Scontri prima del derby, daspo e obbligo di firma per due ultrà della Lazio

Condanna per Claudio Corbolotti e Luca Abramo che avevano già il divieto di assistere a manifestazioni sportive. Convalidati altri due fermi

Scontri prima del derby, daspo e obbligo di firma per due ultrà della Lazio
di Giulio Pinco Caracciolo
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Martedì 9 Aprile 2024, 07:14

Cappuccio calato sul volto e mazze da baseball in mano, circa duecento tifosi laziali e un centinaio di romanisti si sono scontrati sabato mattina prima del derby, nei pressi del bar River adiacente all'Olimpico. Quattro gli arresti convalidati in direttissima ieri mattina dal tribunale monocratico di piazzale Clodio. Un'udienza durata a lungo che ha visto sul banco degli imputati in primis il 58enne capo degli ultrà della Lazio Claudio Corbolotti - ex appartenente dello staff della segreteria dell'ex sindaco Gianni Alemanno - accusato di rissa aggravata e porto d'armi in occasioni di manifestazioni sportive. Per lui il giudice ha chiesto l'applicazione della misura cautelare dell'obbligo di firma e il divieto di frequentare gli stadi. Corbolotti già gravato da Daspo difeso dall'avvocato Cristiano Sandri è un nome noto alle forze dell'ordine e storico volto della Curva Nord ai tempi di Piscitelli-Diabolik. Già arrestato nel 2004 per gli scontri all'Olimpico era stato condannato a un anno per il blitz del 24 aprile 2019, alla vigilia della festa della Liberazione, nel quale alcune decine di ultras laziali a due passi da piazzale Loreto, a Milano, esposero uno striscione "in onore a Benito Mussolini", gridando più volte il "presente" e facendo saluti romani. Per i disordini avvenuti prima del derby, la polizia ha arrestato anche un altro tifoso: Luca Abramo 24 anni, figlio di Ettore, 55enne già capo ultrà degli Irriducibili. Il padre, soprannominato "Pluto", vicino a Fabrizio Piscitelli, ucciso in un agguato nel Parco degli Acquedotti il 7 agosto 2019, è finito ai domiciliari nello stesso anno per l'incendio di un'auto dei vigili urbani durante gli scontri prima della finale di Coppa Italia Lazio-Atalanta. Anche per il giovane, come per Corbolotti, l'accusa è di rissa aggravata e porto abusivo di arma impropria. Il giudice dopo aver convalidato l'arresto e ascoltato la testimonianza degli agenti di polizia che hanno bloccato Abramo, ha disposto la misura dell'obbligo di firma. Obiettivo degli inquirenti è ricostruire la rete di contatti che ha permesso di organizzare l'appuntamento armato nei pressi del bar River, ritrovo abituale dei tifosi romanisti.

 

Gli altri fermi

Davanti al tribunale ieri mattina è comparso anche Fabrizio Simula 30enne romanista accusato di lancio di oggetti pericolosi e resistenza a pubblico ufficiale poiché «con casco grigio indossato lanciava nei confronti dei tifosi laziali un sanpietrino di 20 centimetri», si legge nel capo d'imputazione. Simula si è difeso in aula dicendo che si trovava in quel luogo per recarsi a un brunch con un amico. Prima volta allo stadio e prima volta in tribunale - per la 48enne Katia Bettarini tifosa laziale. Lei incensurata, parrucchiera a domicilio e madre di un figlio di 15 anni voleva entrare allo stadio senza biglietto e per questo è stata bloccata dagli agenti all'ingresso dell'Olimpico. Il verbale d'arresto recita: «insofferente al controllo si avvicina alla poliziotta insultandola: contro di me non vinci encefalitica». Poi all'improvviso il calcio «sferrato all'altezza della caviglia sinistra» e una relativa prognosi di 5 giorni. Una furia incontenibile quella di Katia che in tribunale racconta una versione completamente diversa rispetta a quella riportata dagli agenti e si spoglia per mostrare al giudice i presunti lividi su spalla e braccio destro procurati, a suo dire, dalle percosse ricevute dalla polizia. «Io sono tifosa ma non vado mai allo stadio. Sono entrata senza biglietto lo ammetto testimonia in aula ma la ragazza che mi ha bloccata non si è qualificata come agente ed è lei che mi ha stretto il braccio. Inoltre, a differenza di quanto dichiarato, io sono stata ammanettata dietro e quindi non avrei potuto fare nulla con le mani bloccate». Tesi non sposata dal tribunale che convalida comunque l'arresto ma senza nessuna misura cautelare.
 

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