BigMama a Sanremo 2024: «La chemio mi ha salvato la vita. A 16 anni sono stata violentata. L'Ariston la mia rivincita»

Parla la 23enne rapper avellinese che al Festival parteciperà con "La rabbia non ti basta": «Che noia chi fa ancora battute grassofobiche»

BigMama a Sanremo 2024: «La chemio mi ha salvato la vita. A 16 anni sono stata violentata. L'Ariston la mia rivincita»
di Mattia Marzi
4 Minuti di Lettura
Domenica 28 Gennaio 2024, 09:27 - Ultimo aggiornamento: 11:27

Parla per slogan: «Sono la tipa figa con il culo enorme», canta in Chupa Chups. «Ora decido come ca mi vesto, chi se ne fotte degli altri», ribadisce in Formato XXL. Quando nel 2022 BigMama si presentò sul palco del Concerto del Primo Maggio - sfoggiando un abito aderente dai toni color carne e un trucco Anni '80 a marcare i lineamenti rotondi del suo volto - per raccontare la sua storia, nessuno aveva ancora sentito parlare di lei: «Da piccola mi dicevano: "Cicciona", "Fai schifo", "Vatti a nascondere". Ero convinta di meritarmelo, fino a quando non ho iniziato a scrivere e a credere in me stessa. Adesso sono una figa», si presentò.

Due anni dopo la 23enne rapper avellinese diventata un'icona della body positivity - così si chiama il movimento nato per mettere in evidenza corpi «non convenzionali» - si prepara a debuttare in gara al Festival di Sanremo.

Dopo la fugace ospitata dello scorso anno al fianco di Elodie nella serata delle cover sulle note di American Woman, con tanto di bacio saffico, dal 6 al 10 febbraio Marianna Mammone - questo il suo vero nome - gareggerà tra i big con La rabbia non ti basta. Oversize, dichiaratamente bisessuale, provocatoria e libera, tra rap e dance farà parlare di sé: «Voglio essere all'altezza di quel palco. Sto prendendo lezioni di canto. E mi preparo psicologicamente al peso che dovrò sopportare per una settimana».

Di cosa parla?
«Dei giudizi sull'aspetto fisico. Con Sanremo so già che arriveranno insulti e offese a quintalate. Spesso mi accusano di proclamare che grasso è bello, ma io dico che grasso è normale. Il mio messaggio è: una persona come me può fare le stesse cose che fa la ragazza con un corpo magro».

Lizzo sfatò i tabu nel 2019. Il tema non è ormai stato sufficientemente sdoganato?
«No. Lo testimonia il fatto che quando salgo su un palco, le persone prima notano che sono grassa e poi che sono bionda. La body positivity non sarà più attuale quando accadrà il contrario. Se va a leggere i commenti sotto ai miei post sui social, capisce cosa voglio dire (in realtà ci sono più elogi che attacchi gratuiti, tra chi la definisce "la Pamela Anderson di cui avevamo bisogno", chi "superfiga" e chi la chiama "dea", ndr). Le persone sono ancora grassofobiche».

È per questo che se l'è presa con Tananai quando due settimane fa ha annunciato la sua ospitata a Sanremo, postando sui social una foto ritoccata in cui appariva con qualche chilo in più e scherzava sul fatto di doversi rimettere in forma?
«Era uno sfogo generale: che noia chi fa ancora battute grassofobiche. Non ce l'avevo con lui nello specifico».

Anche quella di Tananai l'ha interpretata come una battuta grassofobica?
«Ovviamente lo era».

Non c'è un eccesso di politically correct?
«No. Bisogna rispettare la libertà delle persone. Un conto è dire: "Mi sono ingrassato, devo dimagrire". Un altro è modificare una foto per sembrare più grasso: così emuli qualcosa per renderla ridicola. È come se mi rasassi facendo finta di aver avuto il cancro: per chi come me è stato male (nel 2020 le è stato diagnosticato un Linfoma di Hodgkin, un tumore maligno del sangue, ndr) sarebbe offensivo».

Oggi come sta?
«Analisi perfette. Senza la chemio sarei morta. Ho fatto dodici cicli. Mettevo la parrucca e cantavo senza che nessuno si accorgesse di nulla».

Cosa le ha insegnato la malattia?
«A mettere me stessa davanti agli altri: prima non lo facevo. Nella canzone canto l'importanza di credere nei propri obiettivi, senza sentire gli altri. Nel testo parlo a cuore aperto alla me bambina, che aveva paura a camminare per strada. Le persone come me non erano un esempio da seguire. Le uniche persone grasse che vedevo in tv facevano i pagliacci della situazione. E io le imitavo: facevo il pagliaccio. A scuola mi bullizzavano. Mi prendevano in giro pure i professori. Oggi quando mi incontrano per strada, quelle stesse persone mi chiedono scusa».

E lei come reagisce?
«Non odio le persone che mi hanno odiata: gli do una seconda possibilità».

Le ha chiesto scusa anche la persona che abusò di lei quando aveva 16 anni, come ha raccontato nelle interviste?
«No. Ancora non si è resa conto di ciò che mi ha fatto. Ma si è rifatta viva, senza vergogna».

Denunciò all'epoca?
«No. Prima il tema era un tabu. E io avevo paura anche della mia ombra: non lo raccontai neppure ai miei. Mi sono resa conto della gravità dello stupro solo due o tre anni dopo. Capii che essere chiusa in un bagno contro la mia volontà non è amore».

© RIPRODUZIONE RISERVATA