Scommesse, pugno duro con il Catania: chiesta la retrocessione in LegaPro. Pulvirenti: vendo tutto

Scommesse, pugno duro con il Catania: chiesta la retrocessione in LegaPro. Pulvirenti: vendo tutto
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Martedì 11 Agosto 2015, 14:38 - Ultimo aggiornamento: 16 Agosto, 18:00
Retrocessione in Lega Pro con una penalizzazione di 5 punti nella stagione 2015/2016 e cinque anni di inibizione per il patron Antonino Pulvirenti. È la richiesta del procuratore Figc, Stefano Palazzi, al Tribunale nazionale federale per il Catania nel processo al calcioscommesse. Al club etneo viene riconosciuta l'attenuante per la collaborazione. «La collaborazione è empre rarissima e merita una valutazione premiale, l'omertà è spezzata con questi elementi collaborativi», ha detto il procuratore Figc, Stefano Palazzi, chiedendo al Tribunale Federale Nazionale la sanzione ridotta per il Catania e il patron Pulvirenti in base all'articolo 24 del Codice di Giustizia Sportiva applicabile «in caso di ammissione di responsabilità e di collaborazione fattiva». La Procura Figc ha chiesto, inoltre, cinque anni di inibizione più preclusione, più altri tre anni di inibizione e un'ammenda di 60mila euro, per l'ex ad Pablo Cosentino e il dirigente Piero Di Luzio. Stralciata la posizione dell'agente dei calciatori Michele Arbotti, attualmente agli arresti domiciliari.

Daspo a Pulvirenti e Cosentino
Stadi e manifestazioni calcistiche vietate per 5 anni per l'ex presidente del Catania Antonino Pulvirenti e l'ex ad Pablo Cosentino. Questa invece la disposizione del questore di Catania Marcello Cardona che ha firmato il Daspo, per ordine pubblico, a carico dei due ex dirigenti indagati nell'ambito dell'inchiesta «I treni del gol» su alcune partite comprate dal Catania per evitare la retrocessione dalla Serie B. Accertamenti sono stati eseguiti da Divisione anticrimine e Digos.

Il divieto di accesso ai luoghi dove si svolgono manifestazioni sportive per Pulvirenti e Cosentino è stato emesso anche perchè, è stato sottolineato, «si è registrato a livello mediatico un imponente e preoccupante coinvolgimento di persone sfociato il 20 giugno scorso in una manifestazione di protesta alla quale hanno partecipato 2.500 persone che scandivano cori e slogan contro Pulvirenti e altri dirigenti del Calcio Catania». Proprio alla luce del diffuso malcontento registrato nella tifoseria locale, sottolineano dalla questura di Catania, si ritiene che la semplice presenza di Pulvirenti negli impianti sportivi dove gioca la squadra etnea «possa rappresentare un concreto pericolo per l'ordine e la sicurezza pubblica».
Il Daspo, si ribadisce quindi, «è emesso per preservare Pulvirenti, Cosentino e tutti gli altri soggetti coinvolti nella vicenda giudiziaria da concreti rischi per la propria incolumità».


«Basta con il calcio, vendo tutto»
«Era la mia prima volta e anche l'ultima perchè esco definitivamente da questo mondo». Così il patron del Catania, Antonino Pulvirenti al termine del processo al Calcioscommesse in cui la Procura Figc ha chiesto la retrocessione del club in Lega Pro a -5. «Ho messo tutto in mano a un avvocato - aggiunge -. Esco da proprietario del club. Richieste leggere? Ho collaborato sin dall'inizio. Evidentemente il Procuratore Palazzi ha ritenuto questo atteggiamento congruo, ma io con questo chiudo col calcio».

«Ho fatto i nomi di altri giocatori e situazioni che sono coperte da segreto, il procuratore deve fare ulteriori indagini», spiega Pulvirenti in merito alla sua audizione in Procura Figc chi gli è valsa l'attenuante nelle richieste di Palazzi al Tribunale Federale Nazionale. «Il Catania sopravvive? Aspettiamo la sentenza - rileva il patron dei rossazzurri al termine del processo -. Il Catania esce fuori da una situazione per colpa mia. Non so alla fine se ha beneficiato di qualcosa, il tempo lo dirà. Io ero in una situazione dove sono stato pesantemente minacciato, a Catania non è semplice. Mi sono stati recapitati dei proiettili con delle minacce di morte a me e alla mia famiglia. Ho fatto un errore, dovevo essere più forte». Sul Daspo comminatogli oggi dal questore di Catania, invece: «Vedremo di fare ricorso, mi sembra una pena eccessiva - conclude -. Di solito viene dato in caso di atteggiamenti violenti, non credo di aver usato violenza contro nessuno. Io il Daspo già me lo sono dato da solo perchè non assisterò più alle partite nemmeno da spettatore».