Roma, Belotti: «Felice per il rinnovo. Europa League? Ci riproveremo l'anno prossimo»

L'attaccante giallorosso ha affrontato tanti temi per celebrare il suo prolungamento fino al 2025

Roma, Belotti: «Felice per il rinnovo. Europa League? Ci riproveremo l'anno prossimo»
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Domenica 25 Giugno 2023, 16:56

Andrea Belotti e la Roma, una storia d'amore destinata a continuare. Arrivato la scorsa estate a parametro zero dal Torino, nei giorni scorsi per l'attaccante giallorosso è scattato il rinnovo automatico fino al 2025. Una soddisfazione che il centravanti ha commentato in una lunga intervista concessa ai canali ufficiali del club capitolino: «Per me è un’emozione grandissima, fin dal primo momento che ho messo piede dentro Trigoria ho capito l’importanza di questa squadra, di questa gente, di questa città. È qualcosa che si può percepire soltanto quando si è dentro al 100%, qualcosa di talmente importante che mi rende orgoglioso. Vivo questo prolungamento come una tappa di un percorso iniziato un anno fa».

«Ringrazio Tiago Pinto per avermi dato l’opportunità di giocare per la Roma», ha continuato, «lo staff e il mister per avermi messo in condizione di farlo nel migliore dei modi e per aver creduto in me, ma anche i miei compagni che mi hanno subito fatto sentire parte di una famiglia. Sono arrivato praticamente sul gong del mercato estivo, quindi il mio ambientamento poteva risultare difficile. Invece la bontà, la disponibilità dei miei compagni, che si sono dimostrati prima uomini e poi compagni, mi ha permesso di integrarmi subito e nel miglior modo possibile. È stato davvero facile».

Il Gallo ha ripercorso la sua prima stagione alla Roma partendo dalla fine, dalla delusione per la finale di Europa League persa contro il Siviglia e dal successo con lo Spezia all'ultima giornata: «Sarebbe stato un epilogo perfetto, purtroppo però il portiere è stato bravo, così bravo che non ci hanno dato neanche il calcio d’angolo. Posso solo provare ad immaginare cosa sarebbe successo se quella passa fosse entrata (il riferimento è a quell'occasione avuto sul sinistro in pieno recupero, ndc). Quella con lo Spezia invece è stata una partita importantissima per noi perché vincere ci ha permesso di qualificarci in Europa League, una competizione in cui abbiamo sfiorato il trionfo quest’anno e che magari l’anno prossimo proveremo a vincere. Il giro di campo ci è sembrato il minimo per questi tifosi, per tutto l’affetto e il sostegno che ci hanno dato in ogni partita, che fosse in Coppa Italia, in campionato o in Europa League. Si sono sempre fatti sentire attraverso ogni sold-out all’Olimpico, il settore ospiti sempre pieno in trasferta, anche per la finale di Budapest sono arrivati in tantissimi. Questo omaggio ai tifosi era un ringraziamento sentito da tutti noi».

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Il feeling con i tifosi è nato subito: «Io penso che abbiano capito il mio modo di vedere il calcio, di vivere il calcio, di vivere la partita.

Non mi risparmio mai e questo penso sia stato apprezzato. Non posso far altro che ricambiare tutto il loro affetto cercando di fare sempre di più, di migliorarmi ogni giorno sotto ogni punto di vista». Nessun dubbio su quale sia stato il segreto della Roma in questa stagione: «La squadra ha risposto sempre presente. Anche nei periodi più difficili della stagione siamo stati compatti, sempre. Va detto che la forza di questa squadra è proprio il gruppo, non ho mai avuto dubbi su questo. Ogni giocatore infortunato o alle prese con qualunque problema ha sempre stretto i denti per esserci. Questo fa capire che ognuno di noi è disposto a sacrificarsi per la Roma. All’interno di una squadra io penso che in ogni momento, nel bene e nel male, ci si aiuti tutti insieme. La Roma la definisco famiglia perché da quando sono entrato qui dentro ho capito quanto questo legame non riguardi soltanto i singoli giocatori: ognuno di noi è legato allo staff, ai fisioterapisti, ai dirigenti, ai magazzinieri. È una grande famiglia in cui ognuno è disposto a dare il proprio contributo».

