Fantasma dell'Opera, Cecilia Bartoli: «La mia nuova sfida all'Opéra di Montecarlo»

Cantante lirica da cinque Grammy, la direttrice presenta la sua prima stagione con il musical, lirica, concerti e recital. In Giulio Cesare in Egitto sarà una Cleopatra innamorata ma con il cervello e con Malkovich duelli di genere

La cantante lirica Cecilia Bartoli, romana, 57 anni, nella Salle Garnier dell'Opéra de Monte-Carlo
di Simona Antonucci
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Lunedì 2 Ottobre 2023, 15:35 - Ultimo aggiornamento: 17:38

Valzer di Strauss? Lo Schiaccianoci? Musica sacra? Le feste di Natale e Capodanno all’Opéra de Monte-Carlo quest’anno si trascorrono in compagnia di un fantasma. «Il Fantasma dell’Opera di Webber che finalmente sono riuscita a riportare a casa», spiega Cecilia Bartoli, cantante lirica da cinque Grammy (lo stesso numero di Pavarotti con cui ha registrato tanti duetti), e da oltre dieci milioni di album venduti. «Dal 1986 è stato rappresentato in tutto il mondo, mai sul suo palcoscenico. Il musical è ambientato all’Opéra Garnier di Parigi, un’incredibile storia d’amore che si consuma tra palchetti e sotterranei del teatro ottocentesco. E la Salle Garnier di Montecarlo, realizzata dallo stesso architetto, è la versione in scala ridotta della gemella francese. Persino il lampadario, quello che nel racconto precipita sulla platea, è identico. Certo, prima del debutto, dobbiamo ricordarci di fissarlo bene!».

Romana, 57 anni, cantante d’opera mondiale, dal 2012 direttrice del Festival di Pentecoste a Salisburgo (rilevato in uno stato di salute non proprio roseo, ne ha fatto un appuntamento immancabile), è ora alla guida (unica donna in assoluto) della sala del Principato di Monaco, «proprio accanto al Casinò», e presenta il suo primo cartellone. Oltre al “ricongiungimento familiare” del “Fantasma dell’Opera” (nuova produzione realizzata con Temple Live Entertainment e Broadway Italia, in versione originale con un cast di specialisti, Ramin Karimloo e Amelia Milo, regia di Federico Bellone, 16-31 dicembre), opere, concerti, recital: la “Messa da Requiem” di Verdi (dirige Barenboim, il 2 novembre), un omaggio a Caruso (dirige Pappano, canta Kaufmann il 19 novembre), il “Don Carlo” (regia di Davide Livermore, 22/26 novembre), “Cavalleria Rusticana”, “Gianni Schicchi”, “La Fille du Régiment”, “Giulio Cesare in Egitto” di Haendel (24/30 gennaio), con la regia di Livermore e la Bartoli nei panni di Cleopatra: «Una donna innamorata che però usa il cervello, mentre il fratello sa soltanto tagliare le teste», spiega la regina del barocco annunciando le sue prossime tournée in compagnia della sovrana egizia, «a Parigi, Bruxelles, Lussemburgo e Amsterdam, a ottobre.

E poi a luglio a Vienna».

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Dopo aver rivitalizzato il Festival di Pentecoste che progetti ha per questo suo nuovo teatro?

«Rubare al Casinò qualche habitué... Scherzo. Vorrei avere un pubblico vario, nuovo, anche giovane. E ho costruito un cartellone che spazia in più generi, compreso il musical, con questa nuova produzione interpretata da star del settore. Anche perché quando ho cantato in “West Side Story” con Dudamel mi sono entusiasmata. E sono molto divertita da questa nuova opera, “Raffa in the Sky”, a Bergamo, che ho visto l’altra sera. Bene. Bisogna osare».

Non è la sua unica incursione pop. Nel disco omaggio a Farinelli si è presentata con baffi e barba, giocando sulla fluidità di genere. Le piace provocare il mondo accademico?

«Farinelli era una celebrità, una vera pop star, come molti cantanti lirici castrati. Avevano voci femminili dentro corpi maschili, con estensioni fino a 3 ottave. Esibizioni che creavano stupore. L’illusione era alla base del gusto barocco. La mia sfida nell’affrontare questo repertorio è quella di riportare quel tipo di sonorità in un corpo da donna. Ma la nostra capacità polmonare non è la stessa».

Lei è stata incoronata regina delle coloriture, del belcanto, e ora anche del barocco per aver acceso i riflettori su un repertorio considerato per specialisti. Ora molto in voga. Si diverte?

«Molto. È una musica che regala meraviglia, fuochi d’artificio. Motivo per cui ho creato un’orchestra con giovani da tutto il mondo. L’idea mi è venuta mentre lavoravo a un progetto sui compositori italiani alla corte russa, nel Settecento: per eseguire questi gioielli andava fondato un gruppo di specialisti, con strumenti d’epoca. Ho preso coraggio e ho bussato al castello, chiedendo aiuto a Carolina e Alberto di Monaco. E così dal 2016 ho questi compagni di avventura, Les musiciens du Prince di Monaco, che mi seguono in tour, a Salisburgo, ovunque».

In cartellone anche molti amici, Pappano, Lang Lang...

«Lang Lang l’ho incontrato in occasione di un omaggio a Maria Malibran. E ora mi accompagna in un recital di arie di Rossini, Bellini, Donizetti. Con Pappano ci siamo conosciuti una vita fa. Nei giorni della caduta del muro di Berlino. Eravamo lì, c’era un clima difficile. E poi abbiamo fatto tante cose insieme. Tanto Rossini».

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Cantando Rossini ha incantato Pippo Baudo. Che cosa ricorda del suo debutto?

«Oggi si parla molto di talent, ma Baudo, già nell’85, portava debuttanti in tv. La Rai selezionava giovani nei conservatori e mi scelsero per “Fantastico 6”. Cantai l’aria di Rosina e poi un duetto con la Ricciarelli. Io da allora cominciai a lavorare e loro due cominciarono a frequentarsi. Magie di Rossini».

In cartellone il suo nome è accanto a quello di John Malkovich. Che succede?

«In “Their Master’s Voice” faremo incontrare il compositore e maestro napoletano delle più grandi voci del Settecento, Nicola Porpora, con i suoi allievi, Farinelli e Caffarelli. Un racconto teatrale e allo stesso tempo una festa musicale, che porteremo nella tournée di Barocchissimo alla Staatsoper di Vienna, con le grandi arie di castrato dell’epoca barocca, in un “duello di generi”».

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In arrivo anche un disco?

«L’anno prossimo. Partirò da “Casta Diva” e ci girerò un po’ intorno, creando collegamenti inediti».

Spesso, parlando della sua carriera, viene sottolineato il suo lato imprenditoriale, quasi fosse un neo. Giusto?

«Una donna non può saper fare tutto...», risponde ridendo.

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