«Sembravano dei clienti come altri, nessun segno particolare come tatuaggi ad esempio o altro che potesse identificarli. Indossavano degli occhiali da sole con le lenti sfumate e dei cappelli, sono entrati separatamente. Uno dei due voleva acquistare un orologio ma al momento di pagare, invece della carta di credito ha tirato fuori la pistola». Viale Parioli 104: sono le 11.30 e in strada, sotto la pioggia, ci sono quattro volanti della polizia e una decina di agenti fra quelli del commissariato Villa Glori e Squadra Mobile. Nella gioielleria “Grande” - due vetrine più l’ingresso fra viale Parioli e via Umberto Boccioni - si è da poco consumata una rapina “perfetta”. Bottino? Non meno di cento orologi preziosi portati via da una coppia di finti clienti. La stima esatta è ancora da quantificare ma il colpo oscillerebbe sul milione di euro. Nelle immagini del sistema di videosorveglianza interna la scena si vede nitidamente e corrisponde in pieno al racconto che i dipendenti metteranno poi a verbale. «La pioggia, il quartiere deserto il sabato mattina, anche il chioschetto del bar qui di fronte era chiuso, sicuramente il colpo lo hanno studiato», metteva in fila uno dei tre impiegati mentre la Scientifica rilevava impronte e tracce su consolle e scaffali del negozio.
La dinamica
I due rapinatori - tuttora ricercati - entrano a distanza di pochi minuti l’uno dall’altro.
Le minacce
Quest’ultimo, armato di una pistola che, secondo i testimoni, dovrebbe aver avuto un silenziatore agganciato, apre una busta, di quelle rigide che si vendono nei supermercati, e costringe i tre dipendenti della gioielleria a infilare dentro più orologi possibile. Passano non meno di dieci minuti. I due rapinatori restano calmi e impassibili. Le pistole puntate in faccia ai dipendenti che prendono gli orologi da cassetti ed espositori. Alcuni cronografi vengono precisamente indicati con il fusto delle pistole. Poi a “spesa” conclusa, i due indietreggiano ed escono con passo normale. Sono sicuri di loro stessi a tal punto che l’uomo più giovane alza la visiera del cappello mimando quel gesto che somiglia a un saluto. Escono senza correre e si dileguano a piedi. Nessuno li vede, neanche i dipendenti e quei pochi clienti del negozio di ottica proprio a fianco della gioielleria si rendono conto della rapina. E neanche i clienti del bar-tabacchi dall’altra parte della strada si accorgono di nulla. «Credo che avessero studiato il colpo», ripete uno dei tre dipendenti. L’ipotesi è che la coppia, uscita a piedi dalla gioielleria, sia poi salita a bordo di un’auto guidata da chi era rimasto fuori a fare il “palo” e che abbiano imboccato, da viale della Moschea l’uscita verso il Grande Raccordo Anulare. La polizia sta acquisendo le immagini di videosorveglianza delle attività commerciali, principalmente istituti bancari, che si trovano lungo l’intero possibile percorso. Di certo la coppia che ha firmato questa rapina non ha nulla a che vedere con la banda che una settimana fa aveva tentato un colpo in una gioielleria di viale Eritrea.