Napolitano, oggi il funerale laico a Montecitorio: ci saranno anche Macron e Steinmeier. Poi nel cimitero di Gramsci

Saranno presenti anche Macron e Steinmeier

Napolitano, oggi il funerale
di Mario Ajello
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Lunedì 25 Settembre 2023, 21:30 - Ultimo aggiornamento: 26 Settembre, 07:19

È continuato anche ieri l’afflusso di politici, autorità, cittadini, protagonisti della vita economica e culturale nella camera ardente, al Senato, per Giorgio Napolitano. Ecco molti ministri - da Piantedosi a Fitto, da Giorgetti a Casellati e Pichetto Fratin, per non dire dell’omaggio di Tajani - e gli amici e colleghi come D’Alema e Occhetto, e l’ex Guardasigilli Marta Cartabia e figure di spicco dell’Italia d’oggi.

A cominciare dall’imprenditore ed editore Francesco Gaetano Caltagirone, che ha portato il suo saluto ai familiari dell’ex Capo dello Stato.

E ancora: Giovanni Malagò, Alessandro Giuli e tanti altri parlamentari ed ex parlamentari, amici di lunga data e docenti universitari, artisti (Peppuccio Tornatore) e ammiratori, oltre che romani e molti arrivati dal Mezzogiorno, di un personaggio storico che ha fatto della ricucitura dell’Italia contro ogni diseguaglianza territoriale la sua stella polare. Fin dagli anni dell’impegno giovanile a Napoli, nell’immediato dopoguerra (arrivò in Parlamento a 28 anni come deputato campano). 

Napolitano, perché al funerale laico alla Camera parlerà il cardinale Ravasi

Dal Senato, il feretro di Napolitano è stato spostato in queste ore alla Camera, nella Sala dei ministri, quasi a ridosso della buvette che domani resterà chiusa. Questa stanza è stata sgomberata per l’occasione dal tavolone centrale in cui si riunisce alla bisogna il governo, e stamane il funerale laico si svolgerà lì accanto: nell’emiciclo imbandierato (vessilli a mezz’asta) e in cui al centro ci saranno dodici poltroncine per le maggiori cariche dello Stato (il presidente Mattarella su tutti) e per i familiari. I ministri nei banchi del governo. E dallo scranno del presidente della Camera, Lorenzo Fontana, parleranno oltre a lui il collega La Russa, i cinque relatori scelti dalla famiglia (Giuliano Amato, Anna Finocchiaro, Paolo Gentiloni, Gianni Letta e il cardinal Ravasi), il figlio Giulio e la nipote dell’ex Presidente della Repubblica (figlia di Giovanni Napolitano). Sarà una cerimonia di alto profilo istituzionale e solenne, come merita il defunto, ma per niente retorica: riformismo, europeismo, difesa dell’interesse generale. L’idea di patria per Napolitano era cruciale, come si vide per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia che egli curò personalmente). 

Oltre un migliaio di persone - e totale overbooking - saranno in aula tra emiciclo e tribune. I 600 parlamentari in carica, gli ex parlamentari tutti a caccia dell’invito in queste ultime ore della vigilia, gli ospiti stranieri (su tutti: il presidente Macron e il Capo dello Stato tedesco, Steinmeier), i diplomatici (ci saranno tra gli altri il nuovo ambasciatore americano Jack Markell e il parigrado russo Alexey Paramonov a seguito del caloroso messaggio di Putin: «Non verrà mai dimenticato il personale contributo di Napolitano per avvicinare i popoli della Russia e dell’Italia»), i rappresentanti delle Regioni e svariati sindaci (Gualtieri su tutti), i dirigenti di Confindustria e dei sindacati e di associazioni d’ogni tipo. La cerimonia durerà 90 minuti. 

Dopodiché, anche se vige la massima riservatezza in proposito, Napolitano verrà seppellito nel cimitero acattolico di Roma, al Testaccio: lì dove riposano figure importanti anche straniere (i poeti Keats e Shelley) e non solo (Emilio Lussu, Carlo Emilio Gadda, Andrea Camilleri) e soprattutto ci sono le spoglie di Antonio Gramsci, di cui Napolitano è stato avido lettore e ammiratore (specialmente per gli scritti sulla questione meridionale) e la cui sepoltura è stata immortalata da Pier Paolo Pasolini nella celebre poesia Le ceneri di Gramsci: «Presso l’urna, sul terreno cereo, / diversamente rossi, due gerani». 

IL DISCORSO FAMOSO

E pensare che proprio nell’aula di Montecitorio, nel 2013, nel discorso per la rielezione al Colle, Napolitano pronunciò il suo discorso più duro e fischieranno le orecchie a molti presenti, nel ricordo di quanto egli disse alla classe politica accusandola di favorire l’anti-politica allora trionfante a causa delle sue «inconcludenza», «lentezze», «esitazioni sulle riforme», «omissioni», «guasti» e «irresponsabilità». Oggi magari sarebbe meno severo. 

A rappresentare il Parlamento europeo, ci sarà la vicepresidente e deputata dem Pina Picierno. Ed è molto lunga lista degli invitati da parte della famiglia. Gli amici storici (come Macaluso, Dudù La Capria, Francesco Rosi) non ci sono più ma ce ne sono tanti altri in questo elenco, tra i quali Tornatore, Lina Sastri, Luca Barbareschi, il sublime filologo Carlo Ossola (condividevano la passione per Dante, e un raffinato esemplare della Commedia l’ex Capo dello Stato lo custodiva gustosamente nella sua stanza a Palazzo Giustiniani) e via così: Prodi, Zanda, Rutelli, D’Alema, Veltroni, Petruccioli, l’editori Carlo Feltrinelli. Un lunga lista. E il senso della cerimonia di stamane sarà quello di raccontare un grande italiano, che credeva nella politica e nello Stato, nel luogo che lui considerava il più adatto a se stesso: «Per me, Roma è Montecitorio. È stato la mia prima e più grande casa e lo è rimasto per decenni».

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