Isabelle Huppert a Romaeuropa in “Lo zoo di vetro”: «Segreti e bugie, così una famiglia può esplodere»

Isabelle Huppert, diva francese da centoventi film e più di trenta spettacoli teatrali presenta Lo zoo di vetro creatura del drammaturgo statunitense Tennessee Williams a Romaeuropa Festival il 23 e il 24 settembre. La regia è affidata a Ivo van Hove

Isabelle Huppert in “Lo zoo di vetro”, regia di Ivo van Hove, per il Romaeuropa Festival
di Simona Antonucci
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Sabato 23 Settembre 2023, 20:27

«Mi è capitato spesso di vedere a teatro Lo zoo di vetro di Tennessee Williams. Grande classico. Alcune volte ho avuto la sensazione che fosse datato, altre mi sono emozionata per la profonda contemporaneità del testo. Ora che tocca a me interpretarlo, sono Amanda, mi sono chiesta come rendere mia questa madre, invadente come tutte le madri. E ho scelto di regalare a questa donna che vive in un universo a parte con i suoi figli, energia, vitalità e un bel po’ di follia».

Isabelle Huppert, diva francese da centoventi film e più di trenta spettacoli teatrali, due Coppe Volpi, una nomination agli Oscar, un Leone d’Oro alla carriera a Venezia, presenta la famiglia Wingfield, creatura del drammaturgo, scrittore, sceneggiatore e poeta statunitense, protagonista dello spettacolo in scena per Romaeuropa Festival, il 23 (ore 19) e il 24 settembre (ore 15 e ore 20) al teatro Argentina.

La regia è affidata a Ivo van Hove (con un repertorio che va dai grandi classici shakespeariani all’Opera, compresi Broadway e sceneggiature cinematografiche); scene, avvolte da un tappeto di peluche, e luci di Jan Versweyveld, spesso al fianco di Van Hove; sul palco anche Justine Bachelet (Laura), Cyril Guei (Jim), Antoine Reinartz (Tom). «Il regista ha creato uno spazio chiuso, sotterraneo e molto materico, isolato dal mondo, e lì dentro con sentimenti esasperati, diventiamo noi gli animali dello Zoo di Williams».

Un amore materno ossessivo, una famiglia che diventa un fardello: che cosa la incuriosisce di questa storia?

«È un lavoro molto autobiografico. L’autore racconta anche di se stesso, della sorella con un deficit mentale grave, della madre indiscreta, intrigante. Ma la cosa più affascinante è stata il percorso con il regista. Non abbiamo parlato granché. Poco per volta ha costruito la scena a modo suo, ha reinventato il ritmo e ha trasportato gli universi creati da un Tennessee Williams di 27 anni in un mondo contemporaneo».

Chi sono i Wingfield? Come li immagina?

«Una famiglia che conserva segreti. Bugie. Persone fragili con dei sogni che non realizzano mai. La madre forse non vede l’omosessualità del figlio, nasconde a se stessa la malattia della figlia.

Tutti aspetti che alimentano una pentola a pressione pronta ad esplodere».

Un impegno teatrale, tra un set cinematografico e un altro. Cambia qualcosa nella sua interpretazione?

«Per me, fare cinema o teatro è la stessa cosa. Anche se non è la stessa cosa. Io mi comporto nello stesso modo. I registi che incontro, a prescindere dal contesto, set o palco, considerano gli attori come persone e non personaggi. Un approccio che considero indispensabile».

Claude Regy, Bob Wilson ora Van Hove: i direttori con cui lavora richiedono prove impegnative. Una sua scelta?

«Molto spontaneamente vengo attratta da registi anche un po’ visionari. È normale per un’attrice coltivi curiosità. Ma non le chiamerei sfide. Di registi unici come Wilson ci si fida e basta».

Ora incontrerà Romeo Castellucci.

«Sì. Mi ha cercata lui. E sono molto contenta. Faremo Racine. Sarò Berenice. A marzo, al Théâtre de la Ville che ha riaperto dopo sei anni di restauri».

Altri progetti?

«Un film con Patricia Mazuy. Con lei ho già fatto Saint-Cyr. Un bel ritorno».

È appena uscito nelle sale “La verità secondo Maureen K”, dal libro di Caroline Michel-Aguirre “La Syndicaliste”. Lo presenti lei.

«E ̀la vera storia di Maureen Kearney, rappresentante sindacale della centrale nucleare di una multinazionale francese, che divenne un’informatrice, denunciando accordi top-secret che scossero il settore nucleare francese. Interpreto un personaggio discutibile, misterioso, che si trova a vivere un’avventura che la sovrasta. Ho incontrato Maureen Kearney, ma quando le riprese erano già avviate. E credo che fosse soddisfatta».

E lei è soddisfatta della sua carriera? O c’è un personaggio che vorrebbe interpretare?

«No. Anche perché non è così che vanno la vita e il lavoro. Le scelte si susseguono anche un po’ per caso». 

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