Forse scomodare Cristoforo Colombo e Amerigo Vespucci è troppo, fatto sta però che in questo periodo l’attenzione è parecchio puntata sugli oceanici italiani che forse mai come oggi, per massa critica e risultati, hanno gli occhi addosso, specie dei navigatori transalpini, da sempre quasi monopolisti di questo tipo di vela.
Calato il sipario sulla bella vittoria della Minitransat in classe Serie da parte del romagnolo Luca Rossetti sul suo Mino 6,50 Race= Care, la seconda volta di un italiano dopo Ambrogio Beccaria che si impose nel 2019, ora l’attenzione è tutta sulla Transat Jacques Vabre dove all’ultimo rilevamento Ambrogio Beccaria, ancora lui, con Alla Grande Pirelli, Class 40 progettato e costruito a Genova al cantiere Sangiorgio Marine di Edo Bianchi, continua a mantenere la testa della flotta dei 44 iscritti ( 37 ancora in gara) quando mancano circa tre giorni all’arrivo in Martinica.
Il giovane, determinato, preparato ingegnere milanese corre questa transatlantica sulla rotta del caffè insieme a Nicolas Andrieu e tra i suoi avversari maggiori, anche se amico, c’è il torinese Alberto Bona con IBSA che dietro di lui si alterna tra il 2° e il 4° posto, mentre il portabandiere del Circolo Canottieri Aniene Andrea Fornaro con Influence 2, scafo fratello di Alla Grande Pirelli, varato però circa un anno dopo all’inizio della passata estate, combatte intorno al 6° posto. Un ottimo risultato complessivo, e considerata la performance dei due scafi del cantiere Sangiorgio, un gran peccato che Alberto Riva con il suo nuovissimo Acrobatica si sia dovuto ritirare a causa di un infortunio mentre era a prua nella tempestosa prima tratta da Le Havre a Lorient dove i concorrenti hanno dovuto attendere il passaggio di una pericolosa perturbazione.
Global Solo Challenge: partito Andrea Mura
La Global Solo Challenge è un giro del mondo in solitario senza scalo e senza assistenza a partenze scaglionate. Nel senso che i 18 concorrenti in gara hanno incominciato, a seconda delle proprie dimensioni e caratteristiche, a partire ad agosto. I più lenti prima, e via via gli altri. Ad Andrea Mura 59 anni, cagliaritano, l’ora x è scattata in Galizia sabato 18 novembre. La sua sfida durerà circa 120 giorni, 4 mesi, tanto il tempo stimato per compiere la circumnavigazione del globo col suo 50 piedi Vento di Sardegna acquistato nel 2007 da Pasquale De Gregorio, il navigatore solitario romano che alla carriera in Banca d’Italia a un certo punto ha scelto la navigazione oceanica.
La sua è una one man challenge. In qualche modo una revanche per il Vendée Globe mancato, quando nel 2015 era partito con la costruzione di un IMOCA 60 presso Persico Marine, il cantiere di Luna Rossa, ma poi per mancanza di fondi il progetto era abortito e la barca era stata venduta a un navigatore olandese. Fine di un gioco. Per evitare però che, con l’avanzare dell’età, quello del giro del mondo diventasse un sogno mancato, nonostante i due figli piccoli nati nel frattempo, ecco Andrea preparare il suo fido 50 piedi Vento di Sardegna, con il quale ha vinto tra l’altro, una Route du Rhum, primo italiano, una Middle Sea Race, due Ostar e cinque Roma x 2, e decidere di prendere il largo.
Se non ora quando per questo velista velaio che parte derivista di successo ( 420, 470, Tornado, FD) partecipa alla Campagna di Coppa America del Moro di Venezia e poi passa su barche d’altura top dall’America all’ Europa, compreso il Bribon di Juan Carlos quando era il Re di Spagna. Un’impresa che sicuramente sente più sua e affrontabile della navigazione in Parlamento dove è entrato nel 2018 come deputato 5 Stelle con l’ obiettivo di sensibilizzare sulle tematiche relative al mare, ma poi dopo nemmeno 6 mesi, ha lasciato dimettendosi.
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