Rieti, il papà del vescovo Piccinonna: «Mio figlio, una persona sempre
disponibile con la gente»

Don Vito Piccinonna con i familiari
di Raffaella Di Claudio
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Sabato 14 Gennaio 2023, 00:10

RIETI - «Grazie a voi, non meritiamo così tanta pubblicità». Dall’altro capo del telefono, a parlare, è Giuseppe Piccinonna, papà del vescovo Vito. Per tutti, a Palombaio, è Peppino. «Giuseppe, Peppino come capita va bene, è sempre la stessa cosa», ironizza. Lo contattiamo mentre sta sbrigando delle commissioni a Bitonto. La signora Maria, mamma di don Vito, in quel momento si trova al supermercato e, nell’attesa, il signor Peppino si concede per una breve ma piacevole chiacchierata. In questi giorni, molte testate stanno raggiungendo la sua famiglia per parlare dell’imminente ordinazione di don Vito chiamato a lasciare la parrocchia dei Santi Medici di Bitonto e la Puglia per trasferirsi alla guida della diocesi di Rieti.

La nomina. La nomina da parte di papa Francesco è stata una notizia inaspettata, tanto per il vescovo più giovane d’Italia quanto per i familiari, ma vissuta con la stessa semplicità. «Io sono un tipo molto taciturno - confessa papà Peppino - riesco a parlare meglio con gli occhi, quindi, quando ho saputo che era stato nominato vescovo, ho trasmesso tutte le mie emozioni attraverso uno sguardo. Mia moglie Maria, invece, ha pianto».
La riservatezza e la sorpresa dell’attenzione che la sua famiglia sta ricevendo dal 18 novembre - quando è stata diffusa la notizia - sono le stesse di cui ha dato prova il vescovo Vito.

Per questo, alla richiesta di esternare ciò che sta provando ora, ha risposto senza troppi giri di parole. «Sono molto contento - dice - stiamo vivendo questo avvenimento con grande gioia. Non posso dire che siamo orgogliosi perché l’orgoglio, secondo me, appartiene ai superbi e ai presuntuosi, invece noi siamo davvero felici». Non sanno ancora come faranno a gestire la mancanza e la distanza che, dal 21 gennaio, separerà fisicamente i familiari da don Vito: quasi cinquecento chilometri o cinque ore di viaggio che dir si voglia. «Lo capiremo strada facendo», afferma con serenità il signor Peppino, che ai reatini sente già di anticipare che «avranno un vescovo pieno di energia».

Il ritratto. Nelle parole piene di amore del papà ritorna il ritratto di un religioso senza fronzoli, intento a svolgere la sua missione al servizio di ha chi ha bisogno. «L’ho sentito dire più volte - racconta - che ci tiene ad andare subito nei paesi terremotati. Lui è così: lui vuole conoscere la gente, vuole mettersi a disposizione come ha fatto qui ai Santi Medici e come ha sempre fatto dall’inizio del suo ministero sacerdotale. È un ragazzo di grande cuore, semplice. Io mica me lo vedo col cappello da monsignore - sorride Peppino. - Non è una persona che ama la visibilità, gli piace parlare a tu per tu e vuole essere chiamato semplicemente Vito». Insomma, per Rieti sarà una fortuna averlo come pastore? «Credo proprio di sì - risponde colmo di affetto. - Sento che darà un grande apporto alla comunità di Rieti. È pieno di voglia di fare, non si stanca mai. In questi anni, quando veniva a casa la domenica, si fermava giusto il tempo di mangiare. Mamma, diceva sempre, mi posso fermare un quarto d’ora poi devo andare. È sempre al servizio dei fedeli e delle realtà in cui vive e opera».
A Rieti, il signor Peppino arriverà il 20 gennaio, un giorno prima dell’ordinazione prevista per il 21. «Ci saremo tutti», assicura. Tutti i componenti della grande famiglia saranno nel capoluogo per accompagnare il vescovo Vito nel nuovo percorso episcopale. Ci saranno mamma Maria, i fratelli Savino e Benedetto, cognate, nipoti. Lo sosterranno come fanno le radici con gli alberi di ulivo, una pianta simbolo tanto per don Vito - che l’ha impressa nello stemma episcopale - quanto per papà Peppino, agricoltore, produttore e profondo conoscitore d’olio («e quello della Puglia ha pochi rivali», sentenzia sorridendo). Non è casuale, dunque, il regalo scelto per celebrare questo nuovo inizio. «Come ricordo familiare - conclude il signor Piccinonna - abbiamo donato un legno d’ulivo appartenente alle nostre amate terre, a cui egli stesso è stato da sempre molto legato».

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