Trova la forza di vivere e stare con gli altri grazie al calcio: la storia di Marco

Trova la forza di vivere e stare con gli altri grazie al calcio: la storia di Marco
di Sabrina Vecchi
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Martedì 21 Giugno 2022, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 13:27

RIETI - «Marco è stata una vera rivelazione, oggi non possiamo più fare a meno di lui». A parlare è l’allenatore Felice Giacomelli, che ha coinvolto un ventiduenne civitese affetto dalla sindrome dell’X Fragile nell’Asd Cittaducale. Era settembre, si cercava di rimettere insieme la squadra di calcio, si costruiva lo staff. Qualcuno ebbe l’idea di inserire Marco, di integrarlo nel gruppo: e mai scelta fu più azzeccata. Mamma Luana descrive con grande gioia gli enormi cambiamenti che da allora riscontra nel figlio: «Per via della malattia genetica da cui è affetto, Marco ha un lieve ritardo cognitivo che ha compromesso fortemente la sua vita sociale, soprattutto dopo la fine degli studi, con l’aggravamento portato dalla pandemia. Prima di entrare nel gruppo sportivo viveva praticamente in solitudine, oggi esce tutte le sere e sta seguendo un percorso di vita vero e proprio». 

Inutile negarlo, in situazioni come queste si rileva anche la triste tendenza ad isolare la diversità, la problematicità di alcune persone: «È successo anche questo, mio figlio era sempre evitato. Ora invece lo cercano tutti: non posso che ringraziare chi lo ha segnalato e assistito, il Comune di Cittaducale che ha assessori particolarmente attenti a queste tematiche, e naturalmente la squadra». Marco entra timidamente nel gruppo dell’Asd Cittaducale, è timoroso, quasi non parla. Ma è questione di poco tempo. L’allenatore racconta di un cambiamento sostanziale, di un linguaggio affinato e di movimenti motori diventati più fluidi e distesi, meno impacciati.

E di un ruolo centrale all’interno del gruppo: «È ormai uno di noi, si è integrato perfettamente e noi ci siamo decisamente abituati alla sua precisione e alla sua puntualità. Marco è una vera agenda vivente: si ricorda ogni cosa, ci tiene aggiornati su tutti gli appuntamenti, contiamo tutti su di lui perché conosciamo la sua grande affidabilità. Averlo scoperto è una delle cose più belle che mi sia capitata». 
E lo “spiraglio di luce” intravisto dalla mamma ha permesso anche di realizzare un piccolo sogno, quello di arbitrare per un giorno, oggi che le capacità fisiche e sociali di Marco sono nettamente migliorate. «È stata un’esperienza emozionante, tutti abbiamo partecipato a questo suo successo.

Aver assunto un ruolo di riferimento ha migliorato la sua autostima, è stato molto bravo e contestualizzato in ciò che doveva fare».

Sugli spalti, c’era il pubblico delle grandi occasioni: i ragazzi, i cittadini, l’assessore allo Sport Alessandro Cavallari, l’intera famiglia riunita. E Marco correva felice e fiero, impeccabile nella sua divisa ufficiale donata dall’Associazione italiana arbitri. Ma l’asticella si alza ancora: «L’anno prossimo, quando avrà acquisito ancor meglio le regole - dice l’allenatore - puntiamo a fargli fare il guardalinee. Ora che lo abbiamo scoperto, non lo molliamo». Ricordiamocelo più spesso, che per far germogliare un fiore, a volte basta semplicemente annaffiarlo.

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