Lazio, Sarri è tornato l'anti-Juve

Lazio, Sarri è tornato l'anti-Juve
di Alberto Abbate
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Giovedì 18 Novembre 2021, 00:03

La libertà è partecipazione. Sarri ripensa spesso a Giorgio Gaber, da quando siede sulla panchina biancoceleste. Ora è libero di esprimere le sue idee, è tornato a sfidare il potere, adesso si diverte. Conta molto di più che vincere. Per uno così la Juve non poteva proprio andare bene. Era una «squadra inallenabile» perché non rispondeva alla sua visione. Era piuttosto Maurizio a essere imprigionato nelle regole. Inevitabile dunque quel divorzio, l’8 agosto 2020, quindici mesi fa, forse iniziato già il giorno della presentazione.

Mondi troppo distanti, modi di fare e di essere incompatibili fra loro e, a condire tutto, una pandemia mondiale.

Si sono “sopportati” un anno, Sarri e la Juve: «A metà ottobre ho fatto una riunione con lo staff, ho detto loro di scegliere. La mia domanda era: andiamo dritto per la nostra strada, così andiamo a casa tra 20-30 giorni, oppure facciamo compromessi e vinciamo lo scudetto sapendo che tanto poi andremo a casa lo stesso? Abbiamo deciso di vincere il tricolore», ha confidato l’allenatore questa estate.

Subito dopo aver firmato con la Lazio e aver ottenuto da Agnelli i famosi 2,5 milioni di buonuscita per la rescissione. Soldi fondamentali anche per la firma sul biennale biancoceleste. In bianconero guadagnava 7 milioni netti, Sarri ne ha accettati da Lotito meno della metà ed è venuto incontro alle sue esigenze economiche. Dopo appena 5 mesi, si sente talmente coinvolto e laziale, da aspettare solo precise garanzie di mercato per firmare il rinnovo offerto sino al 2025: «Abbiamo un bel rapporto - assicura il presidente - e quindi quello che maturerà sarà una cosa naturale, senza grossi patemi d’animo da parte di nessuno dei due».

Lunedì hanno parlato di nuovo, patron e mister hanno visto insieme la gara dell’Italia e si sono scambiati reciproche promesse. L’allenatore attende rinforzi già a gennaio, nel frattempo ha giurato di voler battere la Juve, anche senza il pilastro Immobile. Lotito gli crede: «Mi aspetto una partita combattuta da parte della Lazio, determinata, che scenda in campo dimostrando tutto le potenzialità e il proprio valore». Sarri gli piace perché premia il merito, si confronta (vedi il ritiro o Luis Alberto) su ogni decisione, dice pubblicamente tutto quello che lui non può dire. Ecco perché il presidente si fida e lo vede anche in versione allenatore-manager. 

I PRECEDENTI

Mai più imbavagliato come succedeva alla Juve: «Non mi hanno cambiato, mia moglie dice che sono sempre la stessa testa di c...». Dopo l’anno sabbatico, riecco il vero Comandante. Questa è la prima da avversario, dopo il divorzio sotto la Mole. La Vecchia Signora è tornata ad essere acerrima rivale. Come ai tempi del Napoli e delle polemiche contro gli arbitri (stavolta dirige Di Bello) e le gare differite. È la dodicesima sfida in carriera, con un bilancio negli undici precedenti di tre vittorie, due pareggi e sei sconfitte. Occhio però a farsi depistare: lo score parte da Arezzo, in Serie B (2-2), passa da Empoli (2 ko), prima delle scontri partenopei, nel 2016 e nel 2018 per il tricolore. Poi il Chelsea e lo sbarco a Torino nel 2019 per provare una volta la sensazione di essere l’italiano favorito per vincere. Riuscirci non significa essere soddisfatto e felice: «Abbiamo vinto uno scudetto senza nemmeno festeggiarlo, andando ognuno a cena per fatti suoi.

Era tutto scontato nell’ambiente». Alla Juve, insomma, Sarri ha inciso in bacheca il suo nome, ma la Juve non ha lasciato nulla nel suo cuore. Alla Lazio invece soffre, combatte, ogni piccolo passo lo fa godere. Figuriamoci adesso che la squadra biancoceleste è cresciuta veramente e, soprattutto in casa contro le grandi, sa far male. C’è quasi il tutto esaurito per dopodomani alle 18, 42mila biglietti staccati per il big match: «I tifosi biancocelesti mi stanno sorprendendo». Non aveva avuto certo queste parole per quelli con «la maglia a righe». Maurizio aveva sostituito Allegri in bianconero, è stato l’ultimo a cucirsi il tricolore, ma ora vuole tornare a batterlo con una rosa sulla carta inferiore. Anche se la classifica mostra i biancocelesti tre punti sopra e un bellissimo quinto posto a -1 dall’Atalanta quarta a quota 22. E il meglio deve ancora venire, perché a Sarri è tornata la voglia di allenare e costruire. È libero da una storia finita male, a Formello gli hanno spalancato la porta per la rivoluzione. 

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