Omicidio di Desirée, imputati in quarantena: slitta la sentenza

Omicidio di Desirée, imputati in quarantena: slitta la sentenza
di Elena Ganelli
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Martedì 16 Marzo 2021, 05:01 - Ultimo aggiornamento: 09:17

 Bisognerà attendere il 14 aprile per la sentenza del processo a carico dei quattro nordafricani accusati dell'omicidio della 16enne di Cisterna Desirée Mariottini, trovata senza vita all'interno di uno stabile del quartiere San Lorenzo a Roma il 18 ottobre 2018. La terza Corte di Assise del Tribunale di Roma, ieri, ha dovuto prendere atto dell'impossibilità di tre imputati di essere presenti in aula: Alinno Chima, Mamadou Gara e Yussef Salia, Slitta si trovano infatti in isolamento precauzionale nel carcere di Rebibbia causa Covid per essere entrati in contatto con persone positive al virus. Così è stata fissata una nuova udienza che dovrebbe chiudere il processo di primo grado. Secondo la ricostruzione degli investigatori il giorno prima di morire Desirée era arrivata nell'edificio in via dei Lucani, abituale luogo di ritrovo di spacciatori e tossicodipendenti e lì alcuni di loro i quattro finiti poi sul banco degli imputati accusati a vario titolo di omicidio volontario, violenza sessuale aggravata e cessione di droga a minori - le avrebbero somministrato un mix di sostanze stupefacenti per poi stuprarla a turno e abbandonarla nel capannone ad una lunga agonia conclusasi con la morte.

Il tutto impedendo ad altre persone presenti di chiamare i soccorsi. le avrebbero salvato la vita. A carico dei quattro i pubblici ministeri Maria Monteleone e Stefano Pizza hanno chiesto una condanna all'ergastolo con l'isolamento diurno per un anno e interdizione perpetua dai pubblici uffici oltre all'interdizione legale. Una richiesta alla quale si non associate le parti civili: Maria Belli per la mamma di Desirée e la sorella minorenne; Maria Teresa Ciotti per i nonni materni, Oreste Palmieri per il padre Gianluca Zuncheddu e Claudia Sorrenti per la zia della vittima.
Elena Ganelli
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