Rieti, ex postina: due testimoni si smentiscono sulla Fiat Palio / I video delle interviste

La Fiat Palio
di Emanuele Faraone
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Martedì 8 Novembre 2022, 00:10

RIETI - Va avanti, in questura, la raccolta di una sorta di album di “famiglia” delle persone vicine a Silvia Cipriani: ieri il meccanico, oggi, invece sarà la volta dei genitori e il fratello di Tamara, moglie di Valerio Cipriani e nipote acquisita di zia Silvia. A ciascuno, insomma, il suo dna. Per il “giallo Cipriani” in questura prosegue ancora l’operazione “dna list” di annovero e acquisizione di impronte digitali e dna da inserire nella banca dati della Scientifica al fine di effettuare comparazioni e confronti per dare un nome ed un volto al presunto assassino della 77enne reatina. Un solo obiettivo: individuare – nessuno escluso – i profili di tutte le persone che hanno frequentato l’ex postina in pensione e anche i luoghi dove lei abitualmente si recava, compresa la sua auto ritrovata nei boschi di Montenero Sabino.

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Ieri terzo atto delle convocazioni con prelievi spontanei a carico del meccanico, l’uomo che il 26 settembre scorso raggiunse il cercatore di funghi Bruno Cingolani nei boschi di Scrocco di Montenero per soccorrere il cliente in panne con la propria vettura, rinvenendo la Fiat Palio dell’ex postina.

La platea dei richiamati in questura va dunque ad allargarsi ulteriormente per fare definitiva luce e chiarezza sulla vicenda così da poter escludere determinati soggetti dall’inchiesta e, contestualmente, valutare la presenza o meno di profili genetici ignoti non riconducibili alla cerchia familiare. Questo fa verosimilmente ipotizzare che l’inchiesta coordinata dalla Procura (sostituto Lorenzo Francia) possa arrivare ad una svolta dopo 76 giorni di ricerche, apertura di fascicoli, tragici rinvenimenti, avviso di garanzia al nipote Valerio, sequestri, analisi peritali e infine i campionamenti di dati dattiloscopici e dna.

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A quanto appreso da fonti accreditate la Fiat Palio in uso all’ex postina è stata rinvenuta con numerose “manate” un po’ ovunque all’esterno: tutte tracce che saranno ora analizzate. Erano le 13 quando è arrivato Rino, il meccanico dell’Autoservice di Poggio Nativo, uscito successivamente dal palazzo di largo Graziosi dopo circa un’ora: «Non sono mai entrato all’interno dell’auto – ha spiegato Rino - la cartellina clinica sulla quale ho letto il nome e il cognome della signora l’ho notata e vista dall’esterno. L’auto non è stata da me toccata né all’interno né esternamente. Non saprei dire se quel mezzo si trovasse lì perché era stato occultato, io quando l’ho visto era seminascosto dalla vegetazione nuova». L’uomo, per la seconda volta in questura rispondendo alle numerose sollecitazioni dei giornalisti, ha dichiarato di confermare quanto precedentemente riportato agli inquirenti e agli organi di stampa: «Non posso dire oltre sulla vicenda in quanto ci sono indagini in corso – ha proseguito il meccanico sabino – non sono stato sottoposto ad ulteriori chiarimenti o domande ma ho solo rilasciato dati dattiloscopici e dna».

L'anomalia. Ma è qui, in un giallo già molto complicato, che balza subito all’occhio un’altra contraddizione abbastanza macroscopica, scaturita probabilmente da ricordi confusi, poco precisi o resi sfocati dalla pressione mediatica. Il cercatore di funghi, Bruno Cicolani, aveva testimoniato che solo il meccanico aveva aperto la Fiat Palio e preso la cartellina clinica del centro medico polispecialistico che era sul sedile anteriore forse indossando guanti da lavoro, mentre – parlando di sé – aveva asserito di essere quasi sicuro di non averla toccata, neanche esternamente. 
Approfondimenti mirati, un grande dispendio di energie e raccolta di tracce a testimonianza che la direzione delle indagini batte solo la pista dell’omicidio. Al momento la schedatura di dna e impronte è stata eseguita a carico di zio Leo, del cugino Francesco, del cercatore di funghi, del meccanico, del nipote Valerio e Tamara, moglie di quest’ultimo. Oggi altre tre persone si aggiungeranno alla lista. Nelle mani degli inquirenti potrebbe esserci la traccia indicativa dell’omicidio intorno alla quale ora ruota il giallo e il valzer dei presunti esclusi.

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