Ciclismo, l'addio amaro di Giorgia Fraiegari: «Non ce la faccio più, pensavo fosse un ambiente pulito, invece è marcio»

Ciclismo, l'addio amaro di Giorgia Fraiegari: «Non ce la faccio più, pensavo fosse un ambiente pulito, invece è marcio»
di Andrea Gionti
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Venerdì 22 Ottobre 2021, 05:01 - Ultimo aggiornamento: 11:50

Dopo otto anni costellati di emozioni e imprese storiche come il titolo mondiale ottenuto il 13 maggio 2018 a Berlino nella Rad Race Fixed 42 (la bici a scatto fisso senza freni) la ciclista Giorgia Fraiegari ha annunciato sui canali social il suo addio al professionismo, lanciando anche qualche stilettata al mondo delle due ruote. Un lungo e meditato messaggio dopo un'attenta riflessione che testimonia tutta la sua amarezza.

“Mai avrei pensato di scrivere un post del genere ma per una volta voglio raccontarvi quello che provo - spiega la 26enne che vive a Latina - Ho sempre pensato che lo sport dovesse essere pulito, ricco di valori, che dovesse trasmettere quanto più c'è di positivo, invece in questi anni in cui ho praticato ciclismo ho scoperto che fondamentalmente è un mondo marcio, per niente meritocratico, pieno di opportunisti e di omertosi. Due giri d'Italia, l'E-bike, la kermesse di bici elettriche con le toscane della Kilocal-Selle che annoveravano il capitano lituano Edita Puinskait (due volte vincitrice del Giro, un Tour e un Mondiale) e Fabiana Luperini (cinque Giri d'Italia e tre Tour de France), tanti podi su strada e su pista. Una vita di sacrifici, una passione che l'ha coinvolta al 100%, anche grazie all'amore e alla vicinanza della sua famiglia: mamma Patrizia e papà Massimiliano, poliziotto in servizio alla Questura di Latina, che le ha trasmesso la passione. Da piccola ho provato anche ginnastica ritmica, nuoto, karate, pattinaggio in linea, poi a 14 anni ho iniziato con ciclocross e mountain bike e da lì è cambiato tutto”.


Il post sull'addio abbraccia anche altro. “Ad oggi ho dovuto prendere una scelta sofferta, ma consapevole, forse dettata dal fatto che ero ormai satura.

Non sono stata una fuoriclasse, però sono sempre stata una ragazza perbene che ha lavorato con il massimo impegno e che si è messa più volte disposizione. Chi mi conosce sa che sono una persona piena di vita a cui piace ridere e scherzare, ma solo chi mi ha vissuta da vicino in questi anni sa quante angherie e vessazioni ho sopportato per poter rincorrere un sogno, a questo punto non ho voglia di scendere a compromessi, di dovermi rifugiare nel silenzio della sottomissione, che a quanto pare diventa un obbligo se vuoi correre in bici. La mia carriera finisce qui, e posso assicurarvi che mi sto togliendo un macigno che mi schiacciava da tempo, mi sento sollevata per via del fatto che non dovrò più condividere nulla con persone che trattano gli atleti come fossero oggetti da utilizzare finchè a loro fa comodo, fregandosene del loro stato mentale e fisico. Questa totale assenza di umanità non mi mancherà, ma ci tengo a ringraziare chi ha creduto in me, ora inizia un nuovo capitolo”.


Il futuro è adesso? «L'anno prossimo farò l'allenatrice di una squadra femminile (seguirà le allieve ma con un occhio attento ai più piccolini, ndr) della Marco Pantani Official Team di Sezze, il club dedicato al Pirata che si occupa delle giovanili. Mi sto anche qualificando come direttore sportivo e spero nel 2022 di laurearmi in Scienze Motorie e specializzarmi sulla nutrizione per poter essere un domani una figura di riferimento per atleti e non solo».

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