La procura ipotizza che la Ippodromo Tor di Valle sia stata costituita ad arte e portata al fallimento con operazioni dolose, l'ultima delle quali sarebbe stata la restituzione prima del tempo del bene principale che aveva in gestione: l'ippodromo appunto. La società venne costituita ad aprile del 2008 e a maggio, rappresentata da Gaetano Papalia, acquistò dal medesimo Papalia la decotta «Ippodromi e città Srl», compreso il contratto di affitto dell'Ippodromo (di proprietà della Sais, che fa capo sempre ai Papalia) e se ne accolla i 16milioni di debiti. La Ippodromo Tor di Valle accumula altri debiti e non paga mai l'Iva fino al fallimento.
Due anni dopo, la Sais vendette il terreno su cui sorge l'ippodromo ad Eurnova del costruttore Parnasi. E nel 2013 ottenne lo scioglimento del contratto di affitto a Ippodromo Tor di Valle: «Lo scioglimento anticipato del contratto - sostengono il procuratore aggiunto Nello Rossi e il pm Mario Dovinola - e la restituzione anticipata del terreno erano formalmente giustificati sulla base del debito maturato da Ippodromo Tor di Valle verso la Sais per canoni non pagati, laddove l'inadempienza e il conseguente debito erano conseguenza della oggettiva e preordinata condizione di insolvenza in cui versava la Ippodromo Tor di Valle sin dalla data in cui la Ippodromo Tor di Valle Srl l'aveva acquistata».