Zucchero con gli amici infiamma il Madison Square Garden

Zucchero con gli amici infiamma il Madison Square Garden
di Marco Molendini
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Venerdì 25 Aprile 2014, 15:49 - Ultimo aggiornamento: 26 Aprile, 00:08

NEW YORK Festa americana per l'amico Sugar, che in America prudentemente si fa chiamare Zucchero e basta.

Il luogo è di quelli prestigiosi, il Madison Square Garden anche se non è la sala grande ma il teatro, che comunque conta cinquemila posti. Quanto basta per trasformare la notte di Adelmo Fornaciari da Roncocesi in una notte da mettere nel suo album dei ricordi storici. Intanto a condire l'impresa c'è una sopresa non comune per gli artisti di casa nostra: la sala è gremita (anche se un paio di settori sono stati prudentemente chiusi), il pubblico è caldo, ci sono molti italiani, ma anche un bel po' di americani.

Quanto al concerto, è un'indubbia parata di stelle che ruotano attorno alla musica del bluesman padano, ma non solo. C'e la banda degli amici d'Italy, Elisa, Fiorella Mannoia venute fin qui per lui e c'è Jovanotti ormai newyorkesizzato.

Poi ci sono gli altri, gli ospiti internazionali: dall'amico Sting, che qui ha casa, una bellissima casa su Central Park, al mitologico Sam Moore, settantanovenne istituzione dalla black music, al vocalist dei Mana Fher.

Manca solo Nile Rodgers, il chitarrista e frontman degli Chic, che ha dato forfait all ultimo.

Ma per Sughero, come lo chiamano qui, è festa grande, quasi tre ore di musica, con il groove che piace a lui, una band che pesta, ha due batteristi e uno e un vero colosso come Horacio El Negro Hernandez, un palco efficace ed elegante con un bel corredo di luci. Comincia lui a menare le danze, addirittura presentandosi da solo in versione acustica, seduto su una seggiola per cantare una canzone che racconta della sua terra, Il suono della domenica.

Ma, quando si accendono le luci sulla band, il clima si fa subito caldo con una dei suoi cavalli di battaglia piu incandescenti, Bacco perbacco seguito da Vedo nero e da una sventagliata di pezzi in inglese da Love is all around a Never is a moment, a Like the sun, a God bless the child. La prima a scendere in campo è Elisa con il pezzo che la lega a Zucchero, che ha scritto per lei la canzone che le ha fatto vincere Sanremo, Luce.

Poi tocca a Fiorella Mannoia per una buona versione italiana di un classico cubano come Guantanamera. La latin side della nottata viene condivisa con Fher dei Mana con un suo pezzo, Labios compartidos, e poi con Baila morena, con il teatro del Madison che si alza in piedi e comincia a ballare. C'e anche un coro gospel a disposzione, una rappresentanza dell'Harlem gospel choir chiamato a sottolineare l'anima black di Overdose d'amore.

Jovanotti irrompe e fa il giovanotto matto, rappa, mescola inglese, italiano e spagnolo, una sorta di itspanglish per sfornare una tiritera rap delle sue e dice: «La vita senza Zucchero è un prodotto troppo amaro che gruppo, che band». Nella vita di Adelmo ci sono stati molti incontri, uno dei piu prestigiosi fu quello con Miles Davis, illustrissimo maestro del jazz , e non se ne dimentca in questa occasione rievocando quell'episodio con Dune mosse mentre la tromba di Chris Botti fa il verso al suo grande collega.

Ma a fare granfigura con la sua voce, il suo senso della musica è la vecchia gloria del soul Sam Moore, che si affianca a Zucchero per cantare You are so beautiful e poi il suo cavallo di battaglia storico, Soul man. L'ultimo ospite, il piu prestigioso arriva nei bis, un altro amico di successo, Sting con due dei suoi pezzi piu belli Mad about you, di cui Zucchero a fatto la versione italiana, Muoio per te, e poi Every breathe you take.

Lo show va al massimo. Ma a Sugar non basta, così evoca anche lo spirito di Luciano Pavarotti in un duetto dall'aldilà su Misere con tanto di filmato. Infine, a chiudere la notte, torna di nuovo il giovanotto matto Jovanotti con Per colpa di chi. E' fatta. Il Madison theatre e conquistato. Ma la campagna d'America non finisce qui. «Ho altre 8 date» racconta Sugar, che ne ha gia messe insieme 40, girando il paese a bordo di uno sleeping bus dove ha una suite per dormire.

«Ci pensavo da tempo a fare un viaggio così, nell'America vera, non dove in genere vanno gli artisti italiani cercando le nostre comunità», ci racconta. E aggiunge: «E' stato un gran viaggio, che mi ha permesso di suonare ma anche di ascoltare, incontrare specie nel Texas e mettere giù appunti per un prossimo album che sicuramente imboccherà una strada blues». Più americano di così.

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