Coronavirus, rinviate a maggio Juve-Inter e altre 4 partite

Coronavirus, rinviate a maggio Juve-Inter e altre 4 partite
di Emiliano Bernardini
4 Minuti di Lettura
Domenica 1 Marzo 2020, 10:40 - Ultimo aggiornamento: 12:08

Gli stadi restano vuoti ma le porte non si chiudono per il coronavirus. La Lega di serie A ha deciso di rinviare al 13 maggio le cinque partite che si sarebbero dovute giocare oggi senza tifosi. Prima tra tutte la super sfida scudetto tra Juve e Inter. I bianconeri salvano l'incasso da 5 milioni e il Paese evita un danno d'immagine in tutto il mondo. Un ribaltone arrivato dopo il Consiglio dei Ministri fiume di venerdì e all'inizio di un sabato che ha scatenato caos e polemiche. A vincere è stata la linea portata avanti da parte del calcio con in testa il patron della Juve, Andrea Agnelli preoccupato più dal danno economico che avrebbe subito che da quello possibile a livello sportivo. Una strategia che è stata condivisa dal presidente del Coni, Giovanni Malagò, dal ministro dello sport, Vincenzo Spadafora e dal numero uno della Figc, Gabriele Gravina. Si è scelta dunque la strada del rinvio pur consapevoli che i recuperi creeranno tantissimi problemi a causa di un calendario intasatissimo.

Partite rinviate per coronavirus, scontro Marotta-La Russa: la polemica interista anti Juve

IL RINVIO
Non si giocano Udinese-Fiorentina (in programma ieri alle 18) e le gare previste oggi Milan-Genoa, Parma-Spal, Sassuolo-Brescia e in serata appunto Juve-Inter. Slitta anche la finale di Coppa Italia sarà conseguentemente programmata per il giorno mercoledì 20 maggio 2020. La sede è però in bilico: la Uefa ha infatti bisogno di avere a disposizione lo stadio Olimpico da lunedì 18 maggio (tanto che nell'ultima di campionato Lazio e Roma giocheranno entrambe in trasferta), quindi si dovrà trovare un nuovo impianto per la finalissima: molto probabilmente si giocherà a San Siro. Si deciderà subito dopo le due semifinali della prossima settimana.

PROTESTA IN VIA ROSELLINI
Se da un lato il partito del rinvio ha esultato, dall'altro c'era chi avrebbe voluto giocare anche con le porte chiuse. Questione di prospettive. Non nasconde il proprio fastidio l'Inter. L'ad nerazzurro, Beppe Marotta, si è detto «sorpreso» dalla tempistica della decisione. «Non voglio aprire una polemica, ma tutto poteva essere gestito meglio. Siamo in un momento straordinario del nostro Paese, ma facendo autocritica la cosa poteva essere affrontata prima e si poteva arrivare a questa decisione non all'ultimo momento». Furibondi i tifosi che si sono sfogati sui social a colpi di hashtag #CampionatoFalsato. Se l'Inter, infatti, dovesse raggiungere sia la finale di Europa League che quella di Coppa Italia si troverebbe poi a giocare otto partite dal 3 al 27 maggio, oltre a non avere una data possibile per il recupero con la Samp. La Curva Nord nerazzurra ha esposto uno striscione sotto la sede della Lega di A in via Rosellini a Milano con scritto: «Calciopoli... ci risiamo?». Anche leader della Lega, noto tifoso milanista, Matteo Salvini ha polemizzato: «Porte aperte o porte chiuse, per me, si doveva giocare e offrire agli Italiani qualche ora di serenità e al mondo un'immagine di tranquillità».

I GIALLOROSSI
E par condicio la chiedono anche il tecnico della Roma Paulo Fonseca e del Lecce Fabio Liverani. «Per non avere dubbi sulla regolarità sportiva penso sia giusto far giocare tutte le squadre a porte aperte o a porte chiuse o, al contrario, rinviare l'intera giornata di campionato, per garantire la regolarità del torneo», ha chiosato il portoghese, condiviso dal collega del club salentino: «Come al solito in Italia si prendono decisioni a vantaggio solo di pochi, decisioni senza senso e senza logica», come quella di non vietare la trasferta ai tifosi bergamaschi a Lecce che saranno (poco meno di 200) comunque sottoposti a termoscanner al loro arrivo. Polemiche che non sono piaciute al Ministro dello Sport Spadafore che se da un lato ha espresso «soddisfazione per la collaborazione che in queste ore è stata dimostrata da Figc e Leghe Calcio e anche dal Coni», dall'altro ha detto di trovare «inaccettabile, in un momento come questo, giudicare le scelte secondo una visione di parte.

Come la politica, così lo sport dovrebbe essere in grado di andare oltre il proprio diretto interesse. Tutti noi, in queste ore, dobbiamo scegliere le priorità e devono poter prevalere le ragioni della prudenza e della tutela della salute pubblica». Ribadendo che «i vertici del mondo sportivo, unanimemente, hanno optato per il rinvio». «In questo momento la salute dei cittadini è la priorità assoluta del nostro Paese. Di conseguenza tutto lo sport deve adeguarsi a questo stato d'emergenza e prendere decisioni, magari anche impopolari, ma in linea con le necessità di riportare tutti i settori della vita civile al più presto alla normalità» le parole del presidente del Coni, Giovanni Malagò,

COPPA ITALIA APERTA
A rendere tutto ancora più caotico la scelta di che vedrebbe Juventus-Milan, gara di ritorno valida per le semifinali di Coppa Italia in programma mercoledì sera all'Allianz Stadium, a porte aperte con il solo divieto di accesso per i tifosi provenienti dalla Lombardia, dal Veneto e dall'Emilia Romagna.
 


 

© RIPRODUZIONE RISERVATA