Troppi scandali, gravissimo ritardo nella presentazione di candidati tollerati più che condivisi. Poi feroci polemiche interne, attacchi tratricidi e affrettate smentite. Sono tante le ragioni dietro al disastro totale del centrodestra in questa tornata amministrativa, malgrado l'exploit di Fratelli d'Italia che nelle grandi città del Nord ha una crescita esponenziale dei i voti ai danni del partito di Matteo Salvini. Se la Lega a Milano torna alle cifre dell'epoca pre-Capitano, quelle del partito post-bossiano del Trota e di Belsito, Fratelli d'Italia quadruplica i voti nel capoluogo lombardo risetto alle ultime comunali e cresce di 7 volte a Bologna.
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La soluzione non può essere chiudersi a riccio in un' alleanza formata da vedove del trumpismo ormai archiviato da tempo, con scarsi rapporti con l'Europa che conta. E soprattutto con un grave problema di classe dirigente. Il moderato Maurizio Lupi, interpretando il pensiero di molti, parla di una «scoppola». Bocciato dalla competizione milanese, tutto sommato solo perchè politico e non civico, si toglie un macigno dalle scarpe ricordando che «la selezione dei candidati sembrava X Factor». Un panorama di 'civicì sconfortante, la cui debolezza era chiara da tempo a Silvio Berlusconi, tanto che fuori dal seggio già annunciava novità nel metodo di selezione dei candidati. Ma non è una questione solo di procedure più o meno democratiche: sempre il Cavaliere, nei giorni scorsi, aveva fatto capire che a suo giudizio con l'asse sovranista Salvini-Meloni non si va da nessuna parte, figuramoci a Palazzo Chigi.
Il tema del federatore
Divisi su tutto, strategie, valori e programmi, senza una leadership chiara, senza un federatore, come infierisce Enrico Letta, il centrodestra è però costretto a fare buon viso a cattivo gioco. Sa che il suo compito principale ora è presentarsi unito e compatto alla madre di tutte le battaglie, quella che si apre a febbraio sul successore di Sergio Mattarella. Paradossalmente, proprio questa mazzata potrebbe avere un effetto positivo, rinviando 'la resa dei contì tra i leader e all'interno dei singoli partiti. Ma per farlo serve grande calma e sangue freddo, un'attitudine che è mancata nelle ultime settimane. E chissà che l'annunciato ennesimo ritorno dell'eterno Silvio Berlusconi possa aprire una fase nuova, puntando anche sulla federazione che, con 479 voti potenziali, potrebbe gestire da un punto di forza l'elezione del nuovo Capo dello stato.
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