Rieti, Sant’Antonio: novità e tradizioni
nel giorno della processione

La processione
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Domenica 24 Giugno 2018, 08:18 - Ultimo aggiornamento: 13:10
RIETI - Sant’Anto’ penzace tu, diceva il refrain della commedia dell’indimenticato Savino Pasquetti. Ma a Sant’Anto’ chi ci pensa? Cambiamenti, nel cartellone e nell’organizzazione del Giugno antoniano reatino di quest’anno ce ne sono stati tanti. E non tutti graditi, specie tra le frange più attente alla tradizione. La novità più vistosa è stata senz’altro l’illuminazione della facciata di San Francesco. La tradizionale parata di luci colorate che fa tanto festa patronale del profondo sud ha lasciato il posto alla proiezione di immagini sacre e della valle reatina, quasi a fare il verso alle colossali multivisioni «sparate» sulla basilica di San Pietro. Ma la qualità dell’installazione non è stata eccelsa e a dominare la piazza è stato piuttosto il buio. E così c’è chi ha rimpianto la vecchia illuminazione, non fosse altro per il segno inconfondibile della festa che dava, visibile com’era sin dal Borgo che dal ponte Romano. Cambiamenti «scenici» anche all’interno della chiesa, dov’è stato eliminato pure l’ultimo tendaggio rimasto, quello che veniva posto alle spalle della statua del Santo. C’è chi ha apprezzato e chi no. Il cambio in cappellania, con l’avvento dei tre frati francescani della comunità che vede insieme Minori, Cappuccini e Conventuali, ha determinato un radicale cambiamento anche nell’animazione delle due settimane di festa. Fino all’anno scorso erano i parroci della città e del circondario ad avvicendarsi giorno dopo giorno portando con sé corali e parrocchiani; stavolta, salvo rare eccezioni, ad animare le liturgie sono stati quasi sempre frati francescani e i vicari delle zone pastorali.
Un semplice cambio di passo, come pure nelle più popolari manifestazioni religiose si impone o l’inizio di un depotenziamento della festa, come teme chi ha già visto smontare, solo per restare in centro, la tradizione della Madonna del Popolo il lunedì di Pasqua? Il vescovo Pompili una svolta l’ha impressa, accentuando il tratto francescano della festa (in fondo, tale era Sant’Antonio) e provando a sveltire il percorso e ad alleggerirlo dagli orpelli più folcloristici. Oggi, giorno dell’attesissima processione dei ceri, alle 11,30 sarà lui a presiedere la messa: chissà che passo darà, alla festa e alla città. Il tragitto del corteo sarà quello di sempre. Si parte alle 18,30 dal sagrato di San Francesco, poi da Santa Chiara ci si immette in via Garibaldi, Porta d’Arce, via Nuova, Sant’Agostino, via Terenzio Varrone, via Cintia, Cattedrale, piazza del Comune, via Roma, Porta Romana, Borgo Sant’Antonio, San Michele Arcangelo e rientro a San Francesco dal ponte romano. Stasera a insidiare il passo delle 4 squadre di 16 portatori che si alterneranno sotto la pesantissima macchina seguendo le indicazioni del nuovo capo Enrico Beretta non ci saranno nemmeno i Mondiali e la Nazionale. Sant’Antonio c’ha penzato.
 
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