BigMama: «La chemioterapia mi ha salvato la vita. Ho scoperto la mia bisessualità da piccola. I fischi a Geolier? Una vergogna»

La rapper, reduce dell’Ariston con “La rabbia non ti basta”, presenta l’album “Sangue”: «Dopo l’eliminazione da Sanremo Giovani l’anno scorso sono andata in crisi, credevo di non valere abbastanza. Ma adesso in tanti mi difendono»

BigMama: «La chemioterapia mi ha salvato la vita. Ho scoperto la mia bisessualità da piccola. I fischi a Geolier? Una vergogna»
di Mattia Marzi
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Giovedì 7 Marzo 2024, 00:08

«Ho inziato a scrivere per rabbia, sfogando il mio dolore tramite la scrittura. Per me la musica è qualcosa di estremamente puro: non cerco la hit. Ecco perché non scrivo canzoni d’amore: mi sembrerebbe un modo per fare il successo e non mi viene. E poi ci sono troppe canzoni d’amore, in giro», dice BigMama. Dopo la partecipazione al Festival di Sanremo 2024 con La rabbia non ti basta la 23enne rapper avellinese icona della body positivity - così si chiama il movimento nato per mettere in evidenza corpi «non convenzionali» - pubblica domani il suo nuovo album Sangue: «A San Michele di Serino (il comune di 2.427 abitanti in cui è cresciuta, ndr) quando si soffre si dice in dialetto: “Ho buttato sangue”. Io ho sofferto nella vita ma ne sono uscita a testa alta». Dodici canzoni - Touchdown è in duetto con Myss Keta, mentre in Mama non mama canta con la napoletana La Niña - i cui testi si rifanno alla sua esperienza di vita: dal bullismo della stessa La rabbia non ti basta (che le ha permesso di arrivare anche sul podio delle Nazioni Unite, dove lo scorso mese ha raccontato la sua esperienza in occasione dell’Assemblea Generale dell’Onu a New York) alla violenza psicologica di Malocchio. Fino ad arrivare alla malattia di Veleno, nella quale canta: «Ti ricordi quando tu mi cullavi? / mo c’hai una figlia con sti tubi collegati».

Quando l’ha scritta?
«Mentre facevo la chemioterapia (nel 2020 le fu diagnosticato un Linfoma di Hodgkin, un tumore maligno del sangue, ndr).

Senza la chemio sarei morta. Registrai questa canzone in presa diretta con il pianoforte. Nel disco lo suona il grande Mark Harris, storico pianista di Fabrizio De André ed ex Napoli Centrale. La musica è stata sempre la mia medicina. Anche se l’anno scorso mi ha fatto male».

Perché?
«L’eliminazione da Sanremo Giovani mi ha messo in crisi. Ho iniziato un percorso psicologico per riprendermi. Mi ero convinta di non valere abbastanza. Una figura come la mia in Italia non c’era e dopo Sanremo ci sono un sacco di persone che mi difendono».

In “Touchdown” canta: «Se tu vai con lei / se tu vai con lui / se ti vanno in due è un touchdown». Mi spiega che vuol dire?
«Significa che se tu vai con lui va bene, se tu vai con lei va bene lo stesso, ma se ti piacciono tutti e due va pure meglio. Io sono apertamente bisessuale. Ho sempre avuto paura di nascondere la mia sessualità, essendo cresciuta in un piccolo paesino. Ma nel momento in cui l’ho scoperta mi sono sentita la più libera in assoluto».

Si ricorda la prima volta che l’ha scoperta?
«Mi sono avvicinata alla sfera sessuale quando ero molto piccola. Prendevo il pc di mio padre e andavo sui siti porno. Ricordo che le immagini che guardavo erano prevalentemente femminili. Solo che avevo paura dei giudizi. Quando poi mi sono aperta ad avere esperienze con persone del mio stesso sesso ho capito che quella era la mia vera felicità».

Billie Eilish dice che il porno le ha creato problemi nei rapporti. Anche lei la pensa così, oggi?
«Macché. Nel mio caso è stato un modo per imparare. A casa di sesso non si parlava mai».

Il rap italiano è ancora maschilista?
«Sì. Fino a pochi anni fa c’erano testi omofobi e transfobici anche di artisti che in realtà sono omosessuali. Non apertamente, ma lo sono».

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Cosa vuole dire?
«Quando parli di qualcosa, è perché in qualche modo ti fa male. Forse non sei capace di accettarti. Non voglio fare outing a nessuno, ma è così».

Da campana cosa pensa delle polemiche su Geolier a Sanremo?
«Fischiare un ragazzino è una cosa schifosa. Quello che è successo fa capire che basta niente per riaccendere l’accanimento verso il sud: non ce lo meritiamo più».

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