Giugno Antoniano, i portatori della statua di Sant'Antonio si preparano. Tutti i segreti che si tramandano da padre in figlio

Giugno Antoniano, i portatori della statua di Sant'Antonio si preparano. Tutti i segreti che si tramandano da padre in figlio
di Sabrina Vecchi
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Sabato 24 Giugno 2023, 09:31

RIETI - Nell'officina dell'elettrauto di piazza Marconi c'è un fiore di giglio. Fa strano vederlo lì, poggiato su un bancone da officina, tra un alternatore e una batteria. Ma è la settimana di sant'Antonio, e a Rieti succede anche questo: «Lo portiamo qui a protezione del nostro lavoro». I titolari Mauro e Fabio Colantoni sono padre e figlio, la devozione antoniana se la tramandano da generazioni.

«Mio padre Tullio era portatore, abitiamo nella zona della Piana reatina, nei pressi di Chiesa Nuova, ed è quasi scontato che anche io e mio figlio lo diventassimo», spiega Mauro mentre si china su un cofano aperto.

Oggi, a 66 anni, non ricorda neppure più quante volte ha portato a spalla il santo con la sua macchina, insieme ad altri quindici uomini della sua squadra. Fabio invece di anni ne ha trentadue, ed è portatore dalla maggiore età: «Ricordo bene la prima volta che sono stato estratto. Era il 2009, la mia squadra portò la macchina su via San Francesco, salendo verso il monastero di Santa Chiara. È uno dei tratti più difficili e pesanti, ma sei talmente pieno di energia che la fatica non la senti».

Il peso. La fatica significa all'incirca un quintale di peso che grava sulla spalla di ciascuno, attraverso la "stanga" di ferro imbottita che attraversa la macchina da parte a parte. «Mio padre mi raccomandò di stare attento, che sarebbe stato un grande sforzo - racconta Mauro - ma della sera in cui venni estratto ricordo solo un'emozione enorme, e il giorno dopo ero talmente carico e motivato che non sentii nulla, se non la gioia». Fabio e Mauro differiscono parecchio in altezza, per cui non fanno mai parte della stessa squadra: «È capitato però che ci dessimo il cambio, anche lì c'è grande emozione, ma in quel momento sei troppo concentrato per percepirla».

Le squadre. Le squadre di portatori che si alterneranno domenica saranno come sempre quattro, composte ciascuna da sedici uomini divisi per altezza, più quattro riserve per ogni squadra, i capisquadra e il capomacchina. L'età è varia, si va di media dai venti ai settant'anni. «È necessario essere affiatati e compatti - spiegano padre e figlio - e naturalmente non deve spaventarti il sacrificio fisico. Inoltre, è opportuno essere seri e costanti, portando il proprio peso equamente, senza farlo gravare in nessun modo sugli altri». Quei cento metri che sembrano lunghissimi qualcuno dice di non sentirli neanche, tanta è l'adrenalina. Da quando la chiesa di San Francesco è in restauro, il percorso si fa praticamente a ritroso, ma i tratti più complessi sono sempre la discesa di via Roma, l'angolo che dal Ponte Romano gira a novanta gradi verso via San Francesco, e la salita verso via Garibaldi.

Le difficoltà del percorso. «La cera e soprattutto i petali delle infiorate non aiutano, per non parlare della pioggia», dice Mauro, ricordando quella volta che mentre portava la macchina in spalla sentiva rimbalzare i chicchi di grandine sul naso. Fabio invece ha sofferto solo un paio d'anni, «per tutto il resto ho volato». Adesso, è tempo di stirare il saio nero «in realtà è una settimana che ce lo guardiamo», poi l'estrazione, sabato sera, che svelerà i nomi dei sessantaquattro portatori.

Il rito della cioccolata. L'indomani mattina cioccolata calda con il biscotto per tutti, poi il capomacchina controllerà che tutto sia in ordine prima di partire: sarà lui a suonare la campana per segnalare ogni fermata, ogni eventuale difficoltà. Domenica prossima ciascun confratello della Pia Unione, portatore o no, sentirà comunque il peso della propria responsabilità. Non solo verso la devozione assoluta per sant'Antonio, ma anche perché sa bene che avrà addosso gli occhi della città intera.

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