Ebola, caso sospetto in Olanda. Anche l'Europa trema

Ebola, caso sospetto in Olanda. Anche l'Europa trema
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Lunedì 6 Ottobre 2014, 06:16
L'EPIDEMIA
NEW YORK Il numero dei contagi ufficiali tocca oramai quota 7.500. Gli occhi di tutti sono fissi sui pochi casi esplosi in Occidente, ma intanto l'ebola continua a mietere vittime a centinaia e distruggere famiglie e società nell'Africa occidentale. E se negli Usa il paziente ricoverato in Texas peggiora e rischia la vita, l'inviato della Caritas in Liberia ha descritto all'Onu l'immensa tragedia di paesi africani che si sgretolano, in cui migliaia di bambini sono orfani e lo Stato non regge più lo tsunami della malattia. La cronaca quotidiana dell'ebola si svolge dunque su due piani diversi. Quello che viviamo noi in Occidente, con le paure del contagio, e quello che attanaglia le popolazioni dell'Africa occidentale, dove il contagio sta causando una progressiva devastazione.
ALLARME IN USA

Negli Usa il presidente Obama medita di aprire postazioni mediche di controllo agli aeroporti, per sottoporre a controlli i casi sospetti prima che entrino nel Paese. Il direttore dei Cdc, i Centri federali per il controllo delle malattie infettive, Tom Frieden, incontrerà Obama oggi per discutere della situazione nazionale. Ma ieri sera ha asserito che l'espansione del virus già entrato negli Usa, in Texas, sarà fermata. Ha ammesso che Thomas Eric Duncan, il paziente arrivato dalla Liberia e ammalatosi a Dallas, «sta lottando per la vita». E tuttavia ha confermato che delle 48 persone entrate in contatto con lui «nessuna presenta sintomi di contagio». Oggi è previsto l'arrivo del quinto americano ammalatosi di ebola in Liberia, il cameraman della Nbc, Ashoka Mukpo, trasferito in Nebraska a bordo di un apposito aereo. Né per lui, né per il texano Duncan esiste però alcuna dose dello Zmapp, il farmaco che aveva contribuito salvare gli altri americani colpiti dal virus: «È esaurito» ha spiegato Frieden.
Impressiona comunque il fatto che un altro paziente, uno dei medici missionari che si erano ammalati anch'essi in Liberia, Richard Sacra, sia rientrato in ospedale ieri. L'uomo era stato trasferito negli Usa e curato nel Nebraska. Ma da due giorni manifestava tosse e congiuntivite, e si è recato in ospedale dove è di nuovo in isolamento. È teoria dei dottori che l'uomo non abbia più l'ebola ma che il virus lo abbia esposto a infezioni respiratorie.
I CASI SOSPETTI

Altrove nel mondo si seguono pochi casi sospetti, come quello registrato ieri a Dordrecht, in Olanda, dove un uomo che era stato di recente in Sierra Leone è stato messo in isolamento. Dà speranza invece la guarigione dell'infermiera francese contaminata mentre prestava la sua opera in Liberia, con Medecins sans frontieres.
In Arabia Saudita il timore del contagio ha spinto le autorità a mobilitare 22mila medici per tenere sotto controllo i fedeli che arriveranno alla Mecca per l'annuale pellegrinaggio. Il Paese ha imposto il congelamento dei visti per viaggiatori provenienti dall'epicentro dell'infezione, cioé Sierra Leone, Libera e Guinea. Quel che succede lì lo ha fotografato monsignor Robert Vitillo, dopo un viaggio per conto della Caritas e dell'Onu: «La popolazione è disperata» ha detto. E tuttavia il dottor Frieden, dei Cdc, apre uno spiraglio di speranza: «Gli aiuti internazionali cominciano a dare i primi frutti».
Anna Guaita
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