Pierpaola Romano uccisa a Roma, amici e colleghi sotto choc: «È stata un’esecuzione»

A Torraccia, dove viveva la vittima: "Lei era a terra, non si è accorta di nulla"

Pierpaola Romano uccisa a Roma, amici e colleghi sotto choc: «È stata un’esecuzione»
di Marco De Risi Alessia Marani e Camilla Mozzetti
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Venerdì 2 Giugno 2023, 07:54 - Ultimo aggiornamento: 11:35

Chi la conosceva nel quartiere la chiamava Paola anche se il suo vero nome era Pierpaola. Dal 1998 abitava in via Rosario Nicolò, zona Torraccia: «quando arrivò da Caserta era una giovane agente», ricordano alcuni colleghi. Aveva 58 anni ed è stata uccisa con tre colpi da un collega, Massimiliano Carpineti di 13 anni più giovane. In quest'angolo di Roma viveva in un appartamento al primo piano tra quei palazzi un tempo di proprietà dell'Esercito e abitati oggi da molti appartenenti alle forze dell'ordine. Ci era arrivata con suo marito, anche lui poliziotto e qui aveva cresciuto suo figlio Riccardo che ieri stava tornando da Piacenza dove frequenta la scuola allievi agenti. «I nostri figli giocavano a calcio insieme - ricordava ieri una vicina - Paola è sempre stata una donna attenta, in ragione della sua professione certo, ma anche credo per una connotazione personale». I residenti sono sconvolti «una donna che viene uccisa in un agguato, una poliziotta che muore per mano di un altro poliziotto», dicevano.

Poliziotta uccisa a Roma: chi era Massimiliano Carpineti, il poliziotto killer di Pierpaola Romano. Viveva a Cisterna e si era separato da poco

GLI SPARI

Ieri mattina chi era in casa ha sentito gli spari, qualcuno li ha confusi per «colpi che si danno ai tappeti per togliere la polvere» poi c'era anche chi, per il suo trascorso, ha chiaramente capito l'origine di quei suoni. «Tre in successioni, non ho avuto dubbi, erano colpi esplosi da un'arma - spiegava Alfonso, con un passato nell'Arma dei carabinieri - ho preso l'ascensore, abito al quarto piano, e sono sceso: sarà trascorso un minuto e mezzo, ma la signora era già morta, aveva gli occhi sbarrati rivolti al soffitto dell'androne, il corpo supino, le ginocchia piegate». Alfonso è stato uno dei primi a intervenire chiamando con un altro condomino i soccorsi. E dal modo in cui ha trovato il corpo di Pierpaola Romano tutto fa pensare all'agguato. «Per me è stata un'esecuzione, l'ha colpita da dietro all'altezza della nuca e lo dico perché la vittima aveva la borsa a tracolla e dei fogli dell'Asl stretti in una mano.

Se uno ti punta un'arma davanti provi a fuggire, io ho paura che quella povera donna non si sia accorta di niente». Probabile dunque che il suo assassino, Carpineti morto suicida, l'abbia aspettata nell'androne e una volta vedendola le abbia sparato da dietro il primo colpo che l'ha raggiunta alla nuca (altezza orecchio sinistro) e che l'abbia colpita poi altre due volte al petto quando la donna era già in terra. «Non abbiamo provato a rianimarla - conclude Alfonso - era già morta, ma abbiamo chiamato i soccorsi, il suo cellulare suonava». Un'altra vicina, invece, affacciata al balcone ha visto la Chevrolet bianca usata da Carpineti ripartire a folle velocità.

 

I VENTI MINUTI

Meno di un chilometro è l'auto si ferma in un piccolo parcheggio di via Nicola Tamassia. Dall'omicidio al suicidio passano però almeno venti minuti. Sono le 11.30 circa quando la Romano viene uccisa, il killer scappa e si ferma in auto. Passerà del tempo prima che l'uomo decida di usare l'arma di ordinanza contro se stesso sparandosi un colpo alla gamba e un altro sotto al mento. «Erano le 12 quando mio nipote, che ha 15 anni, è passato qui davanti e ha sentito lo sparo, stava andando a casa di un amico e per la paura non si è fermato: alla polizia non ha saputo dire altro se non l'orario».
 
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