Roma, viaggio sull'Aurelia tra dossi e crateri: 97 sbalzi in soli 8 chilometri

Roma, viaggio sull'Aurelia tra dossi e crateri: 97 sbalzi in soli 8 chilometri
di Lorenzo De Cicco
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Martedì 8 Maggio 2018, 08:05 - Ultimo aggiornamento: 08:48

A fine viaggio, il nostro conta-buche segna 97 sbalzi in poco più di 8 chilometri di strada. Via Aurelia, dal Cupolone di Michelangelo allo svincolo del Gra, andata e ritorno. Tirando sempre dritto, si sgomma sull'asfalto senza cedere alla tentazione di zigzagare tra crateri e dossi. E annotando ogni scossone.
«Le buche? Per noi sono una fortuna... e siamo gli unici a vederla così», ammette senza ipocrisie Fabiano Franchi, titolare insieme al fratello Emiliano dell'autofficina Franchi 2000, un garage non molto lontano dall'Ergife, l'hotel dei concorsi e dei congressi. Cerchi rotti, pneumatici forati, copri ruota che saltano come tappi di spumante a capodanno. «Per noi gli affari non sono mai andati così bene come negli ultimi anni. E siamo aperti dal 97. Le buche, portano lavoro». Quanto? «Cinque macchine al giorno», che in un anno fanno oltre 1.700 riparazioni, solo grazie all'asfalto slabbrato. «Dopo la nevicata di febbraio non potevamo neanche accontentare tutti, mandavamo la gente via col ruotino d'emergenza, tanto era il lavoro da smaltire». Una manna, per loro. Per tutti gli altri, un flagello.

IN FILA INDIANA
Chi sfreccia sulla consolare di frequente non ha dubbi: peggio delle buche, sono i dossi. I montarozzi di bitume marcio che sporgono dai lati della carreggiata, pezzi di asfalto che sbucano come pericolosissime dune cresciute per via delle radici degli alberi mai potate - o potate male. Chi d'estate torna dal mare verso Roma, lo sa: quel tratto di via Aurelia non si può fare, tocca stringersi sul resto della corsia, quello non ancora martoriato dai ceppi che crescono sottoterra. Ci si mette quasi in fila indiana, come se un invisibile guardrail impedisse il passaggio sull'altra porzione di strada. Solo qualche temerario smanioso di sorpassi, tenta l'azzardo a suo rischio e pericolo.

CARTELLI ANTI-CAUSE
Il Campidoglio, aspettando i cantieri della manutenzione stradale, che a Roma è un po' come aspettare Godot, sembra avere scelto la strategia di Ponzio Pilato, sparpagliando cioè nei tratti più temibili, dove è quasi impossibile sfuggire all'effetto rally, i cartelli col limite di velocità a 30 chilometri orari. Limite che non rispetta nessuno, ingorghi permettendo, che però impedisce agli incidentati di fare causa al Comune per colpa delle buche. Perché l'amministrazione, grazie ai segnali, può lavarsene le mani e dire: noi ve l'avevamo detto.
Prontuario per chi non è un habitué della tratta: i passaggi più pericolosi - difficile stilare una graduatoria, data la ricchezza di materiale - sono quelli nei dintorni della stazione Aurelia, oppure poco prima (e poco dopo) la metro di Cornelia, dell'incrocio verso l'Erfige si è detto già. Incredibilmente, la qualità dell'asfalto migliora e diventa quasi da metropoli europea, a ridosso del Grande raccordo, quando la competenza della carreggiata passa dal Campidoglio all'Anas.

CRATERI
Mano a mano che ci si avvicina al cuore dell'Urbe, invece, le ferite della strada si fanno più costanti. Buche piccole e grandi perfino sulle strisce dei pedoni. Poi ci sono le voragini: secondo il portale Decorourbano.org, che raccoglie segnalazioni da oltre 70 mila cittadini, sull'Aurelia se ne contano almeno 7 di dimensioni significative. Si vede qualche rabbercio col bitume versato a freddo, che serve a pochissimo. Un manto così bucherellato da diventare un'abitudine. Mentre ai lati della strada, ogni tanto, spunta un lumino, qualche fiore, per ricordare chi su questo asfalto ha perso la vita.
 

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