Terminillo stazione montana, arriva il ricorso al Tar del cartello ambientalista e i coordinatori dei Verdi presentano due esposti

Terminillo stazione montana, arriva il ricorso al Tar del cartello ambientalista e i coordinatori dei Verdi presentano due esposti
di Giacomo Cavoli
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Mercoledì 27 Gennaio 2021, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 15:31

RIETI - Dopo il parere favorevole della Valutazione di impatto ambientale, sono due i fronti avversi che si aprono ora davanti al Tsm. Il primo è quello rappresentato dai coordinatori nazionali dei Verdi Angelo Bonelli e di Europa Verde Filiberto Zaratti, che hanno annunciato un esposto al ministero dell’Ambiente chiedendo, in una diffida, l’annullamento in autotutela dell’atto della Via e, contemporaneamente, un esposto alla commissione ambiente dell’Ue. Il secondo è invece il ricorso al Tar del Lazio, che il cartello delle 20 associazioni ambientaliste contrarie al Tsm si prepara a presentare. 

L’intervista. Nel frattempo, a Il Messaggero interviene Fabio Belli, analista finanziario e aderente al cartello ambientalista. 

Qual è l’idea maturata dopo il parere favorevole della Via?
«La Regione, forse cosciente della debolezza della propria decisione, ha imposto il rispetto di una serie di pesanti prescrizioni.

Una per tutte, l’utilizzo per soli 2-3 mesi dei nuovi impianti in Vallonina, limitazione che implicitamente riconosce i rilevanti danni arrecati all’ambiente dall’opera e che rende ancora più disastrose le prospettive economico-finanziarie del progetto. E’ scandaloso che la Regione eroghi contributi a fondo perduto, a fronte di un piano economico palesemente non sostenibile. Solo nell’ultimo anno del piano finanziario, ad esempio, viene previsto il raggiungimento del fatturato di Roccaraso: peccato che ciò avvenga con poco più della metà delle presenze e quindi con prezzi fuori mercato. Dal punto di vista ambientale, lo scavalco infliggerà severe ferite alla Vallonina, un ambiente riconosciuto come sito di interesse comunitario, esponendo l’Italia ad una procedura d’infrazione europea e al pagamento di una multa salata. Il tentativo è quello di eludere il vincolo della tutela paesaggistica spacciando il progetto come semplice ammodernamento dell’esistente, andando a raccattare impianti dismessi prima degli anni ’80, ormai invisibili e avvolti dal bosco. Tra i diversi punti di debolezza ci sono l’errata interpretazione dell’entrata in vigore del Piano provinciale, pilastro essenziale su cui è edificata la Vinca e lacune nell’ambito della valutazione degli impatti ambientali, in particolare per gli impianti di innevamento artificiale. L’autorizzazione della Regione si basa poi su pareri ormai datati, che non tengono conto dei numerosi aggiornamenti amministrativi. Ci sono tutti gli elementi per supportare nelle sedi opportune le azioni a tutela dell’economia e dell’ambiente del territorio». 

Dunque, cosa potrebbe accadere adesso? 
«Il fronte del “Sì”, unito a parole, lo è meno nei comportamenti: Cantalice minaccia ricorsi, mentre Rieti procede spedito nella gestione separata di Pian de’ Valli. Ma per portare a termine il progetto mancano all’appello almeno 30 milioni di euro e i numeri sconsigliano ad un operatore privato di investire. Sfortunato sarà quell’istituto bancario che delibererà un finanziamento all’iniziativa, perché il rischio è di aprire i cantieri e di chiuderli anzitempo per mancanza di liquidità. L’unica strada per un’iniziativa che non si regge sulle proprie gambe è quella di invocare ulteriori contributi pubblici, magari, come qualcuno irresponsabilmente auspica, attingendo alla Next Generation Ue (il pacchetto per la ripresa dal Covid, ndr) o, peggio, ai fondi della ricostruzione post-sisma, nel solco della consolidata logica assistenziale e non di una strategia dello sviluppo. E’ insensato finanziare con soldi pubblici un’iniziativa commerciale che non si propone, come dichiarato nello stesso business plan, di aumentare il Pil nazionale ma, se va bene, di spostarne una quota modesta dall’Abruzzo al Lazio».

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