Empoli, il presidente Corsi: «Sarri si inventerà una Lazio da sogno»

Empoli, il presidente Corsi: «Sarri si inventerà una Lazio da sogno»
di Alberto Abbate
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Mercoledì 18 Agosto 2021, 07:30

Corsi e ricorsi storici. Il presidente dell’Empoli, Fabrizio Corsi, non vede l’ora di riabbracciare fra tre giorni al Castellani l’ex tecnico Sarri. Un esordio di Serie A ricco d’emozioni per l’Empoli, tornato nel massimo campionato dopo due anni. Quanti ricordi: «Sono orgoglioso di aver lanciato Maurizio nel calcio che conta insieme a Marcello Carli. Allora ci siamo tolti parecchie soddisfazioni, oggi lui è uno degli allenatori più forti e vincenti». 
Lo hanno accolto come un Messia, i laziali. 
«È normale. Parliamo di un personaggio, che calamita i riflettori proprio per i suoi modi antichi. Fosse per lui non parlerebbe mai. Alla Lazio dovrà farlo per forza in un ambiente esigente, anche se ama più lavorare e pensare alla squadra giorno e notte. Quella è la sua malattia. Quando però Maurizio apre bocca, non dice mai cose banali. È un grande motivatore di uomini. La Lazio è un top club, ci metterà del suo e riuscirà esaltare i giocatori. A Napoli dopo 15 giorni fece esplodere Albiol e Higuain, mi aspetto lo stesso con Immobile e altri campioni».
Quanto è rimasto legato a Sarri?
«Appena ci ho parlato, mi sono invaghito di lui. Rimane un vanto per l’Empoli. Sono grato a lui, ma ovviamente anche a Giovanni Martusciello, che arrivò da noi nel 95’ da calciatore con la compagna in gravidanza. Sono sicuro che suo figlio sabato tiferà per noi».
Già l’ex capitano toscano Martusciello. C’è tanto Empoli in questa Lazio.
«Altra persona a me molto cara sia a livello umano che professionale. Dopo l’Empoli, quest’anno farò il tifo per la Lazio. Sono sicuro che a me sabato farà una bella impressione rivedere lui e Sarri, ma sarà un’emozione anche per loro, ancora legati al nostro ambiente».
Quali sono i segreti del Comandante?
«Maurizio è un maniaco del suo lavoro. Tutti pensano che alla Lazio, con due giocatori in più, farebbe meglio. Ma lui si arrangia, non si lamenta e trova sempre soluzioni impensabili. Lui e il suo staff sono dei geni, ma molto alla Lazio dipenderà dall’attitudine dei giocatori». 
Intanto nessun dubbio. La prima si gioca al Castellani.
«Sì, anche se abbiamo ricevuto l’autorizzazione con una settimana di ritardo da Firenze». 
E allora che effetto le farà, dopo un anno, rivedere la gente allo stadio?
«È un punto di ripartenza per tutti. Mi dispiace per il tifo più giovane e intransigente, che ha deciso di rimanere fuori. È una scelta che va rispettata, ma non la condivido. In questo momento tirarsi fuori significa non sentirsi coinvolti in un progetto di condivisione e di ripresa, addossando le responsabilità a chi invece ha fatto pure l’impossibile per non far chiudere le aziende a tutti i livelli». 
Ne sta risentendo il mercato post-Covid, anche alla Lazio tante incognite. 
«Chiaro, anche il calcio è in piena crisi. Noi però non abbiamo mai fatto il passo più lungo della gamba e neanche la Lazio. Secondo me è una delle società più virtuose d’Italia e Lotito è un presidente oculato e molto capace. Il fatto che l’indice di liquidità sia fuori dai parametri mi coglie un po’ sorpreso perché parliamo di un club che ha sempre fatto le cose in maniera giudiziosa a differenza di altre, che si sono riempite di debiti e vanno avanti senza che nessuno dica nulla. Lotito ha preferito scegliere la strada di un percorso corretto e io l’ho sempre apprezzato per questo». 
E ora in panchina può fare il salto proprio grazie a Sarri?
«Parlai con Martusciello anche due anni fa della rosa biancoceleste e lui mi disse che, secondo lui e Maurizio, la Lazio aveva un gruppo quasi da Scudetto, sia dal punto di vista fisico che tecnico.

Quindi, questa squadra ora può regalargli soddisfazioni importanti. E questo può risultare decisivo per un allenatore, anche per spingersi oltre i propri limiti. Oltre il ritorno in Champions, per intenderci». 

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