Uroboro, il serpente che si morde la coda

Uroboro, il serpente che si morde la coda
di Fabio Isman
3 Minuti di Lettura
Venerdì 21 Ottobre 2016, 21:56
A Palazzo Falconieri in via Giulia c'è un simbolo tra i più antichi e dai mille significati, anche esoterici

LA STORIA
Tra i tanti simboli più o meno esoterici che costellano la città, uno è sicuramente dei più singolari e rari. Ha un nome difficile e complicato, si chiama Uroboro; però, in realtà, è soltanto un serpente che si morde la coda. E’ assai antico: presente in ogni epoca e ogni popolo. Non pochi i suoi significati: il potere che rigenera se stesso; sembra immobile ma è in eterno movimento, e quindi è anche l’energia universale che si consuma ma sempre si rinnova; e perfino l’eterno ritorno, l’immortalità, la perfezione. Lo ritroviamo, ad esempio, nella chiesa di San Girolamo della Carità; in un obelisco che padre Athanasius Kircher, nel 1654, realizza per Cristina di Svezia, e ora è al museo del Liceo Visconti; in un edificio dei più belli in città, che dal 1927 è l’Accademia d’Ungheria, Palazzo Falconieri a via Giulia.

IL LUOGO
Il palazzo nasce nel Cinquecento, per il cardinale Pomponio Ceci e il fratello Attilio; ma dal 1576 è degli Odescalchi, poi del cardinale Paleotti e dal 1606 di Mario Farnese. Nel 1638, per 19 mila scudi, passa a Orazio Falconieri, che nel 1650, lo fa restaurare e ampliare da Francesco Borromini, e diventa come lo vediamo oggi. In facciata, passa da otto ad undici finestre; a sinistra, è un secondo portale, uguale a quello esistente; sopra, un balcone, e nella chiave del suo arco un falco, emblema appunto dei Falconieri, analogo al simmetrico giglio dei Farnese. Nel 1730, Ferdinando Fuga vi aggiunge, a sinistra, un’erma con un altro falco. Sempre di Borromini la loggia all’ultimo piano e la terrazza con erme bifronti, un uomo e una donna da ogni lato: rappresentano l’alternarsi del sole e della luna. Suoi anche i soffitti dei quattro saloni al primo piano, con stucchi monocromi, pieni di elementi simbolici dalla difficile interpetazione che s’inseriscono nella tradizione alchemica, i quali sono dorati, nel 1781, per le nozze di Costanza Falconieri con Luigi Braschi, il nipote di Pio VI.

DECORAZIONI
Qui, Borromini si profonde in decorazioni. Nel salone rosso ci sono tre ghirlande d’alloro che s’incrociano, e il sole al centro: simbolo della Trinità; in quello blu, un globo posato sulla Terra; e dietro, legato a due corone d’alloro, l’Uroboro: il serpente che si morde la coda. Non mancano le piante, i pesci, gli insetti e gli uccelli. I significati che si sono cercati di conferire a queste decorazioni sono pressoché infiniti: risparmiamoceli. Ci basta sottolineare, almeno, che i falchi in facciata fanno riferimento al nome del proprietario; ma anche al dio egizio Horus, che appunto era un falco. Insomma, interpretazioni recondite, giunte assai da lontano, dalla notte dei tempi. Molto colte: come lo erano, infatti, il committente e il suo architetto. Il nostro Orazio era fratello di un cardinale, e marito di Ottavia Sacchetti, sorella di un altro porporato insigne. Dal padre gli derivava la fortuna, con l’importazione del sale. A Orazio si deve anche, a Frascati, il rifacimento di Villa Falconieri: di nuovo Borromini, ma anche il giovane Antonio da Sangallo, affreschi di Ciro Ferri e Pier Leone Ghezzi.

LE NOZZE
A Campo Marzio, a Roma, c’è anche Palazzo Cardelli, abbellito per le nozze del proprietario con Alessandra Falconieri nel 1634; e vi sono altri nomi importanti nella famiglia che ha origini toscane nel XIII secolo, ed è tra i fondatori della Repubblica fiorentina. Ma torniamo al palazzo: in cortile, una fontana con la nicchia a conchiglia, pure di Borromini, e due delfini a code attorcigliate. In cima, l’altana: una vista magnifica. Vi vivono il cardinale Joseph Fesch e la sorellastra Letizia, cioè lo zio e la madre di Napoleone: e chissà se sapevano qualcosa del nostro Uroboro. In seguito, diventa Medici del Vascello e del vescovo e storico ungherese Vilmos Fraknoi; che crea l’Istituto magiaro a Roma, di cui, dal 1927, è la sede: la più prestigiosa proprietà ungherese all’estero. 
© RIPRODUZIONE RISERVATA