RIETI - Mentre lentamente rientra l’emergenza-alluvione, che dallo scorso 26 gennaio, per due settimane, ha messo in ginocchio il Reatino, la Procura della Repubblica presso il tribunale di Rieti ha aperto, da giorni, un fascicolo per fare luce e chiarezza sulla vicenda e valutare eventuali responsabilità personali o solidali in capo alla disastrosa alluvione che ha invaso centinaia di ettari di superficie, di cui 600 di terreni agricoli coltivati, con danni - secondo una prima, sommaria, stima effettuata da Coldiretti Rieti - che si aggirerebbero intorno a un milione e mezzo di euro. Un fascicolo a carico di ignoti per disastro ambientale colposo (titolare il pubblico ministero, Lorenzo Francia), che di giorno in giorno diventa più voluminoso, con l’acquisizione di materiale documentale, informative di polizia giudiziaria, reportage fotografici dei luoghi alluvionati e dei danni patiti da privati, aziende agricole, allevatori e coltivatori.
La documentazione
È infatti la sezione di pg dei carabinieri che sta dando seguito all’attività investigativa, attraverso l’acquisizione e la produzione di atti e documentazioni con apporto di ulteriori elementi essenziali, relativi alla dinamica fattuale dell’alluvione, risultanze, attività compiute e indicazione di eventuali fonti di prova, utili ai fini dell’indagine in corso. Un avvenimento di enorme portata, di cui neanche i più anziani residenti delle aree finite sotto l’ondata di piena sembrano avere memoria e che, per la gravità delle conseguenze idrogeologiche che si sono riflesse sul territorio - creando un’enorme mobilitazione di uomini e mezzi di soccorso - è stato dunque ritenuto oggetto di possibile esercizio dell’azione penale, per determinare l’entità ed eventuali profili di responsabilità del disastro idraulico e geologico che ha travolto il Reatino. Al momento, su questa primaria attività - che rimane ancora di vivo interesse per l’intera collettività e, in particolare, per i comparti agricolo e zootecnico locale - la Procura lavora in silenzio, scegliendo la via del massimo riserbo rispetto a fatti di dominio pubblico, in attesa di vagliare ogni aspetto, anche a tutela e garanzia di ogni ente o soggetto potenzialmente coinvolto.