Un filtro anti-folla argine per i turisti

Un filtro anti-folla argine per i turisti
di Laura Larcan
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Venerdì 30 Giugno 2017, 00:38 - Ultimo aggiornamento: 20:31
Città sull’orlo di una crisi di nervi da “turismofobia”. Accade a Barcellona, proprio la terra di Mirò, Picasso e Gaudì, la città che ha inventato la movida con le sue notti borderline sulla Rambla, la città che seduce col suo Barrio gotico (e la misteriosa Cattedrale del Mare) immortalata nei bestseller di Ildefonso Falcones. Non ne può più di turisti. La rivolta dei residenti contro l’assalto selvaggio e incondizionato di turisti è diventato un caso mediatico.
«Tourist Go Home!», «Tourists Bastards!»: le scritte sui muri si rincorrono sui muri dei quartieri più sensibili all’invasione dei barbari, da Barceloneta a Gracia fino a Ciudad Vella. Non conta se portano soldi, se alimentano un’economia locale. Per un barcellonese su due la «città è al limite», i 44 milioni di persone sbarcate all’aeroporto di El Prat nel 2016 sono troppi, il 58% degli abitanti di Barcellona pensa che ci sia troppa gente a casa loro. 

CAMPANELLO D’ALLARME
E gli episodi di insofferenza si rincorrono. Una ribellione «turismofoba» che cresce dal basso sulla scia anche di nuove spinte indipendentiste. Barcellona sembra dunque accendere un campanello d’allarme per le altre città d’arte prese d’assalto da milioni di turisti sempre più indisciplinati. In Italia si corrono simili rischi? Le probabilità sono altissime. E si tenta di correre ai ripari prima che il malcontento popolare raggiunga manifestazioni esasperate. Certo, Barcellona, dotata di un solido retroterra produttivo e industriale, può permettersi di dichiarare guerra alle orde di visitatori. Diverso è il discorso per Roma e le altre città d’arte italiane che costruiscono sulle spese dei vacanzieri stranieri un importante quota del loro Pil. Qui la parola d’ordine non può essere «basta turismo», ma «turismo organizzato meglio», turismo sostenibile. 

In prima linea ci sono comuqnue proprio le cinque città italiane considerate mete “calde” di flussi turistici: Roma, Firenze, Milano, Napoli, Venezia. Per loro, come già annunciato qualche settimana fa, il Ministero dei Beni culturali e del turismo ha promosso un protocollo d’intesa per gestire l’emergenza del sovraffollamento turistico sulla scia della proposta lanciata dall’assessore al turismo di Firenze, Paola Concia. Il ministro Dario Franceschini ha già ribadito che «non pensa di fare pagare un ticket d’ingresso ai turisti, né di respingere il turismo». Quello che serve è un piano “amministrativo” che metta in campo soluzioni alternative per tutelare i centri d’arte unici al mondo.
 
IL VERTICE TECNICO
Dagli annunci ai fatti? Il ministero dice di essere pronto. Dal Collegio Romano fanno sapere che entro il mese di luglio sarà convocato al ministero il primo tavolo tecnico sull’emergenza sovraffollamento delle cinque città d’arte. Invitati ad una cooperazione, definita già di per sè “straordinaria”, i rispettivi sindaci e i relativi assessori al turismo, che si confronteranno con il ministro Franceschini e i vertici del Mibact. In pole position non può che esserci la sindaca Virginia Raggi che con l’alta stagione turistica sta tentando di arginare i turisti incivili con un’ordinanza anti-bagno e anti-bivacco nelle fontane anche se con modesti risultati, come raccontava qualche giorno fa il New York Times.

Su cosa punterà il nuovo piano per governare la crescita del turismo (già ora al limite della sostenibilità)?
Vediamo nel dettaglio. Innanzitutto, punto chiave è la «decentralizzazione dei flussi turistici per decongestionare monumenti, piazze, luoghi». Come? Intanto il ministero, sul fronte nazionale, sta mettendo a punto campagne di promozione di un turismo alternativo anche per arginare il fenomeno del turismo mordi e fuggi. Allo studio nuovi itinerari di luoghi, nuovi proposte di viaggio, nuove formule di promozione in sinergia, ovviamente, con l’asse delle cinque città “regine”.

Stesso principio sul fronte cittadino, nello spirito di un lavoro di squadra: quello che i sindaci dovranno studiare nel dettaglio (sulla base anche di agevolazioni di finanziamenti statali) sono percorsi alternativi ai monumenti superstar: «L’obiettivo è quello di creare zone con forze attrattive che decongestionino i luoghi più battuti dai turisti». 
Non solo. In ballo c’è anche l’idea di individuare nuove tecnologie all’avanguardia per regolamentare i flussi turistici (in collaborazione con il Ministero dello Sviluppo economico). E si punterà anche a cercare una collaborazione proficua con le guide turistiche professioniste. 
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