Rieti, Valerio Cipriani: «Zia Silvia era un punto di riferimento»

Silvia Cipriani, Valerio Cipriani, la Fiat Palio
di Emanuele Faraone
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Mercoledì 9 Novembre 2022, 00:10

RIETI - La questura di Rieti è ormai il quartier generale del giallo sulla scomparsa e la morte di Silvia Cipriani. Sono ancora in corso accertamenti, prelievi di materiale biologico e rilevamento di impronte digitali per ampliare la platea delle persone vicine alla 77enne reatina e ai luoghi da lei frequentati. Ieri, in tarda serata, erano attesi i genitori di Tamara, moglie di Valerio Cipriani, per la schedatura spontanea. L’obiettivo degli inquirenti è isolare un eventuale dna “ignoto” ed escludere, contestualmente, terzi soggetti. Intanto, ai microfoni de “La vita in diretta” (Rai 1), per la seconda volta in oltre due mesi e mezzo, è tornato a parlare il nipote dell’ex postina, Valerio Cipriani, unico indagato dalla Procura di Rieti che, nei suoi confronti, ipotizza il reato di omicidio volontario ma annoverandolo, nello stesso tempo, anche come persona offesa dal reato. Un peso enorme, un macigno che si è abbattuto sul 42enne reatino che, oltre a dover elaborare il doloroso lutto per la perdita della zia alla quale era legatissimo, si è ritrovato a dover fare i conti con l’iscrizione sul registro delle notizie di reato da parte della Procura reatina (pm Lorenzo Francia).

Il racconto. Proprio lui per il quale la zia Silvia era stata una seconda mamma e verso la quale non nutriva altri sentimenti che non fossero di amore e affetto viscerale. «Era una donna schiva e molto riservata, neanche voleva farsi fotografare - racconta Valerio, ricordando commosso la zia. - Amava la solitudine e la sua quotidianità a Cerchiara, con l’orto e gli animali.

Non ero preoccupato che stesse lì sola, c’era lo zio Leonino di cui ho massima fiducia e qualsiasi cosa fosse successa c’era lui, come del resto c’è sempre stato». Poi ancora indietro nel tempo nell’album dei ricordi fino a domenica 17 luglio, pochissimi giorni prima della scomparsa: «È stata l’ultima volta che l’ho vista. Era seduta nella casa di Cerchiara, nella sua poltrona di vimini. Oggi più di tutto mi mancano le sue telefonate, i suoi consigli. Mi chiamava “Valerio mio”, era il mio punto di riferimento ed io lo ero per lei. Avrebbe dato tutto per me ed io lo stesso. Mancano i suoi sorrisi o quando sbuffava perché aveva voglia di tornare subito nella sua casa a Cerchiara dopo un pranzo domenicale». Una vicenda in cui non è solo la scomparsa della donna a fare male: «In tutta questa tragica storia - prosegue Valerio - il nostro rapporto non è stato mai compreso e questo mi ha fatto davvero male. Così come le voci che sono circolate, dagli interessi economici fino alla mia presunta volontà di mandarla via da casa, senza conoscerci e senza conoscere il nostro legame affettivo». Un duro vissuto quello del 42enne reatino, soprattutto dopo il ritrovamento del veicolo dell’ex postina e dei suoi presunti resti quando non c’è stato neanche il tempo di potersi raccogliere nel silenzio del dolore, spazzato via dal clamore dell’onda mediatica che lo ha portato in un attimo sotto i riflettori che lo hanno accecato. La speranza è ora che si giunga presto a tirare le fila dell’inchiesta ormai alle battute finali.

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