Un pareggio, uno zero a zero senza un vincitore, senza pathos. E’ questo il risultato dell’unico duello tra Giorgia Meloni ed Enrico Letta da qui al voto del 25 settembre. Per ben 138 minuti i due leader si sono confrontati. Ma, a parte qualche scintilla su Europa, Pnrr, migranti, presidenzialismo e... il bus elettrico che avrebbe lasciato a piedi il segretario del Pd («è una fake news», è esploso Letta), i due si sono confrontati nel solco del fair play. Più attenti a non sbagliare che ad assestare colpi contro l’avversario. E hanno concluso con una sorta di abbraccio anti-inciucio quando il direttore del Corriere, Luciano Fontana, ha chiesto se in caso di “non vittoria” avrebbero tirato assieme su un governo di larghe intese: «Potremmo rispondere all’unisono. Lo escludiamo entrambi». Toni talmente garbati, andati in scesa su Corriere tv, da spingere Letta - che non ha rispolverato l’allarme democratico - a un certo punto ad affermare: «Io sono fair, ossia cortese. Ma è una cortesia dietro a cui non c’è mollezza ma grande fermezza».
Lei in verde acqua, con orecchini a forma di croce in tinta, coda di cavallo e braccialetto tricolore. Lui in giacca blu, come gli occhiali, e cravatta scura su camicia a righine. Un look abbastanza informale per entrambi. Il primo botta e risposta si accende sul Next Generation Ue, il Pnrr. «Non è vero che Fdi ha sostenuto il Next generation Ue», attacca il segretario del Pd.
La leader di FdI poi attacca Letta per non avere condannato le parole di domenica di Michele Emiliano: «Ha detto che dobbiamo sputare sangue e tu lì ad applaudire. E non hai neppure preso le distanze». Ancora: «Non devo fare alcun fioretto per il comizio a Vox, salvo che per il tono che a volte mi esce quando sono stanca. Il livello di aggressività verso di me in questa campagna elettorale è tale che ho dovuto sviluppare un controllo che alla fine, alle brutte, posso fare il monaco tibetano... ». Letta sorride, gli chiede di Draghi. E lei: «Ma poi come è possibile essere presentata contemporaneamente come fascista e draghiana? Qui riusciamo a passare dall’insulto all’inciucio».
Letta non replica sul punto, limitandosi a spiegare che da parte sua «non c’è alcuna demonizzazione» di Meloni. Ma poi alza il livello, parlando ripetutamente dei rapporti tra la presidente di FdI e il leader ungherese Orban e dicendo che la vittoria della destra porterebbe l’Italia «su un’altra strada rispetto ai valori europei». Meloni: «Enrico, hai ripetuto questa frase 4 volte. Hai qualche proposta da fare o parli solo di FdI?».
NIENTE BLOCCO NAVALE
Letta si prende la rivincita quando la leader di FdI parla di migranti: «Noto che la parola blocco navale non è stata usata... È talmente evidente che è inapplicabile e che il governo di un grande Paese europeo non può dire cose del genere». Poi il segretario del Pd rilancia lo slogan del “bivio” per gli italiani e per il Paese: «Se vincesse la destra, l’Italia prenderebbe un’altra strada. C’è un bivio, una specie di referendum: è come in Gran Bretagna con la Brexit, è una scelta binaria, secca».
Scintille sul presidenzialismo. «Serve per dare stabilità. Ma non mi impicco a un modello, il punto è se siete disposti a dialogare o no», incalza Meloni. E Letta: «Volete sfrattare Mattarella, l’ha detto Berlusconi, questo è il modo peggiore per cominciare. E non trovo convincente che tu dica: “Datemi pieni poteri perché il sistema non funziona”. Con Draghi ha funzionato eccome». La leader di FdI non ci sta: «Con Draghi ha funzionato perché ha deciso tutto con i decreti, un presidenzialismo di fatto».
Un altro battibecco è sui diritti, in particolare sulle adozioni di bimbi da parte di coppie omogenitoriali. Contraria Meloni perché «un bambino ha diritto ad avere una mamma e un papà». Letta ribatte: «Quello che conta è l’amore». E Meloni: «Che c’entra l’amore lo Stato non norma l’amore». Controreplica del leader dem: «No, sei tu che così normi cosa è amore e cosa non è. Siamo su posizioni opposte».
E anche questo si sapeva.
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