Pippo Baudo, in Rai tutto cambia perché tutto rimanga uguale?
«Io voglio pensare positivo: vediamo chi sarò nominato, poi si potrà fare una valutazione».
L’impressione, però, è che i partiti continueranno a farla da padrone in azienda.
Lei chi vedrebbe bene alla guida di viale Mazzini?
«Non voglio partecipare al toto nomine.
Quindi, meglio se presidente e direttore generale arrivano dall’interno dell’azienda?
«Non necessariamente, possono venire da altre esperienze. L’importante è che conoscano la televisione. La Rai è diversa dalle altre aziende, non è come le Ferrovie o l’Eni. Non basta catapultare qualcuno che sappia come risolverne i problemi economici, non ci si può improvvisare presidenti della televisione pubblica, o direttori generali».
E secondo lei, dunque, se c’è competenza non c’è dipendenza dalla politica.
«Chi arriva deve riuscire a cancellare le stimmate di chi ti ha nominato. Ma per farlo bisogna conoscere la macchina, le sue necessità. E capire che il bene dell’azienda è più importante del resto».
Le pressioni dei partiti rimangono comunque.
«I politici chiamano, ma se si sentono rispondere di no dopo un po’ si stufano e non chiamano più».
E’ mai successo in passato?
«Sì è successo. Penso a Cattaneo, per esempio. Era sponsorizzato dal centrodestra, come Letizia Moratti. Ma entrambi hanno capito in fretta come funziona l’azienda, se ne sono innamorati, e hanno anteposto le necessità della Rai a quelle della politica».
A lei piacerebbe guidare viale Mazzini?
«Ma no, ormai ho la mia età e poi non mi vedo dietro una scrivania. Con la Moratti per due anni feci il direttore artistico e ottenemmo grandi successi. Poi mi proposero di diventare direttore di Raiuno, ma rifiutai, non sono cose che fanno per me. Anche perché da direttore di Raiuno avrei dovuto auto-scritturarmi, e non era proprio il caso».
Lei preferisce stare davanti alle telecamere, non dietro.
«Eh sì, è una droga. E’ una passione che mi divora. Ogni tanto mi guardo allo specchio e mi dico: dove vuoi andare ancora? Ma non riesco a farne a meno».