveria è l’altro tema ricorrente.

Già, perché se la difesa piange, ora nemmeno l’attacco ride. La Lazio ha realizzato appena 53 reti ed è l’ottavo miglior attacco del campionato corrente. Meglio di lei, anche Roma e Sassuolo, oltre le prime cinque. Correa si era sbloccato col Benevento, stavolta il palo gli nega la rete, ma resta il misero bottino di 4 reti. Milinkovic si fa perdonare su punizione e Immobile arriva a quota 17, ma pesa il suo digiuno di 8 gare. Caicedo è mugugnante e dolorante, Muriqi improponibile, mancano tutti i gol dalle retrovie. Capitolini che hanno distacchi abissali dalle altre: 20 gol in meno dell’Atalanta, -18 da Napoli e Inter, -11 dalla Juve e un -7 dal Milan, ridotto solo nelle ultime giornate. Anche la differenza reti punisce la Lazio con un misero +7: Inter (+42), Milan (+22), Juventus (+35), Atalanta (+34), Napoli (+34) quando mancano sette sfide. Sette bellezze oppure rimarranno le briciole. 

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