Roma, il boss esce dal carcere ma saltano i domiciliari. «Vive in una casa occupata»

Il caso di Pasquale Moccia a Tor Bella Monaca: l’uomo non ha alcun titolo per usare l’appartamento

Roma, il boss esce dal carcere ma saltano i domiciliari. «Vive in una casa occupata»
di Camilla Mozzetti
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Mercoledì 10 Maggio 2023, 07:00 - Ultimo aggiornamento: 07:01

Esce dal carcere ma deve continuare a scontare la pena ai domiciliari con braccialetto elettronico se non fosse che non ha, di fatto, una casa dove poterlo fare. Quella dove pure è stato riaccompagnato non è la sua e non è neanche un regolare assegnatario, trattandosi di un alloggio popolare nel cuore di Tor Bella Monaca. E così Pasquale Moccia, figura di spicco dell'omonimo clan, varca nuovamente le porte del penitenziario come ha stabilito il giudice della I sezione penale del tribunale di Roma che ha comunicato lunedì scorso il deposito dell'ordinanza con la quale p stato disposto il ripristino della misura cautelare in carcere.
LA VICENDA
I fatti sono questi: il due maggio Pasquale Moccia viene scarcerato da Regina Coeli, l'autorità giudiziaria gli ha concesso i domiciliari con controllo elettronico. E così viene accompagnato in via dell'Archeologia 90 (scala E interno 10). L'appartamento si trova al secondo piano ma è di proprietà del Comune di Roma e risulta assegnato ad una romana classe 1973, già residente anagraficamente a questo indirizzo ma trasferitasi lo scorso 14 marzo ad Aprilia. Naturalmente la signora in questione non ha alcun legame né vincolo parentale con Pasquale Moccia e l'uomo, dunque, non ha alcun titolo ad utilizzare l'appartamento. E allora perché è stato riportato in quell'appartamento?

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ABUSIVO
Quell'immobile era occupato abusivamente. Già quando l'uomo fu arrestato (era il 28 dicembre dello scorso anno) ma anche per precedenti detenzioni domiciliari, Pasquale Moccia risultava viverci con una donna del 1992 che tuttavia era residente in via Ferla (strada senza uscita alla Borghesiana). Moccia una casa ce l'avrebbe pure: in base a quanto risulta ad "Aequaroma" né lui né la sua convivente hanno titolo ad usare l'appartamento di via dell'Archeologia 90, ma l'uomo risulta residente in via dell'Archeologia 126 scala E interno 3. Qui solo risulta assegnatario di un immobile che non è assolutamente quello in cui avrebbe voluto scontare i domiciliari e che di fatto da tempo era stato occupato abusivamente.
Nella stessa condizione - ovvero scarcerati e assegnati ai domiciliari ma di nuovo in carcere perché occupanti abusivi - ci sono altri due uomini, arrestati proprio con Moccia lo scorso dicembre.

Tutti furono fermati dopo il "raid" messo a segno di fronte ad un bar di zona consumatosi tra il 22 e il 23 ottobre scorso. Si trattò di una vera spedizione punitiva al locale "Sicilia In" di via Ferdinando Quaglia: non solo botte ma anche colpi di pistola esplosi in aria (uno si conficcò in un appartamento) contro due giovani pusher tunisini, già vittime di altri analoghi agguati.

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GLI ARRESTI
In quella spedizione c'era Pasquale Moccia ma anche i fratelli Cristian e Danilo Rosati mentre a capo del commando c'era il fratello di Pasquale, Gaetano Moccia che fu ripreso dalle videocamere con un giubbotto scuro e la mano dietro la schiena a coprire la pistola. Alla fine i carabinieri arrestarono sei persone, compreso il figlio e il nipote di Pasquale. Ebbene sempre il giudice Albina Fiordalisi, in base anche a quanto accertato e comunicato dai carabinieri della stazione Tor Bella Monaca lo scorso 3 maggio, ha rimandato in carcere anche Danilo e Cristian Rosati. Il primo, classe 1996, «non ha titolo - si legge nelle carte - per occupare l'immobile di via dell'Archeologia 24 scala M interno 9 in quanto di proprietà del Comune è occupato senza titolo da Giovanni Rosati» che altri non è se non il padre di Danilo e Cristian. Quest'ultimo, classe 1998, torna anche lui in carcere perché «non ha titolo per occupare l'immobile in via Spertini 130, scala C interno 7 in quanto è assegnato» ad una donna «che risulta l'unica assegnatrice dell'immobile».
 

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