Nino Frassica: «Si ride su tutto, ma non sull'amore e sul mio gatto. La vera comicità? L'improvvisazione»

L’attore è in sala con una commedia sui matrimoni d’interesse: «Il sentimento è cieco, i pregiudizi sono da ignoranti»

Nino Frassica: «Si ride su tutto, ma non sull'amore e sul mio gatto. La vera comicità? L'improvvisazione»
di Ilaria Ravarino
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Domenica 10 Dicembre 2023, 00:17 - Ultimo aggiornamento: 09:33

Tre preti per due matrimoni: i primi interpretati sullo schermo, i secondi celebrati per davvero. Sequel della commedia del 2022 Improvvisamente Natale, il film Improvvisamente a Natale mi sposo di Francesco Patierno è arrivato mercoledì scorso in sala, e nella vita di Nino Frassica, con tempismo micidiale. La storia è quella di un uomo di una certa età (Diego Abatantuono, 68 anni) che si mette in testa di sposare una donna (Carol Alt, 63) ritenuta da amici e parenti una cacciatrice di dote: il giudizio si spacca tra chi è contro e a chi e a favore, con Frassica nel ruolo del tradizionalista parroco Don Michele e il cantautore Elio in quello del sindaco progressista. Una commedia classica, alla Don Camillo e Peppone, che gioca sugli stereotipi e sull’imperscrutabilità dell’amore. 

Spoleto, Nino Frassica è sicuro: «Il mio gatto Hiro in ostaggio»

Temi di cui Frassica, 73 anni domani, è a suo modo esperto, dopo il secondo matrimonio con l’attrice 48enne Barbara Exignotis (in prime nozze sposò Daniela Conti) e l’imbarazzante pasticcio combinato con la consorte dopo la sparizione del gatto della coppia, Hiro, dileguatosi nel nulla a Spoleto all’inizio di settembre: l’accusa di rapimento alla vicina, gli insulti social, le scuse di lei («Prendo Xanax e Prozac»), la querela dell’altra, la denuncia per stalking.

Del gatto non c’è ancora traccia. La coppia, però, regge. Inossidabile.

Innamorarsi quando non si è più giovani: succede davvero?
«Può capitare, nella vita può succedere tutto e in amore non ci sono regole. L’uomo ha bisogno di sentirsi innamorato. È anche vero però che la cronaca racconta spesso di truffe e fregature, di donne ma anche uomini a caccia di dote».

Lei si è risposato a 68 anni. Com’è andata?
«In realtà io non mi sono mai accorto di essere diventato “grande”. Mi sento il sequel di me stesso: non trovo differenze da prima. Sì, magari qualcosa nel fisico: gli acciacchi, le rughe. Ma dentro sono uguale».

Una moglie più giovane di 25 anni: nessun pregiudizio da amici e parenti?
«I miei amici sono persone intelligenti. Il pregiudizio è degli ignoranti».

Nessun pregiudizio nemmeno per il precedente lavoro di sua moglie (ha lavorato come attrice hard, ndr)?
«Non ne voglio parlare».

Perché?
«Questo argomento lo saltiamo. Sono qui per parlare del film». 

È un film sul matrimonio: quale il segreto per farlo funzionare?
«Non esistono segreti. Ognuno si fa la sua storia, non ci sono le istruzioni. Siamo diversi, cambia da persona a persona».

Con “Don Matteo” come va?
Stiamo girando, saremo sul set fino a febbraio. Don Matteo è arrivato nella mia vita al momento giusto, quando avevo già dato molto al varietà, volevo fermarmi e rivedere le mie carte. Ma il mio vecchio amore ancora oggi resta la televisione: il varietà in cui si può osare. Sul set di Don Matteo mi devo auto-censurare. Anche se in questa stagione si riderà molto di più del solito». 

Il gatto, intanto, l’ha ritrovato?
«No, non l’ho trovato. Vogliamo chiudere questa conversazione in tristezza? Io su questa cosa non mi faccio intervistare da nessuno. Anche se me lo chiede Alberto Angela, non risponderò mai seriamente. Fa parte della mia maschera. Io voglio portare allegria».

Dal Don Matteo di Terence Hill al Don Michele di Frassica: analogie?
«A differenza del prete di Terence, che è inequivocabilmente un buono, i miei personaggi tendono ad essere sempre un po’furbetti, dei rubagalline, gente del popolo. Ultimamente i preti me li fanno interpretare spesso: ne L’estate più calda (su Prime Video da luglio, ndr) indossavo la stessa tonaca che uso in questo film. Pure Pif mi ha chiamato per fare il prete, ne La mafia uccide solo d’estate. 

Perché, ultimamente, la commedia al cinema non funziona?
«La voglia di ridere c’è. Il problema è che per accontentare più pubblico possibile, i film non sono quasi mai solo comici. Gli autori ci mettono dentro il messaggio, la nota rosa, la storia d’amore per forza, e poi la “linea teen” per portare in sala anche i ragazzini. Ma i ragazzini non fanno ridere. Le storie d’amore non fanno ridere. Le uniche parti noiose dei film di Totò sono le storie d’amore». 

Il politicamente corretto rovina la comicità?
«Incide più sulla satira, che sulla comicità. Specialmente quella dell’assurdo».

Ha un sogno professionale?
«Lo rimando sempre, ma vorrei tanto fare una sit com d’improvvisazione, scritta pochissimo, con attori e autori in grado di reggerla, anche sconosciuti. Improvvisare non è dire cose a caso: ci vuole mestiere». 

Con Fiorello lavorerebbe?
«Con Fiorello farei volentieri l’ospite. Lui è un comico di grande virtuosismo, molto bravo, sa fare tutto. Ma non ha scelto la linea surreale, che è la mia». 

A Sanremo ci andrebbe?
«Mi piacerebbe salire su quel palco non da comico ma come cantante. Ma Amadeus non prende i non cantanti. Molti di noi vorrebbero andarci». 

Il sogno di tutti è la regia. E lei?
«Potrei dirigere degli attori, ma organizzare luci e scena no. Non ce la farei fisicamente. Bisogna pure trovare il tempo: ora ho Don Matteo, poi due film, una cosa a teatro. Lavorerò anche per il compleanno, lunedì sarò da Fazio». 

Cosa vorrebbe che le persone dicessero di lei?
«La mia ambizione più grande non è essere considerato bravo, ma essere definito particolare. Vorrei che dicessero: “Frassica? È un tipo originale”».
 

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