E il primo ad essersi sacrificato in questa stagione è stato proprio Belotti che ha giocato prima con una frattura alla mano e poi  con una alla costola: «Non ci ho mai pensato due volte, è stata una cosa naturale perché la priorità è sempre stata quella di aiutare i compagni. Nonostante il dolore, soprattutto quello alla costola». Il gesto è stato sottolineato anche da Mourinho: «Il mister mi ha riempito di più il cuore perché ha capito lo sforzo che avevo fatto per aiutare la squadra. Quell’abbraccio all’Olimpico al momento della mia sostituzione durante la partita contro l’Inter è una delle cose che mi porterò dentro per sempre perché è stato talmente sincero e vero che mi è arrivato dritto al cuore. Da una parte mi ha reso orgoglioso per aver stretto i denti, dall’altra mi ha fatto apprezzare ancora di più il nostro allenatore che, nonostante tutti i titoli vinti, umanamente è unico, non se ne trovano così in questo mondo».

Proprio su Mourinho: «è un vincente: ti fa capire l’importanza di una vittoria e ti insegna a voler vincere sempre, partita dopo partita. E poi ha una grande dote, ha una forte empatia con i ragazzi. Quando tu pensi di dare il 100% lui è in grado di tirarti fuori il 130%, riesce a spingerti oltre i propri limiti, e non di poco. Ci sono stati dei momenti di delusione, ma la squadra non si è mai rassegnata, anche dopo la finale persa a Budapest non abbiamo mollato e siamo riusciti a vincere l’ultima di campionato davanti ai nostri tifosi. La rassegnazione non abiterà mai in noi».

 

Belotti sa già dove migliorare nella prossima stagione: «Sotto il punto di vista realizzativo non è stata una stagione positiva, purtroppo è capitato, ma l’unico modo che conosco per ribaltare le cose è quello di lavorare ogni giorno». Tanti i ricordi felici in ogni caso di questo primo anno in giallorosso: «Ci sono tante cose che non dimenticherò. Una di quelle che ricorderò per sempre è la partita di ritorno contro il Feyenoord in casa. I loro tifosi non potevano esserci e per la prima volta ho visto tutto lo stadio interamente giallorosso. Ricordo perfettamente il momento in cui è partito l’inno e poi l’immagine dell’Olimpico pieno. Mi ha fatto venire i brividi, la pelle d’oca».

Immediato il feeling anche con la città: «A Roma è facile legarsi a diversi luoghi. Ovunque c’è storia. Se fai un giro in auto, il torcicollo è assicurato. Ciò che mi affascina di più è il Colosseo. Quest’anno, ci sono passato diverse volte e, ogni volta, non mi limito a guardarlo, lo ammiro. Uno “stadio” di oltre 2.000 anni fa… semplicemente eccezionale». «A fine agosto dello scorso anno era il giorno della firma», ha raccontato il Gallo, «soggiornavo in hotel. Prenoto un ristorante per festeggiare l’ufficialità del mio arrivo in giallorosso e chiamo un taxi. Arriva il taxi, eravamo in tre. Io mi siedo dietro. Il tassista guarda nello specchietto retrovisore, mi riconosce e dice alla persona seduta davanti: tu ti metti dietro e il Gallo viene davanti. Lo assecondo, partiamo e iniziamo a parlare di moduli, di calciatori del presente e del passato, di cosa si prova a scendere in campo e ogni tanto i discorsi sono intervallati da un "nun ce credo…c’ho il Gallo in macchina!". Arrivati a destinazione, facciamo una foto, mi abbraccia e mi fa: "te devo di’ ‘na cosa… te stimo tanto, ma so’ della Lazio… e te vojo bene lo stesso"».

Belotti ha raccontato anche un altro aneddoto direttamente dallo spogliatoio: «Lo spogliatoio è sacro e inviolabile. C’è però una cosa che accade nel pullman, quando siamo a poche centinaia di metri dallo stadio. I tifosi ci circondano d’affetto e per caricarci battono con le mani sulla carrozzeria del pullman. Loro non lo sanno, perché abbiamo i vetri oscurati, ma ci caricano talmente tanto, che dopo un po’, iniziamo anche noi a battere sui finestrini con l’adrenalina già ad altissimi livelli e ancora non siamo entrati nello stadio. Sono fantastici!».

L'ultimo messaggio è per i tifosi: «Ci tengo a ringraziarli per tutto il sostegno che ci hanno dato e che sono sicuro daranno sempre per questa maglia. Noi non possiamo far altro che scendere in campo con l’unico obiettivo di regalar loro soddisfazioni, fare il nostro massimo per portare a casa dei trofei o delle gioie che rimarranno impresse dentro di noi».

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