Israele in guerra, al Ghetto di Roma è massima allerta: «Angoscia per i familiari». Rafforzata la vigilanza

Stamani la cerimonia di commemorazione prevista alle 9,30, quando il Ministro dell'Interno deporrà una corona alla lapide che ricorda l'attentato del 1982

Israele in guerra, al Ghetto di Roma è massima allerta: «Angoscia per i familiari». Rafforzata la vigilanza
di Fernando M. Magliaro e Alessia Marani
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Lunedì 9 Ottobre 2023, 06:42 - Ultimo aggiornamento: 06:44

L'allerta antiterrorismo a Roma torna ai livelli massimi, quelli di 41 anni fa quando il 9 ottobre del 1982 un commando armato fino ai denti fece irruzione nella Sinagoga lanciando bombe a mano e sparando con le mitragliette alla folla di fedeli che stavano cominciando a defluire dopo la cerimonia. Mancavano quattro minuti a mezzogiorno, 37 persone rimasero ferite, un bambino di appena due anni, Stefano Gaj Taché, perse la vita. Si trattò del più grave atto antisemita nella Capitale dal dopoguerra. Ma oggi come allora il Ghetto - blindatissimo - ripiomba nella paura.
Stamani la cerimonia di commemorazione prevista alle 9,30, quando il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi deporrà una corona alla lapide che ricorda l'attentato, assume contorni fino a sabato scorso non immaginabili. L'esplosione del nuovo conflitto in Medio Oriente porta la tensione alle stelle. Portico d'Ottavia, piazza de' Cenci, piazza delle Cinque Scole: qui c'è il respiro vivo della grande Comunità Ebraica di Roma che conta circa quindicimila persone. Il timore che la miccia antisemita possa riaccendersi è concreto. I radar dell'intelligence sono sulle tracce di volti e profili con aderenze nella comunità palestinese romana, da sempre attiva sul fronte politico. Personaggi che potrebbero abbracciare la causa terrorista uscendo allo scoperto dopo anni di silenziosa solitudine, sulla scia dei nostalgici del "Giugno nero", il gruppo di terroristi impegnato tra gli anni 70 e 80 nella progettazione di attentati contro ambasciate di Paesi arabi e mediorientali e responsabile di un attacco all'ambasciata siriana a Roma. Nella lente della Digos anche "lupi solitari" arabi e proseliti della jihad. Ieri al Ghetto era ancora festa, "Simchat Torà", la festa della Torah che chiude un ciclo di alcuni giorni di celebrazioni religiose. Fino al tramonto, era pieno solo di turisti.

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LA TENSIONE

Ma la tensione, dopo le ultime 48 ore, è palpabile. «Le immagini che arrivano da Israele generano un orrore infinito: è un attacco che è simile a quello dell'11 settembre, un attacco alla civiltà occidentale.

Sono immagini che testimoniano il desiderio di uccidere barbaramente e di generare terrore tra i civili, non quello di una conquista militare. Molti di noi hanno parenti e amici nelle zone colpite dall'attacco di Hamas e questo, sicuramente accresce la preoccupazione e l'angoscia. Abbiamo sentito immediata la vicinanza delle istituzioni italiane. E no, non abbiamo dato disposizioni particolari per i membri della Comunità su come comportarsi in questi giorni: noi ci sentiamo pienamente difesi dalle istituzioni della Repubblica. Noi ci affidiamo a loro come ci siamo sempre affidati a loro come cittadini italiani», dice la vicepresidente della Comunità Ebraica di Roma, Antonella Di Castro. E dentro la Comunità, il pensiero più diffuso lo riassume Samuel: «Non è una guerra normale. Questa è come l'Isis. Lo strazio maggiore è che ci sono amici che da ieri non riusciamo a contattare. Un'angoscia uguale a quella provata di fronte alle immagini delle Torri Gemelle prima colpite, poi a fuoco e infine crollate». Una circolare firmata dal capo della Polizia, Vittorio Pisani, ha imposto il rafforzamento della vigilanza e della protezione di tutti i possibili obiettivi sensibili. Ieri sera Palazzo Senatorio è stato illuminato con le bandiere di Israele e della Pace, da Roma Capitale e da Acea , in segno di vicinanza e solidarietà allo stato di Israele colpito dall'attacco di Hamas.

 

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